Terzo mandato, ancora sette giorni - Le Cronache Attualità
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Terzo mandato, ancora sette giorni

Terzo mandato, ancora sette giorni

In apparenza, una richiesta poco più che burocratica: spostare di una settimana il termine per gli emendamenti al ddl per l’adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato. In realtà una mossa politica, anche perché ad avanzarla è stata la Lega e perché quello è il provvedimento individuato come possibile veicolo parlamentare per approvare in extremis, ossia prima della tornata d’autunno, quel Terzo mandato per i governatori che rimetterebbe in pista Luca Zaia per il Veneto (oltre che Vincenzo De Luca in Campania). E’ una partita che va avanti a piccoli passi e dopo l’apertura di due settimane fa di Fratelli d’Italia, ufficializzata da Giovanni Donzelli, ancora non sembra chiaro lo sbocco di questa corsa contro il tempo, così come restano le reciproche diffidenze tra le forze di maggioranza. Anche per questo, non potrà che essere un vertice tra i leader a mettere la parola definitiva. Si terrà al rientro di Giorgia Meloni dal G7 del Canada: potrebbe essere già giovedì, ma non è escluso che si arrivi all’inizio della settimana prossima. Per ora, i partiti piazzano le rispettive mosse su due terreni. Da una parte c’è quello delle dichiarazioni ufficiali: la Lega continua a proclamarsi a favore, Fdi dice di aspettare una proposta e Forza Italia ribadisce il suo no. Lo ha fatto ancora ieri con il segretario Antonio Tajani. “La Lega può presentare l’emendamento che vuole, noi non lo votiamo”, ha detto perentoriamente. La convinzione negli altri soci di maggioranza, tuttavia, è che sia un modo per alzare la posta in cambio di altre eventuali compensazioni: la candidatura a sindaco di Verona per Flavio Tosi o la promessa di avere un proprio nome per Milano. D’altra parte, si osserva, anche nel partito azzurro c’è un’ala più trattativista, una frangia convinta che premiare chi ha fatto bene sul territorio non sia una cattiva idea. L’altro campo di gioco è, appunto, quello parlamentare. Era stato inizialmente fissato per oggi il termine per la presentazione degli emendamenti al provvedimento sui consiglieri e assessori regionali su cui c’è anche l’accordo delle opposizioni, tanto da essere in sede redigente, quindi con tempi di approvazione più rapidi. La Lega ha però chiesto sette giorni in più, senza esplicitare tuttavia che sarebbero necessari proprio a elaborare quell’emendamento attraverso cui veicolare il Terzo mandato. Tanto è bastato, tuttavia, a scatenare l’ira delle opposizioni. “È veramente inaccettabile che per questi giochetti della maggioranza si faccia l’ennesima forzatura parlamentare, presentando emendamenti che nulla hanno a che fare con il merito del provvedimento che si sta discutendo”, afferma il capogruppo dem, Francesco Boccia. “Se vanno avanti su questa proposta presenteremo migliaia di proposte di modifica”, fanno sapere fonti dem. Per il presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, il meloniano Alberto Balboni, il tema non è comunque quello della omogeneità della materia. Un eventuale emendamento, dice, sarebbe “compatibile”. Semmai, aggiunge, il tema è un altro: “Si può anche ragionare di Terzo mandato, ci sono dei pro e dei contro, ma allora bisogna mettere mano anche a dei contrappesi come maggiori poteri alle assemblee”. Entro una settimana, dunque, i partiti di maggioranza dovrebbero ufficialmente scoprire le loro carte. Anche perché le altre ipotetiche vie per raggiungere lo stesso risultato sembrano ancora meno praticabili: poco tempo per un ddl ad hoc, nessun carattere di necessità e urgenza per un decreto, mentre per uno slittamento della tornata elettorale alla prossima primavera servirebbe l’accordo di tutti i presidenti di Regione e quello della Toscana si è già detto indisponibile. “Se si va oltre la prossima settimana è complicatissimo”, spiega una fonte di governo. La strada individuata dal leghista Roberto Calderoli sarebbe quella di un emendamento al ddl sui consiglieri regionali, da far presentare al capogruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo. E non è un fatto marginale che il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, di Fratelli d’Italia, affermi che un eventuale emendamento “probabilmente sarebbe ammissibile”, perché’ “attiene alla materia”. Nel caso in cui si superassero le perplessità di Forza Italia e Noi moderati, l’inserimento dell’emendamento farebbe saltare la sede redigente così come l’accordo con le opposizioni. Intanto, Forza Italia apre ad Azione dopo le dichiarazioni di Calenda: “Fico no. La prima proposta che ha fatto Fico è stato quello di chiudere il termovalorizzatore di Acerra, un gioiello che ci ha consentito di togliere le eco-balle. Le regionali sono un voto per noi complicato, perché è tutto coalizzato e organizzato, non c’è un voto di opinione”, ha detto Carlo Calenda a Sky Start. “Se non ci sono le condizioni, passiamo la mano: né con l’uno né con l’altro”. “Calenda pone un tema, al di là degli schieramenti. E lo dimostra la sua affermazione secondo cui, se il candidato non sarà un riformista, non parteciperà alle elezioni. Sono riflessioni che aprono finalmente un modo diverso di ragionare sulle prossime regionali. Calenda non ha parlato di bandierine o di rivendicazioni su chi debba esprimere il candidato ma ha sottolineato il rischio di avere presidenti di Regione che facciano tornare indietro la Campania. È per questo che è tempo di aprire un luogo di confronto tra noi forze riformiste e liberali, vera maggioranza in Campania ma trattata da minoranza”, ha detto Fulvio Martusciello, eurodeputato e segretario regionale di Forza Italia in Campania.