di Andrea Pellegrino
C’è anche il visto del procuratore della Repubblica di Salerno Corrado Lembo al ricorso in Appello presentato ieri mattina per chiedere la condanna di Vincenzo De Luca per peculato nell’ambito della vicenda sul Termovalorizzatore. A predisporlo e presentarlo il pubblico ministero Roberto Penna che in primo grado si era visto derubricare il reato da peculato ad abuso d’ufficio – per la nomina di project manager (Alberto Di Lorenzo) per la realizzazione del termovalorizzatore – nei confronti dell’allora sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, oggi governatore della Campania. Una condanna in primo grado che gli è costata già la sospensione da sindaco di Salerno (poi reintegrato nelle funzioni dal Tribunale amministrativo) e che oggi potrebbe costargli la poltrona di presidente della Regione Campania (almeno per 18 mesi) per effetto della legge Severino. Proprio la condanna emessa dal Tribunale di Salerno aveva messo in crisi anche l’intero Partito democratico alla vigilia delle primarie per la scelta del candidato governatore della Campania. Primarie vinte da Vincenzo De Luca, così come poi le recenti elezioni regionali. In primo grado Vincenzo De Luca è stato condannato ad un anno di reclusione ed un anno di interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa). Insieme a lui condannati ad un anno di reclusione anche Alberto Di Lorenzo, ex capo staff dello stesso De Luca ed il dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune, Domenico Barletta, oggi destinato ad altro ruolo a Palazzo di Città per effetto della normativa anticorruzione.
L’appello
In circa venti pagine scritte, la Procura oggi contesta un paio di passaggi delle motivazioni del Tribunale depositate il 21 aprile scorso. E in particolare la circostanza secondo la quale il peculato non si configurerebbe perché il project manager Alberto Di Lorenzo avrebbe comunque svolto un lavoro. Tesi contestata nel ricorso della Procura, per cui il peculato si configurerebbe per la mancata prestazione svolta da Di Lorenzo. Infatti, secondo la ricostruzione dei fatti, gli atti che riguardano il project manager vanno dal 18 febbraio al 19 giugno 2009. In questa fase Di Lorenzo si sarebbe dovuto occupare della progettazione preliminare dell’impianto di Cupa Siglia. Ma a quanto pare – secondo la tesi della Procura – Di Lorenzo avrebbe partecipato solo ad un paio di riunioni. Da qui l’ipotesi di peculato che la Procura avrebbe rilanciato nei confronti dell’allora sindaco Vincenzo De Luca. Dalla difesa, naturalmente, la richiesta di assoluzione perché il “fatto non sussiste”. E secondo la tempistica la Corte d’Appello dovrebbe muoversi in tempi stretti: entro settembre 2016 il procedimento penale sarà prescritto. Cosa diversa se reggerà l’accusa di peculato: in questo caso la prescrizione del reato slitterà al settembre 2021. «Condannato per un reato linguistico, perché è stato utilizzato il temine project manager rispetto a coordinatore», la difesa da sempre sostenuta da Vincenzo De Luca sia durante la campagna delle primarie che in quella per le regionali. Una tesi che sarebbe stata già smentita durante le motivazioni alla sentenza che il tribunale di Salerno ha deposito pochi giorni prima l’apertura delle urne per le primarie interne al Pd. Ora dalla Procura della Repubblica di Salerno arriva una nuova tegola sulla testa del neo governatore della Campani