Ragionevolmente le Sorgenti di acqua sulfurea a Salerno nell’area delle scomparse Terme Campione sono conosciute fin dai tempi degli Etruschi fondatori della città, che sorgeva a poca distanza nell’attuale rione Fratte. Si ritiene che la Salerno etrusca si chiamasse Irna, ma c’è chi è convinto che il suo nome fosse Marcina, in base all’interpretazione di quanto scrive il geografo Strabone (64 a.C. circa – 19 d.C.). E pensando a Marcina, mi viene spontaneo il collegamento con l’odore di uova Marce sprigionato dall’acqua sulfurea delle Terme Campione; a tal proposito ricordo che a Milano esistono le tre fontane dell’Acqua Marcia, così denominate perché da esse zampillava proprio acqua solforosa, conosciuta dai Milanesi fin dal V secolo e ritenuta “acqua della giovinezza” in quanto vero toccasana per la salute. E’ lecito poi pensare che a Salerno l’esistenza di acque termali curative non sfuggì nell’Altomedioevo ai monaci dei vicini Conventi di Sant’Apollinare e di San Vito de Andrelle, dei quali oggi si sono perse le tracce, anche se la memoria del secondo sopravvive nel nome della strada denominata Calata San Vito; il perduto Convento di San Vito potrebbe però corrispondere a un vecchio edificio a pianta quadrata con cortile centrale (presente già nella Mappa denominata “Carta dei Dintorni di Salerno” datata 1887), ergentesi su un ampio terrapieno che a est affaccia su viale Antonio Gramsci e a sud verso la Chiesa della Medaglia Miracolosa; spero che le Soprintendenze salernitane possano fare un sopralluogo per appurare origini e antica funzione di questo edificio, ed eventualmente tutelarlo, considerando che ci troviamo in una zona di Salerno dove da anni edifici storici vengono abbattuti indiscriminatamente. Tornando alle nostre Terme, una riscoperta delle Sorgenti si ebbe però alla fine del ‘700, probabilmente perché solo in questo momento la Scienza fu in grado di appurare dell’acqua le proprietà fisico-chimiche benefiche per la salute umana. A tal proposito risulta una pubblicazione stampata nel 1822, intitolata “Saggio fisico-chimico sull’acqua minerale scoperta verso l’ovest di Salerno con importanti applicazioni per la cura di varii morbi”, scritta da Anselmo Macrì dottore in Medicina e socio della Società Economica di Principato Citra( oggi diremmo Camera di Commercio della Provincia di Salerno); nel raccontare infatti della scoperta della Sorgente di Acqua Minerale nel giardino della casa di Domenico Vallo costruita sopra il fiumicello Sale (o Fusandola) fuori la Porta dell’Annunziata(o Catena)(ma che fine ha fatto questa Sorgente? Aveva forse a che fare con la Sorgente che negli scorsi anni ’90 venne chiusa per la realizzazione del grande parcheggio nell’area di Santa Teresa?), Macrì premette che a Salerno nella contrada Calcedonia si vedono molte Sorgenti di Acqua Minerale (ossia proprio le Sorgenti delle future Terme Campione), e che l’Acqua di una di esse fu analizzata da Remigio Ferretti già nel 1790. Inoltre fino a circa un anno fa risultava in vendita su Ebay una pubblicazione stampata nel 1827, intitolata “Cenno fisico-chimico sull’Acqua Minerale fredda scoperta al nord-est di Salerno con utili riflessioni applicate per guarire pertinaci malattie”, scritta sempre da A.Macrì (rara edizione originale, 3 soli esemplari noti nel sistema bibliotecario nazionale); la segnalai per un eventuale acquisto alla Biblioteca Provinciale di Salerno e alla Biblioteca dell’Università di Salerno; la seconda mi rispose: «E’ interessante la sua segnalazione, in effetti il libro è piuttosto raro e non facilmente reperibile neanche sui siti commerciali specializzati»; tale pubblicazione si riferisce alla scoperta nel 1825 di una nuova sorgente d’acqua sulfurea nell’area ove sorgeranno le Terme Campione, precisamente nel frutteto della Villa di Francesco Guida, e leggendola si rimane sconcertati dalla grande quantità di malattie e disturbi che tale acqua serviva a curare! Come mi segnala Ugo Volpe, un’utile fonte di informazioni per notizie storiche sull’area delle Terme Campione risulta il libro “Borgata Gelso” di V.Apicella. Agli inizi dell’800 l’area, di cui era proprietario Francesco Guida, è nota col nome di “Spitilli e Caldarea”, toponimo che forse si riferiva proprio alla presenza delle molte Sorgenti di acqua sulfurea. Nel 1883 la proprietà dell’area passa a Beniamino Caruso che, con i propri figli Filippo e Matteo, sfrutterà le Sorgenti realizzando l’Imbottigliamento dell’acqua, ed edificando un primo Stabilimento per Bagni Minerali sull’attuale Via Gelso. A cavallo del 1900 il Caruso fece costruire, in prossimità del fiume Irno e in stile liberty, un secondo e più grande Stabilimento, che si componeva di: una Palazzina con funzioni di sala di riposo e ufficio; 7 cabine in muratura con vasche. Nel 1901 e nel 1906, a dimostrazione della sua grande qualità, all’Acqua Caruso di Salerno viene attribuita la medaglia d’oro alla “Esposizione Universale delle Acque” di Parigi. Ma “Spitilli e Caldarea”, incluse le Terme, diventerà proprietà svizzera a partire dal 1912, allorchè venne acquisita da Maddalena Preisig, nata nella vicina Fratte, dove da molti decenni, per via delle industrie, esisteva una folta colonia di Svizzeri. Nel 1918 il dott. Alfredo Campione, marito della Preisig, intraprese una ristrutturazione generale dello stabilimento che comportò anche il raddoppio del numero delle Cabine. Al massimo del loro splendore le Terme Caruso, poi Preisig, infine Campione, annoveravano così: la palazzina liberty con facciate di colore rosso pompeiano, con piccolo colonnato a proteggere l’entrata, con pavimento composto da grosse mattonelle esagonali in “cotto di Rufoli”, con pareti interne arricchite da quadri che riproducevano le Terme stesse, il fiume Irno e scene di caccia; le 14 cabine con pavimento in “riggiole salernitane”(prodotte in una delle Fornaci esistenti in questa zona di Salerno), con vasca in “marmo di Carrara”(ma vi era pure una cabina matrimoniale, cioè con 2 vasche); il giardino, antistante palazzina e cabine, con piante esotiche quali banani (come si vede nelle vecchie foto erano già presenti a Fratte nei giardini delle Ville degli Svizzeri, e ancora oggi qualche esemplare di banano sopravvive nelle aree verdi intorno alle Ville), bambù, calle d’Etiopia, bouganville e campanelle giapponesi, con pergolato fatto di uva pane e uva moscato, con arredi quali tavoli e sedie tutti di foggia liberty; la sorgente coperta da cui si attingeva acqua sulfurea da bere; la grande ruota a pale (uno spettacolo per i frequentatori delle Terme non solo bambini ma anche adulti) di circa 3 metri di diametro, mossa sfruttando probabilmente l’Acquedotto Currente (o Calcedonia) proveniente da Fratte e lo scopo della quale era azionare una pompa meccanica atta a comandare la distribuzione delle acque nelle Terme. A partire dagli anni ’20 del ‘900 fino alla metà degli anni ’50, le Terme divennero un luogo d’incontro delle persone più in vista di Salerno e provincia, e una meta di passeggiata collettiva per bere l’acqua sulfurea. Dagli anni ’30 fu una delle mete preferite per la passeggiata dei “prevetarielli”(“piccoli preti” lingua italiana) ossia i seminaristi che studiavano presso il non distante Seminario Regionale Pio XI entrato in funzione, come ricorda lo storico Vincenzo De Simone, nel 1932. Dopo la metà degli anni ’50, la concorrenza di altre Terme, come quelle di Contursi e Castellammare, che offrivano più comfort e servizi, determinarono il lento declino di quelle salernitane. Per rilanciare le Terme, nel 1960 l’ingegner Alfredo Campione, nipote della Preisig, presentò al Comune di Salerno un ambizioso progetto, che prevedeva la costruzione nell’area “Spitilli e Caldarea” di un nuovo Stabilimento termale(destinato a vari tipi di terapie come fanghi, idromassaggi, idroterapie), di un albergo, di campi da gioco, di residenze, il tutto a formare un parco; purtroppo le nuove Terme Campione non furono mai realizzate, ma nella planimetria di progetto dell’ingegnere, è interessante notare che già all’epoca erano previste la costruzione del ponte sull’Irno in corrispondenza dell’attuale Piazza Montpellier e la costruzione della Lungo Irno (chissà perchè oggi chiamata al femminile e non al maschile come il Lungo Tevere a Roma, il Lungo Arno a Firenze, il Lungo Po a Torino!), Lungo Irno che, a differenza di quella che vediamo attualmente e che è stata realizzata pochi anni fa, sarebbe dovuta sorgere tra il fiume Irno e la preziosa area delle Terme Campione che sarebbe risultata quindi giustamente preservata. Il 1975 è il triste anno della chiusura delle Terme, che vengono abbandonate al degrado fino al 1999, quando, dimostrando obiettivamente una discreta carenza di cultura del territorio, l’amministrazione comunale non solo ha demolito la palazzina liberty, ma ha dato inizio allo stravolgimento dell’intera area termale; ricordiamo pure il rinvenimento, durante i lavori di ristrutturazione urbanistica, di reperti archeologici tra cui tombe medievali. Dopo la realizzazione sul sito termale, del Parco Pinocchio (lo si poteva chiamare più giustamente Parco delle Terme in ricordo della scomparsa area verde delle Terme!) e della Lungo Irno(che in quel tratto è stata battezzata viale Antonio Gramsci), allo sconvolgimento dei luoghi in questione erano sopravvissuti 2 terreni separati dalla via Egidio Da Corbeil (traversa di viale Antonio Gramsci) e manifestanti visivamente ancora la presenza delle acque termali; in virtù di tale presenza, uno studio sulle risorse idrotermali della zona, evidenziava la possibilità di effettuare captazioni a 150 metri di profondità di acque bicarbonato-alcalino-solforose, acque particolarmente adatte all’aerosol terapia per l’apparato respiratorio, ma anche utilizzabili nel campo della reumatologia; da qui a un ulteriore progetto firmato dall’ingegner Alfredo Campione, e presentato nel 2003 al Comune di Salerno, il passo è stato breve; da edificare sui 2 appezzamenti di terra su cui un tempo insisteva una parte del vecchio complesso termale, quello nuovo, alto al massimo 3 piani e dotato di porticato, avrebbe ospitato pure: albergo, parcheggio, centro fisioterapico e laboratorio fitoterapico da realizzare in collaborazione con la Facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno. Finalmente una svolta positiva per le Terme Campione? Nulla da fare. Progetto rigettato dall’amministrazione comunale per eccesso di volumetrìa. Nel 2005 in uno dei due terreni, quello tra la Chiesa della Medaglia Miracolosa e via Egidio Da Corbeil, ancora sgorgava liberamente l’acqua delle Terme, e inoltre, come mi informò D. Magliano, su entrambi nel 2013 erano presenti complessivamente almeno 4 botole che chiudevano i pozzi di acqua sulfurea. Si sperava che il Comune di Salerno avesse l’intenzione di recuperare le storiche attività termali o quanto meno tutelare le antiche sorgenti, magari erigendo una grande fontana alimentata dall’acqua sulfurea, ma nulla di tutto questo si avvererà. E’ prevista infatti la realizzazione di 4 palazzine residenziali (i cui lavori sono già in corso): due sul terreno tra la Chiesa già citata e via Egidio Da Corbeil e 2 sul terreno tra via Egidio Da Corbeil e Piazza Montpellier. Ancora una volta viene cancellato un pezzo della storia di Salerno, ma viene anche cancellata una risorsa naturale, quale è quella delle acque termali, che si poteva ancora sfruttare a scopi curativi, tutto questo in barba al decantato sviluppo sostenibile. Delle antiche sorgenti di acqua minerale “Spitilli e Caldarea” rimarrano solo poche righe di Storia, qualche foto sbiadita di cui a volte è difficile determinare con esattezza luogo e anno, i ricordi a volte labili dei vecchi salernitani: «Ricordo che nella zona si sentiva odore di uova marce e la zona veniva comunemente chiamata “abbasc all’acqua fetent”. Non escludo che venissero riscaldati i fanghi, sono invece certo che si inalassero i vapori e soprattutto che si bevesse l’acqua!» – così mi ricorda su Facebook l’admin della pagina “Solo per chi ama Salerno”. Speriamo che Comune di Salerno e Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno vogliano tutelare almeno le antiche sorgenti di acqua minerale ancora esistenti sul suolo etrusco di Fratte, anche queste utilizzate già nell’800 per i bagni minerali e sicuramente nel ‘900 per l’imbottigliamento, ricordiamo infatti le due storiche fabbriche di acqua minerale “Vitologatti” e “Irno”, ormai chiuse da anni.
Massimo La Rocca