Il mezzosoprano di Bracciano, a Salerno per amore, è la protagonista de’ “Il Barbiere di Siviglia”, un ritorno al Verdi dopo essere stata Adalgisa in Norma
Di LUCA GAETA
Teresa Iervolino sarà la Rosina del barbiere rossiniano che andrà in scena il 7 dicembre al Verdi di Salerno. Prove serratissime per il giovane cast.
Come si è avvicinata al mondo della lirica?
La musica ha sempre catturato la mia attenzione sin da quando ero bambina. L’amore per il canto mi è stato trasmesso da mia nonna, che pur non essendo una cantante professionista, ha sempre coltivato questo interesse, facendomi ascoltare le belle melodie della tradizione italiana e napoletana. Da qui, il desiderio di voler approfondire gli studi del canto, ma anche della musica in generale, del pianoforte e della composizione.
Il 7 dicembre presso il Teatro Verdi di Salerno andrà in scena Il Barbiere di Siviglia di Rossini. Lei ha già interpretato altre volte il ruolo di Rosina?
Si, ho già debuttato questo ruolo, all’Opera di Roma, a Dresda e a Caracalla.
Ha trovato difficoltà nell’interpretare questo personaggio?
Nessuna in particolare. Questo personaggio mi è sempre tanto piaciuto per il suo spirito frizzante, brioso e vispo. Adoro “vestire” i panni di Rosina perché mi fa stare bene, mi dona allegria ed energia.
Mentre dal punto di vista vocale?
Mi sono confrontata diverse volte con la scrittura del grande maestro pesarese, essendo io soprattutto una cantante rossiniana. Questo tipo di repertorio è congeniale alla mia vocalità, trovando inoltre nei personaggi di Rossini il modo migliore per esprimere l’arte e me stessa.
Fra le interpreti del passato chi è per lei il suo “modello” di Rosina?
Ancor prima di essere un “modello” per Rosina, l’interprete che in assoluto mi affascina e mi ispira è la straordinaria e raffinata Lucia Valentini Terrani. Una voce, un’artista, un’anima che ogni volta che ascolto mi fa ricordare quanto sia importante l’eleganza e la morbidezza vocale.
Avendo lei interpretato più volte ruoli rossiniani, come ha risolto la prassi che prevede le variazioni sulle arie col “da capo”?
Le variazioni sono sempre relative alla personalità ed alla vocalità del cantante. Esse devono essere sempre personali, per porre in luce la tipicità di ogni voce, ma anche dei diversi personaggi che si portano in scena.
Il repertorio belcantistico caratterizza gran parte del suo repertorio. Le farebbe piacere poter interpretare anche ruoli con un tipo di vocalità diversa?
Non lo escludo, c’è tempo per tutto! Sicuramente in questo momento più che dal punto di vista vocale il limite sarebbe quello della credibilità in scena. Interpretare Azucena, ad esempio, dove il personaggio è una madre, con un vissuto, sarebbe una forzatura.
Sono passati diversi anni dal Rossini-Renaissance, cosa è cambiato secondo lei da quel periodo: il processo di “purificazione” e “pulitura” di tutta quella serie di orpelli legati alla “cattiva” tradizione ha raggiunto il suo scopo?
Quel periodo è stato fondamentale per la riproposizione di tutta una serie di partiture cadute nel dimenticatoio, non per il loro valore artistico, ma perché il linguaggio del Novecento richiedeva e proponeva nuovi percorsi musicali. Oggi le esecuzioni rossiniane sono molto più attente alla filologia, allo stile, sia quello vocale, che strumentale. Quindi a mio parere l’intento di chi operò questo rinascimento, non solo ha ottenuto i frutti sperati, ma ha reso giustizia ad un grande compositore italiano.
Le fa piacere cantare a Salerno?
Molto! Ho già debuttato in questo Teatro ed inoltre Salerno è diventata anche la mia città adottiva. Da pochi mesi, infatti, mi sono trasferita in questa città per motivi affettivi.
Impegni futuri?
Sarà un anno ricco di impegni, fra cui, un importante debutto, quello presso il Teatro Real Madrid come protagonista ne’ “La Calisto” di Cavalli, il ritorno al San Carlo con “Ermione” di Rossini e al Rossini Opera Festival con “L’equivoco stravagante”.