Finisce nuovamente sotto accusa l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. Come riporta La Repubblica, con un’inchiesta seguita dalla collega Conchita Sannino, infatti, il direttore Antonio Limone è nuovamente sotto i riflettori per circa 30 milioni di euro di tamponi eseguiti e molti dei quali non sarebbero stati richiesti dall’Asl tanto da scontrarsi con la Regione Campania che si sarebbe rifiutata di pagare l’intera somma. Tanti i filoni d’inchiesta da parte delle forze dell’ordine che stanno provando a far luce anche sugli stipendi gonfiati per alcuni dirigenti e che vanno dai 9mila ai 16mila euro, senza contare i “premi covid” concessi ai dipendenti. Nel 2020 parte l’inchiesta della Procura di Napoli che ha iscritto nel registro degli indagati proprio il direttore Limone e il suo collaboratore Rino Cerino oltre che il titolare di un noto centro diagnostico, l’istituto Ames, guidato da Antonio Fico, con l’ipotesi di turbativa d’asta. L’indagine dei carabinieri, coordinati dai pm Mariella Di Mauro, Antonello Ardituro, Simone De Roxas e Henry John Woodcock indagano sulla decisione dell’Izsm di acquistare, a prezzi fuori controllo, attrezzature e reagenti destinate alle analisi molecolari poi trasferite al centro Ames che metteva a disposizione in anonimato spazi e personale per eseguire almeno 1200 tamponi al giorno per poi risultare vincitrice di una gara per 750mila ero per uno screening per Terra dei Fuochi, ma in cui era stata inserita una riservatissima clausola “Covid”, per moltiplicare il rendimento dello Zooprofilattico con un coordinamento guidato proprio da Antonio Limone. Da qui parte il filone della Corte dei Conti, dopo il sequestro di pc e telefoni ai danni di Limone. Dalle indagini emerge infatti che nel 2020 l’Istituto ha eseguito 330mila tamponi nel 2020 e 413.000 nel 2021, dapprima a 45 euro e poi a 35 per un totale di poco meno di 15 milioni di euro per il primo anno di emergenza Covid e 14 milioni e mezzo per il 2021. In tutto, quasi 30 milioni: ma la Regione ne ha liquidati solo 7 e mezzo per il 2020. Per altri 8 milioni del 2020, mancano i giustificativi delle Asl, Palazzo Santa Lucia rimborsa solo quelli e lo stesso dirigente Antonio Postiglione lo ha messo per iscritto. Un giro d’affari importanti e che ha molti punti oscuri, a partire dalle direttive del direttore e del suo braccio destro che, in molte occasioni, ha offerto servizio a domicilio per giudici, dipendenti del tribunale e così via. L’indagine, seppur di importanti dimensioni, è destinata sicuramente a stravolgere il ruolo dell’Istituto di Portici, sotto i riflettori dall’inizio dell’emergenza, forse anche per la vicinanza al governatore De Luca.
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