Il Il Consiglio Regionale della Campania ha avviato l’esame della proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito, in linea con la sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale. La legge definisce le modalità e le procedure per l’assistenza sanitaria in caso di suicidio assistito, ma la sua approvazione è stata rinviata per la mancanza di copertura finanziaria. Il Presidente del consiglio, Gennaro Oliviero, ha annunciato che la proposta sarà esaminata nuovamente nella prossima seduta consiliare, dopo aver ricevuto il parere della Commissione di bilancio. Tuttavia, la proposta ha sollevato forti polemiche, in particolare da parte dell’Associazione Medici Cattolici Italiani della Regione Campania, che si è opposta fermamente alla legge. Secondo l’Associazione, la proposta è in contrasto con i principi etici, deontologici e giuridici che regolano la professione medica e con le normative italiane e internazionali.L’Associazione medici cattolici italiani, presieduta dal professore e dottore Mario Ascolese, sostiene che la professione medica si fonda sul principio inviolabile della tutela della vita umana. Documenti fondamentali come il giuramento di Ippocrate e il codice di deontologia Medica della Fnomceo stabiliscono chiaramente che il medico non deve mai favorire la morte del paziente. In particolare, l’articolo 17 del Codice di Deontologia Medica vieta qualsiasi atto finalizzato a provocare la morte, anche su richiesta del paziente. L’Associazione ribadisce che la sofferenza non può essere affrontata con l’eliminazione della vita, ma deve essere alleviata tramite cure appropriate e supporto psicologico. Dal punto di vista giuridico, l’Associazione osserva che la proposta regionale risulta incompatibile con il quadro normativo nazionale e internazionale. La Corte costituzionale, con la sentenza numero 242 del 2019, ha dichiarato la non punibilità di chi aiuta un malato terminale a morire, ma ha imposto precise condizioni, sottolineando che è necessario un intervento legislativo nazionale, non regionale. Inoltre, la Legge 219 del 2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento non prevede né il suicidio assistito né l’eutanasia. L’Associazione sottolinea anche che convenzioni internazionali come la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo non riconoscono il diritto al suicidio assistito, ribadendo il valore intrinseco della vita umana. L’Associazione afferma che la vera priorità non è legalizzare il suicidio assistito, ma migliorare l’accesso alle cure palliative, garantendo una migliore qualità dell’assistenza ai malati terminali. La Legge 38/2010 ha stabilito il diritto alla terapia del dolore e alle cure palliative, ma la loro applicazione effettiva è ancora insufficiente in molte regioni, compresa la Campania. Il presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani Campania, professor Mario Ascolese, ha dichiarato che la vera sfida è garantire un accompagnamento umano e dignitoso ai malati terminali, attraverso un supporto medico, psicologico e spirituale. In linea con il magistero della Chiesa Cattolica, l’Associazione ribadisce che la vita umana è sacra e inviolabile, e che nessuna sofferenza può giustificare l’eliminazione della vita. Documenti come l’Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II e le dichiarazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede sul suicidio assistito affermano chiaramente che il compito del medico è quello di curare e alleviare il dolore, non di procurare la morte. L’Associazione ha chiesto con fermezza di ritirare la proposta di legge e di concentrarsi su interventi che rispettino la dignità della persona e le normative nazionali e internazionali. “Il compito del medico – ha concluso il Prof. Ascolese – non è procurare la morte, ma curare, alleviare il dolore e accompagnare chi soffre con umanità e compassione.”





