di Oreste Mottola
Si tratta un’area che si estende per oltre 200 chilometri quadrati tra le province di Salerno e Potenza . Proprio perché esclusa dai due Parchi rischia di diventare terra di conquista della Shell ed investire anche la vicina provincia di Salerno. C’è chi arriva a sollecitare le Amministrazioni Provinciali di Potenza e Salerno, gli Enti Parco Cilento e Val d’Agri a “vigilare sul programma della Shell annunciato personalmente dall’amministratore delegato del colosso anglo-olandese, Peter Voser, che consiste in un nuovo “trivelle selvagge” persino facendo a meno di tutte le autorizzazioni previste in materia di impatto ambientale”.
Dopo la Texaco ora ci riprova la Shell a trivellare le montagne del Cilento alla ricerca del petrolio e ancora una volta gli abitanti della zona interessata si oppongono per scongiurare che il Cilento diventi il Texas italiano.
D’altra parte la Royal Dutch Shell ha tutte le carte in regole per avviare le trivellazioni in quanto sono le stesse autorità amministrative italiane ad aver autorizzato le ricerche. Dopo aver inoltrato la richiesta e dopo aver ricevuto risposta positiva dal Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda ha cominciato l’esplorazione – per la verifica di eventuali giacimenti – della zona tra i monti della Maddalena, al limite tra la Campania e la Basilicata, lungo il confine con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano.
L’area che vorrebbero trivellare, è di ben 211 km quadrati. I vertici aziendali rassicurano, affermando che, per adesso, il progetto di esplorazione (denominato “Monte Cavallo”) sarà solo “teorico”, analizzando dati di archivio e rielaborandoli per cercare di ottenere delle informazioni preziose sulla presenza o meno del greggio. Un articolo comparso sul periodico on line Green Style, però: “l’istanza di ricerca di permesso in terra ferma si chiama ‘Monte Cavallo’ ed è stata presentata al Ministero nel 2005. Ma l’opposizione della popolazione a questo progetto di ricerca petrolifera nasce dal fatto che l’istanza ‘Monte Cavallo’ è letteralmente confinante con il Parco nazionale del Cilento e Valle di Diano. Basta sovrapporre la mappa del parco con quella del permesso di ricerca depositata all’Ufficio Nazionale Idrocarburi e Miniere, per vedere che la zona dove Shell vorrebbe fare i pozzi esplorativi e poi, in caso trovi il petrolio o il gas, i pozzi di estrazione veri e propri è incredibilmente vicina. Spalleggiati dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano e dal Comitato No al Petrolio, i sindaci dei comuni interessati continuano ad opporsi. I loro principali argomenti si basano sui rischi ambientali delle zone interessate (frane, falde acquifere, diversi torrenti) e sugli incidenti che si sono già verificati in passato, come quello più recente del 10 marzo 2012 avvenuto all’oleodotto Eni Viggiano-Taranto, che ha provocato la contaminazione di 10.000 metri quadri di terreno. Quello di tenere fuori dal perimetro di aree naturalistiche vincolate ampi territori a cavallo delle due province può diventare un cavallo di Troia per la Shell, urge correre ai ripari. Di qui la proposta di una conferenza congiunta tra le Province di Potenza e di Salerno, con gli Enti Parco e la cooperazione delle due Regioni per estendere i confini dei Parchi e non lasciare fuori nemmeno un metro quadrato. Ci preoccupa però l’atteggiamento di multinazionali del petrolio che non hanno alcun pudore nell’annunciare i propri programmi aziendali evidentemente perché possono contare sulla benevolenza del Governo interessato ad estendere la produzione nazionale. Dobbiamo dunque preparci a fronteggiare un nuovo assalto al nostro territorio. I sindaci. Il fronte istituzionale. Il sindaco di Buonabitacolo definisce l’eventualità dell’avvio delle trivellazioni «Un sopruso per le risorse ambientali al quale ci opporremo senza mezzi termini. È inconcepibile che si pensi ancora di risolvere il problema dell’energia con il carbone fossile e il petrolio». Rincara la dose Giuseppe Rinaldi, primo cittadino di Montesano sulla Marcellana. «L’attività di ricerca e di coltivazione (per un beffardo scherzo linguistico, si chiama proprio così, ndr ) del petrolio stravolgerebbe completamente la pianificazione portata avanti da tutte le amministrazioni in maniera corale. Per il nostro territorio ricco di laghi e sorgenti (a Montesano sgorga anche l’acqua Santo Stefano, ndr) si tratterebbe di un disastro senza precedenti. Non vogliamo fare la fine di Viggiano, oltre il confine, che ospita il Centro Oli dell’Eni. Si sono arricchiti con le royalty ma a quale prezzo?». .