Stesso stabilimento, stesso settore, stessi orari. Con l’unica differenza che per il tribunale di Nocera Inferiore in quell’ambiente c’era amianto mentre per quello di Salerno no. Raffaele Parrillo è un ex operaio dell’Ideal Standard di Salerno. Ha lavorato gomito a gomito con i tre colleghi che, dal Tribunale nocerino, si sono visti riconoscere l’esposizione all’amianto durante il periodo lavorativo. Dal 1989 fino alla chiusura dello stabilimento industriale ha lavorato al reparto manutenzioni. «Da allora attendo di vincere la battaglia sull’amianto. Alcuni dei miei colleghi – spiega Parrillo – hanno già ottenuto il riconoscimento, noi invece aspettiamo ancora. Eppure abbiamo lavorato nello stesso ambiente, e io in particolare nello stesso settore dell’azienda». Secondo il Tribunale di Nocera Inferiore, gli operai sono stati assoggettati all’esposizione alle polveri di amianto per oltre un decennio in concentrazione superiore al limite previsto. Secondo il Tribunale di Salerno, invece, no. Ora si dovrà attendere l’appello, la cui udienza è fissata per il prossimo anno. Ma fino ad allora il gruppo di operai che si è visto respingere il ricorso non si fermerà e proseguirà spedito, supportato dall’avvocato Anna Amantea, la sua battaglia. Una vicenda strana e complessa, che parte fin dalla chiusura dell’impianto della zona industriale di Salerno, la cui attesa riconversione naufraga poco dopo con il Sea Park. La battaglia per il riconoscimento dei benefici per l’esposizione all’amianto parte immediatamente. Solo l’Inail ci impiega 7 anni per risponde ad alcuni di loro. Per l’istituto previdenziale, l’amianto non c’è. Poi le battaglie legali in tribunale fatte di perizie e di udienze. Ma soprattutto di dinieghi. Fino all’ultima pronuncia che arriva da Nocera Inferiore che mette un punto fermo: i lavoratori erano esposti all’amianto. Ora però la partita torna a Salerno per l’altro corposo gruppo di lavoratori, Raffaele Parrillo, compreso.
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