di Erika Noschese
Pasquale Sorrentino, vice sindaco di San Giovanni a Piro e consigliere provinciale di Salerno è, ufficialmente, il candidato alla carica di consigliere regionale della Campania con Avanti, la lista che fa capo al Psi. Tra le sfide la valorizzazione dei giovani, delle aree interne e, forse la più ambiziosa, rimettere la cultura al centro dell’agenda politica regionale. Tra le tante battaglie del consigliere Sorrentino quella contro la chiusura dei punti nascita. Un impegno che ha assunto in prima persona per dare risposte concrete alle tante donne che vorrebbero non dover lasciare il proprio territorio per dare alla luce il loro bambino. Sempre a Sorrentino si deve la proposta di di istituzione Commissariato della Polizia di Stato nel Vallo di Diano, accolta all’unanimità dal consiglio provinciale.
Consigliere Sorrentino, sta per iniziare una nuova avventura: la candidatura al consiglio regionale della Campania…
«La politica è la forza più importante che governa il cambiamento; tocca a tutti impegnarsi, senza deleghe in bianco e all’infinito; non è sempre “responsabilità di altri”. Da Vicesindaco del Comune di San Giovanni a Piro dove governiamo stabilmente da 10 anni e dopo tre mandati in Consiglio Provinciale con deleghe importanti (turismo, finanze, protezione civile, ecc.), la “corsa” in Regione Campania può essere una sfida avvincente, nella casa dove “abito” dal 2005, il PSI. Altrove non potrei stare».
I socialisti hanno già confermato pieno sostegno al candidato presidente Roberto Fico…
«I socialisti hanno condiviso un percorso con la coalizione di centrosinistra che, da Roma con Enzo Maraio, e a Salerno con Silvano Del Duca, ci ha riconosciuto il giusto protagonismo. Ci tocca vivere il tempo che abbiamo innanzi con l’urgenza del dovere. Ma anche con l’onestà intellettuale di ripartire dal lavoro e dai risultati del Presidente De Luca. Daremo un contributo sulla base della nostra esperienza amministrativa, più volte premiata dalle urne».
Qual è la sua idea di consiglio regionale? Quali le sue priorità?
«Una Campania giusta, capace di valorizzare i suoi giovani, ma anche la classe dirigente (la migliore è in molti Comuni), che sia bussola anche per un pavido e conservatore governo nazionale che sui grandi temi non ha coraggio e non getta il cuore oltre l’ostacolo.
Sulle barbarie in corso a Gaza ci saremmo aspettati un sussulto di umanità che non è mai arrivato e non credo arriverà. L’avessero avuto non avrei fatto fatica a riconoscerglielo. Il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez è una mosca bianca, anzi rossa».
Aree interne, quali misure mettere in campo per fronteggiare lo spopolamento?
«Non si tratta solo di numeri demografici. Il vero problema non è soltanto lo spopolamento — pur grave — ma lo spaesamento: la perdita della “mente locale”, ovvero la capacità di immaginare e costruire futuro a partire da saperi, pratiche e culture operative che hanno plasmato per secoli paesaggi, economie e comunità. Le aree interne non sono territori da tutelare come reliquie, ma cantieri di innovazione. I nostri paesi possono diventare luoghi dove sperimentare nuove forme di vivere, produrre, educare e accogliere, superando la folklorizzazione che domina troppe narrazioni. La vera sfida non è conservare il passato, ma generare futuro: affrontare lo spaesamento per ridare mente, direzione e protagonismo alle comunità locali, trasformandole in motori di una nuova modernità, radicata nei luoghi ma aperta al mondo».
Giovani e cultura, quali iniziative?
«Sono un binomio inscindibile. I giovani sono oltre 2 milioni in Campania, una ricchezza che non va mortificata con frasi tipo “siete il futuro” o peggio ancora “siete il presente”. Occorre costruire occasioni di “restanza” ma anche i giovani non devono vivere di “attese”. L’avvenire li attende ma va “divorato”. La cultura, per meglio dire, l’approccio culturale non è il fine, ma il mezzo per affrontare le insidie del nostro tempo. Per elaborare soluzioni ed evitare di accodarsi alla gara di chi “la spara più grossa”. Una volta le stupidaggini si dicevano al bar, con leggerezza e dopo qualche birra; oggi si fanno strada a Montecitorio per bocca di una classe dirigente in larga parte scadente che nel migliore dei casi si limita a “raccontare” quel che vede, ma non fa accadere mai nulla. E il web, ha detto qualcuno molto più titolato di me, ha dato spazio a “legioni di imbecilli”. Non è roba facile, questo periodo».
Il campo largo può essere la ricetta giusta per restare al governo della Regione Campania?
«Può esserlo se non diventa un vuoto simulacro, ma una officina di saperi. Che non mancano, ma si nascondono. Occorre scovarli. E non è solo il tempo di esibire le proposte, ma di rendicontare quanto fatto. Da questo punto di vista posso iniziare a parlare ora e finire nel 2026. Speriamo non sia necessario!».





