di Olga Chieffi
Era attesa la Skizzekea Band nella piazza dedicata alle radio private nella frazione marina del comune di Ispani, Capitello. L’appuntamento del cartellone estivo titolato quest’anno L’Oasi dell’Ozio creativo, nel dopo-ferragosto, che ancora in pandemia è stato molto controllato e sobrio, è stato affidato proprio alla musica travolgente della band salernitana, che schiera Tony Musante alla voce e alla chitarra, Massimo Ariano al sassofono tenore, Giovanni Adinolfi “Penna Bianca” alle tastiere, Dario Brogna alla batteria e Luigi “Gigigno” Avallone alle congas. La formazione ha rivelato la sua innata capacità di trasporre con creatività il tessuto armonico e melodico della canzone italiana e tanto altro. Diverse sono state le carte vincenti della interessante scaletta preparata per la serata, quasi una costruzione di un progetto musicale molto comunicativo, che ben riflette il mondo della nostra tradizione canora, e che ha vinto sin da subito la scommessa di ravvivare e affollare la piazza di Capitello. Una scaletta che ha inaugurato un dialogo tra la tradizione musicale italiana, partenopea e d’oltreoceano speziata di latin, in cui la band si è rivelata artigiana di toni e timbri, armonie e “disarmonie”. Il saper coniugare il proprio background culturale con la capacità di regalare profonde emozioni, la voglia di mettersi in gioco attraverso un processo di creazione straniante ed anticonvenzionale, che gioca in qualche caso a creare riusciti contrasti tra le atmosfere gioiose dei suoni e a volte anche la sofferta drammaticità dei testi originali, come nel caso dell’ omaggio a Pino Daniele, sono stati gli ingredienti per diversi tributi ad eccelse voci cantautorali che hanno scritto la storia della musica leggera nazionale. Il sassofono tenore di Massimo Ariano ha ritrovato tra il pubblico lo sguardo critico e benevolo del suo maestro Antonio Florio, la cui intenzione abbiamo riconosciuto nell’ assolo di “Tu si na’ cosa grande”, trovandosi poi, a proprio agio nei diversi contesti, pur legati dallo stesso filo rosso, riuscendo a conservare intatte le caratteristiche di quel filone partenopeo che spazia da Carosone a Daniele, con una strambata verso Gianni Celeste, passando per Battisti, i Nomadi, Tiziano Ferro. E’ indubbio che esistono molti punti di contatto tra le nostre più antiche tradizionali espressioni musicali e quelle originarie del jazz che, non dimentichiamolo, prima di esplodere a New Orleans partì con gli schiavi negri dalle coste africane. Secondo noi c’è un triangolo geografico preciso: Africa-Spagna-Italia e, quindi, il successivo collegamento tra Napoli e gli States e il Sud America è tutt’altro che inspiegabile. In quanto all’Africa il nostro antico modo di cantare certe melodie non risente dell’influsso arabo? Ponendoci queste domande, si arriva ad innestare il jazz nella nostra cultura musicale. E così è sarà semplicissimo innestare Caravan di Juan Tizol in un medley di Carosone o Besame Mucho in una canzone napoletana calda e latina come il bacio di una ragazza, all’ombra del Vesuvio. Fatti abbassare subito gli occhi da Ping Pong e Pang ad un Tony Musante “Calaf” campione europeo e olimpico, applausi e bis non sono stati più contati, come gli inviti a ritornare alla prossima occasione di festa.