di Andrea Pellegrino
Tira in ballo anche la Salerno Pulita ed il metodo di raccolta differenziata, l’Anac di Raffaele Cantone che ha acceso i riflettori sul funzionamento del sito di compostaggio di Salerno, gestito dalla Daneco Impianti. Nella nota inviata al Comune di Salerno, l’Autorità nazionale anticorruzione chiede chiarimenti anche alla stessa Salerno Pulita, nonché alla Daneco Impianti, al Ministero dell’Ambiente, all’assessorato regionale all’ambiente, all’Arpac e all’Ispra. Il tutto inviato per conoscenza anche alla Procura della Repubblica di Salerno. Nella relazione prodotta dal Consiglio dell’autorità tenutosi lo scorso 31 agosto, vengono alla luce anche eventuali profili penali, nonché danni erariali che saranno, poi, eventualmente al vaglio della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti della Campania. «L’impianto di digestione dei rifiuti (compostaggio, ndr) del Comune di Salerno – si legge nella relazione dell’Autorità – non rispetta i parametri funzionali e le finalità di progetto in virtù della scarsa qualità rifiuto, ovvero finanche della diversità del rifiuto che viene conferito all’impianto dall’impresa di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani per conto del Comune di Salerno (Salerno Pulita Spa). Di conseguenza il Comune di Salerno sopporta elevati costi di gestione imputabili allo smaltimento dei cosiddetti “svolazzi” e percolati, ovvero dei residui di lavorazione; tali costi sono “aggiuntivi” rispetto a quelli di una gestione ordinaria e pertanto non andrebbero computati, quantomeno non in tale entità, nella valutazione degli importi elementari che compongono quello complessivo posto a base di gara per la gestione. A tal proposito si rileva che il Comune di Salerno non risulta aver effettuato puntuali verifiche e controlli sull’operato del gestore, né ha cercato soluzioni alternative (anche agendo sulla qualità della raccolta differenziata) per limitare gli extra-costi per lo smaltimento dei sovvalli e del percolato in quantità eccedenti all’ordinario». In considerazione di questo, sostengono gli ispettori, «sarebbe opportuno approfondire le motivazioni delle criticità della raccolta differenziata effettuata dalla società Salerno Pulita Spa che gestisce la raccolta dei rifiuti nel Comune di Salerno, nonché le motivazioni per cui non pare essersi proceduto ad “avviare una azione mirante a far assumere comportamenti più efficaci nella separazione e raccolta della frazione organica, al fine di elevarne la qualità e la purezza”; le opere aggiuntive, oltre che per ampliare la capacità dell’impianto a 40.000 tonnellate, sembrano previste anche per sopperire a “carenze” progettuali originarie, in particolare per la vagliatura e per il trattamento dei percolati». Ancora: «Si configurano possibili implicazioni di carattere penale in conseguenza della presupposta errata attribuzione del codice Cer ai rifiuti in ingresso all’impianto; la redazione di una perizia di variante e suppletiva non appare conforme alle disposizioni del Codice dei contratti; la valutazione dei compensi per gli incarichi di collaudo, affidati a personale interno di altre amministrazioni aggiudicativi, sulla base delle tariffe professionali, è in contrasto con le previsioni di legge». Infine, emerge dalla relazione: «La previsione di un rinnovo “a discrezione della stazione appaltante, per un periodo massimo di anni 4”, pur se espressa in sede di elaborati di gara, senza che l’esercizio di tale facoltà sia vincolata al tempo necessario all’indizione di una nuova procedura di gara o a particolari (e dimostrati) motivi di necessità e urgenza, risulta in contrasto con la normativa vigente». Sotto l’aspetto del potenziale danno erariale, ipotizza l’Anticorruzione: «Non va sottovalutato che la diversa natura dei rifiuti trattati possano causare problemi di gestione dell’impianto stesso, nonché il precoce deterioramento dei macchinari». Infine sulla variante ai lavori di realizzazione dell’impianto di 1 milione di euro circa, «non si rileva la sussistenza delle obiettive esigenze derivanti da circostanze impreviste ed imprevedibili che possano giustificare il ricorso alla variante per la realizzazione delle coperture finalizzate alla realizzazione di un impianto fotovoltaico».