Così non può andare avanti. Sita Sud molla tutto e lascia la Campania. Dal primo febbraio 2013 l’azienda privata di trasporto che serve le province di Napoli, Salerno ed Avellino, rescinderà i contratti di servizio. Tradotto: non ci saranno più autobus da e per Napoli, non ci saranno i collegamenti con Avellino via Superstrada, la Costiera Amalfitana resterà praticamente isolata, stesso discorso vale per quella Sorrentina. Prezzo da pagare: circa 500 dipendenti che adesso rischiano il proprio posto di lavoro. La decisione della più famosa azienda di trasporto privata della regione era nell’aria da tempo: lo avevano minacciato mesi fa. Le loro voci sono rimaste cattedrali nel deserto. Ora si passa ai fatti.
Tanti sono i motivi che hanno indotto l’amministratore delegato di Sita Sud, Giuseppe Francesco Vinella, a scrivere una comunicazione ufficiale, indirizzata ai massimi esponenti territoriali delle tre province che usufruiscono dei servizi offerti dall’azienda, nonché ai presidenti degli Enti con cui Sita ha sottoscritto i contratti di servizio, tra cui anche quello di Salerno, Antonio Iannone. Una lettera, quella del 4 dicembre, che non è certo la prima, ma che probabilmente sarà l’ultima, se non vi saranno riscontri positivi. In sostanza, quello che sostiene Sita Sud è che in Campania non si può lavorare: gli Enti non pagano e tutto ricade sulle spalle delle aziende, senza considerare quelle che a parere dell’ad di Sita sono le irregolarità nell’affidamento dei servizi. In sostanza, tra Sita Sud e le istituzioni locali ci sarebbe stato un mero rapporto “di fatto”. In particolare è la gestione regionale e locale del trasporto pubblico, fatta di tagli, pagamenti in ritardo, scompensi tra i corrispettivi tra le aziende di una provincia e quelle di un’altra, senza considerare, poi, le discutibili priorità degli Enti che molto spesso hanno una sola denominazione: società partecipate. Nella sua lettera, Vinella, è chiaro: con questo modus operandi «si determina una grave distorsione competitiva» e che «è paradossale a cagione del gravissimo stato finanziario in cui versano le imprese private del tpl a causa della Regione Campania che continua a distogliere gran parte delle risorse aggiuntive». Ma come se non bastasse, c’è anche il problema, più strettamente collegato a Salerno e inerente il rapporto di mero fatto interccorente tra Ente concedente e impresa. Tutto nasce dalla sottoscrizione, lo scorso 9 marzo, del contratto “ponte”: ovvero una proroga del contratto di servizio in attesa dell’espletamento delle gare (di cui al momento non c’è traccia) in scadenza il 31 dicembre di quest’anno. E a questa data scadrà anche la proroga del contratto di servizio che la Sita Sud srl ha in essere con la Provincia di Salerno (stabilita con determinazione 147 del 30/5/2012). Secondo Vinella, tanto la Provincia di Salerno, quanto quella di Avellino, non hanno proceduto all’affidamento dei servizi mediante procedimenti ad evidenza pubblica, determinando di fatto la validità del contratto “ponte” fino al 31 dicembre 2005. Insomma, dal primo gennaio del 2006, Sita e Provincia di Salerno hanno intrattenuto in mero rapporto di fatto, da cui l’impresa intende recedere per fatti e responsabilità oggettive imputabili agli Enti, dando il dovuto preavviso di 60 giorni e garantendo la prosecuzione del servizio nel trimestre successivo alla rescissione (in attesa del nuovo gestore del servizio). Il direttore di Sita Sud, Simone Spinosa, ha il dente avvelenato: «Non ci sono più le condizioni – spiega – noi abbiamo economizzato tutto il possibile, ma in Campania si fa “a chi figlio e a chi figliastro” tra le aziende pubbliche napoletane e quelle private salernitane. Tutto ricade su di noi che ancora non abbiamo avuto i corrispettivi di settembre, mentre a Napoli hanno anticipato addirittura dicembre». Scenario post Sita? «O faranno lo spezzatino o daranno il servizio a qualche azienda partenopea» – ironizza amaramente il direttore Spinosa