
di Erika Noschese
La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha condannato l’Italia in relazione alla gestione del caso delle Fonderie Pisano ha acceso nuovamente i riflettori su una questione ambientale e sanitaria da tempo al centro del dibattito nella città di Salerno e nei comuni limitrofi. Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, ha rilasciato dichiarazioni in merito, evidenziando la complessità della situazione e la volontà dell’amministrazione di perseguire la delocalizzazione dell’impianto, pur riconoscendo le difficoltà incontrate finora a causa di pronunce sfavorevoli da parte della giustizia amministrativa italiana. “Io non ho letto il dispositivo della sentenza, francamente, non ne ho copia, me la sto procurando, per entrare nel merito delle considerazioni che la Corte di Giustizia Europea ha reso in questo dispositivo”, ha esordito il sindaco, sottolineando come l’amministrazione comunale stia attivamente cercando di comprendere appieno i dettagli e le motivazioni che hanno portato alla condanna dell’Italia. Tuttavia, il primo cittadino ha voluto ribadire con fermezza la posizione del Comune di Salerno sulla questione: “Devo dire che, per quanto riguarda le fonderie Pisano, noi siamo tra i primi a volerle delocalizzare”. Ciò rimarca un impegno di lunga data dell’amministrazione nel cercare una soluzione definitiva per un sito industriale la cui presenza nel tessuto urbano ha generato preoccupazioni per l’impatto ambientale e la salute dei cittadini. Il sindaco ha poi ripercorso i tentativi già messi in atto per raggiungere questo obiettivo: “Abbiamo fatto anche dei passi nel passato, dei passi formali rispetto al quale siamo stati soccombenti al TAR o al Consiglio di Stato, che di fatto ha sancito una serie di controdeduzioni alle nostre considerazioni dando, detto semplicemente in soldoni, ragione alle fonderie Pisano”. Questa ammissione evidenzia come le iniziative intraprese dal Comune abbiano incontrato resistenze e interpretazioni differenti da parte degli organi giudiziari amministrativi, complicando il percorso verso la delocalizzazione. Nonostante questi ostacoli, l’amministrazione non si è data per vinta, esplorando ulteriori possibilità: “Abbiamo verificato la possibilità di delocalizzare, insieme alla proprietà della fonderia Pisano nel comune di Buccino, il comune di Buccino ha fatto una variante, l’ASI ha fatto una variante di piano che è stata impugnata ed è stata caducata dal TAR e dal Consiglio di Stato, rendendo questa variante non operativa e quindi bloccando anche di fatto la dislocazione delle fonderie Pisano”. Questo tentativo, che coinvolgeva un altro comune e strumenti di pianificazione territoriale, è anch’esso naufragato a causa di ricorsi accolti dalla giustizia amministrativa, dimostrando la complessità burocratica e legale che circonda la vicenda. Guardando al futuro e alla luce della sentenza europea, il sindaco Vincenzo Napoli ha dichiarato: “Noi in questi giorni tenteremo di capire cosa fare ulteriormente, ma per ottenere il successo di questo trasferimento, non per farne una bandiera ideologica”. Questa affermazione sottolinea un approccio pragmatico e orientato al risultato, lontano da strumentalizzazioni politiche. “Le fonderie Pisano non possono stare dove stanno: mi sembra talmente evidente e palmare che sarebbe inutile tornarci sopra”, ha aggiunto con decisione, evidenziando la sua convinzione sulla necessità impellente di un cambiamento. Infine, il sindaco ha concluso delineando le priorità per il futuro: “Dobbiamo però fare degli atti che siano utili veramente al trasferimento dell’azienda, che superi tutte le barriere burocratiche, ma soprattutto le barriere dei tribunali amministrativi, cioè per rendere operativa un’iniziativa e non farne come dire, una bandiera ideologica, ma ottenere un risultato. Su questo lavoreremo nelle prossime ore”. Ciò lascia intendere un rinnovato impegno dell’amministrazione nel cercare soluzioni concrete e percorribili per la delocalizzazione delle Fonderie Pisano, con l’obiettivo primario di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, superando le complesse dinamiche burocratiche e legali che hanno caratterizzato finora questa lunga e delicata vicenda. La sentenza della Corte Europea potrebbe rappresentare un nuovo elemento in questo scenario, spingendo le istituzioni a livello nazionale e locale a trovare soluzioni più efficaci e rapide.