di Massimo Salvo
«Più che educare e istruire, noi davvero non sappiamo cos’altro fare». Tuonano forte gli insegnanti dell’istituto tecnico commerciale “A. Genovesi”, in queste ore al centro di polemiche relative alla presunta superficialità che con cui avrebbero affrontato la lite di due giorni fa, secondo alcuni frutto di tensione pregresse tra i giovani.
«Da lunedì siamo costantemente al centro di accuse di ogni genere, che ci vengono mosse indistintamente da adulti e minorenni. Eppure dovremmo essere noi a lamentarci a fronte della solitudine in cui riversiamo come figure educatrici. Ci sentiamo abbandonati a noi stessi, diversamente rispetto a quanto accade ad esempio in altre nazioni, laddove la scuola è “linkata” ad apposite istituzioni come i servizi sociali, che col loro intervento fanno da tramite agendo sulla psiche del ragazzo».
Per sottolineare il concetto, molte insegnanti hanno preso parte al corteo di ieri assieme ai ragazzi. Una di loro è la professoressa Terrone, che insegna Informatica. «Passiamo coi ragazzi buona parte dei nostri giorni, per cui ai nostri occhi sono quasi dei figli».
«L’episodio di lunedì è frutto di un problema più ampio – le fanno eco le colleghe -; la logica produttiva induce le famiglie a prendersi cura dei propri figli in maniera diversa. La scuola così paga dazioo, finendo per essere l’ultimo avamposto».