di Andrea Pellegrino
Si è svolta ieri mattina, presso il Bar Moka di Salerno, la presentazione dei candidati salernitani alle europee al- l’interno della lista di +Europa. Presenti Raimondo il professor Raimondo Pasquino, capolista e già Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Alessandra Senatore e Raffaello Adesso, introdotti da Antonio Santoro, coordinatore del gruppo territoriale +Europa Salerno. A margine della conferenza stampa ci siamo soffermati con Alessandra Senatore, sociologa, esperta di processi d’innovazione nella Pubblica amministrazione e di sviluppo locale. Consulente per amministrazioni centrali, come l’Agenzia del Demanio e l’Agid, e per enti locali tra cui Regione Sicilia e la Città metropolitana di Roma Capitale. Presidente del Consiglio Comunale di Pellezzano in provincia di Salerno, membro dell’Assemblea Nazionale di +Europa, mamma e moglie a tempo indeterminato. Quale Europa uscirà, o spera che esca, dalle urne il prossimo 26 maggio? «Un’Europa più unita pronta a cambiare se stessa per dare risposte concrete ai cittadini di tutte le nazioni europee. Le persone sono sempre più attente ed interessate a quelle che sono le grandi sfide che ci attendono, ambiente, immigrazione, lavoro ma anche stabilità e sicurezza internazionale. Sfide che, appunto, si possono affrontare e vincere solo all’interno di un’Europa più unita ed integrata. Per farlo le istituzioni europee hanno però bisogno di essere ripensare e potenziate, sia in termini di organi di governo che in termini di istituti e politiche comuni su temi cruciale quali difesa, politica estera, fisco, bi- lancio comune, welfare, cittadinanza». Ci sono sì le elezioni europee, ma +Europa come vede il suo futuro? «Sicuramente le elezioni europee sono una tappa importante da cui credo usci- remo con un risultato che forse stupirà quanti dubitano della famosa soglia di sbarramento del 4%. Io sono convinta che non solo la supereremo abbondantemente ma che molto di questo risultato possa venire dal voto del Mezzogiorno. Il nostro futuro lo vedo in crescita, siamo una realtà politica giovane che rappresenta quello spazio politico liberaldemocratico che in Italia mancava, ne è prova l’enorme interesse che ci viene rivolto da molti ambienti liberali ed associazioni di cittadinanza attiva che si riconoscono nei nostri stessi va- lori. Anche a livello europeo siamo considerati dai nostri omologhi come l’unico partito veramente europeista e liberale, per altro siamo un partito membro dell’Alde. Quindi credo che dopo le Europee ci sarà tanta strada da percorrere: oltre ai prossimi appuntamenti elettorali come le regionali in Campania e le tante consultazioni amministrative nei comuni della nostra regione, ci sono in corso moltissime iniziative politiche che stiamo portando avanti. Ad esempio in questi giorni siamo impegnati nella raccolta firme per la proposta di legge “Figli Costituenti”, iniziativa rivolta ad inserire in Costituzione i principi fondamentali di equità generazionale e sostenibilità ambientale». Lei è in posizione alta in lista (seconda, ndr) che risultato si aspetta dal movimento, nel complesso? «Come ho detto, mi aspetto un risultato ampiamente sopra la soglia. Questo significherà avere nel prossimo Parla- mento Europeo una significativa rappresentanza di eurodeputati autenticamente liberaldemocratici che sosterranno insieme al gruppo dell’Alde iniziative rivolte ad affermare valori e principi liberali in un Europa fatta di Stati uniti forti e solidali, perseguendo quelli che sono i principali obiettivi dell’Ue. Penso alla volontà di promuovere il progresso scientifico e tecnologico, alla necessità di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale, penso alla possibilità di offrire libertà, sicurezza e giustizia, senza frontiere interne e tanto altro ancora». Che peso avrà il Mezzogiorno nello scacchiere UE? Quali le sue proposte? «Il sud ha bisogno di uno sviluppo autonomo che lo veda protagonista è non utente passivo di politiche assistenzialistiche e questo può avvenire solo in una prospettiva europea. Il sud d’Italia è un territorio strategico nello scenario geopolitico e commerciale internazionale, rappresenta per l’Europa la porta d’accesso nel Mediterraneo e in quanto tale va ripensato. Occorre innanzitutto potenziare le infrastrutture per rendere questo territorio capace di intercettare investimenti ed esprimere così il suo potenziale strategico di area di scambio capace di cogliere le opportunità economiche provenienti dai nuovi mercati dell’Africa e del Mediterraneo. Qui van- no concentrati i fondi strutturali europei insieme agli investimenti dello Stato magari in partnership con investitori privati: non servono tanti piccoli interventi a pioggia, ma grandi progetti e la creazione di un’unica zona economia speciale meridionale per rilanciare il sistema della nostra l’economia. Da troppo tempo la questione meridionale è stata oggetto solo di facili e illusorie promesse, come il reddito di cittadinanza. La realtà è ben più complessa. Un territorio che non produce crescita, che non investe nell’innovazione e non offre lavoro e benessere è destinato al declino e alla fuga dei giovani qualificati, come avvenuto negli ultimi anni. Inoltre bisogna promuovere il lavoro delle don- ne, vera ricetta per favorire una piena emancipazione. Non è accettabile che il sud abbia ancora il primato del più basso tasso di occupazione femminile».Ritiene che +Europa tolga voti al Pd? «Più che altro direi che +Europa raccoglie molti dei voti che il Pd ha perso. Come dicevo prima ci rivolgiamo ad un elettorato progressista, riformista ed europeista oltre che liberale, in alcuni casi vicino a quello del Pd ma anche vicino alle idee nascenti di Forza Italia. Inoltre grazie ad accordi elettorali col Partito Socialista Italiano, con il Partito Repubblicano e con Italia in Comune potremo guardare con maggiore forza ai prossimi impegni. Il nostro obiettivo è verosimilmente raccogliere consenso tra i delusi di entrambi i poli parlando di riduzione della pressione fiscale e di abbassamento del debito pubblico, di politiche strutturali e non di contentini elettorali che affossano la speranza di futuro dei nostri giovani, di politiche estere e commerciali tarate su scala internazionale e rivolte a sfide globali». Crede che la Lega e il Movimento 5 Stelle manterranno alte le loro preferenze? «Se oggi sono in +Europa, non avendo mai militato in altri partiti, è proprio perché credo che un’altra Italia sia possibile. Un’Italia diversa, che esiste e che chiede rappresentanza. Alle prossime elezioni la scelta sarà so- stanzialmente tra chi ha una visione chiara del futuro e guarda alla creazione degli Stati Uniti d’Europa per rilanciare il protagonismo Europeo nello scenario internazionale promuovendo sviluppo, progresso scientifico, diritti e libertà senza frontiere e un populismo privo di idee per il futuro che appiattisce intelligenze e talenti in nome dell’uguaglianza e che di fatto afferma solo il primato della mediocrità attribuendo ad altri le nostre sconfitte nazionali Il clima che si respira nello scenario europeo è fortemente connotato da spinte e tendenze divisive che inneggiano alla separazione, alla chiusura e al difesa sterile e ottusa alla propria appartenenza nazionalistica come se questa fosse la soluzione ai problemi economici, come se questo bastasse a scongiurare i flussi migratori, dimenticando cosa questo abbia rappresentato nel secolo scorso e quali sono state le conseguenze nefaste delle contrapposizioni di interessi nazionali tra i paesi europei. Non possiamo permettere che queste forze distruttive possano insinuarsi nel sogno di un Europa unità, libera e forte».