Se la musica è un viaggio….la meta è partire - Le Cronache
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Se la musica è un viaggio….la meta è partire

Se la musica è un viaggio….la meta è partire

Il jazz all’Arena del Mare è ripartito con Paolo Fresu e i capiscuola della scuola italiana

Di OLGA CHIEFFI

La sezione jazz dell’Arena del Mare di Salerno ha avuto quale madrina e padrino, la tromba e il flicorno di Paolo Fresu, dalle straordinarie qualità, caratterizzati, da quel misterioso equilibrio che rendono inconfondibile uno stile, tra emozioni contrastanti. La tromba di Fresu, musicista a tutto tondo, sa essere pastosa, ispirata, dall’emissione sempre lucida, narrante, ma senza mai sbavature o cedimenti, divisa tra abbandono e controllo in un mix di rara flessibilità, con un suono fortemente introspettivo, ma al tempo stesso innervato da quella apollinea solarità che in fondo differenzia il suo personale lirismo sia dal tormento livido e grumoso di un Chet Baker, sia dalle asperità aggriccianti di un Miles Davis, con il flicorno, dotato di una raffinata cantabilità  carica di suono di estetizzante magia. Il musicista sardo che, in primis, ha ringraziato tutti, pubblico, amministratori e organizzatori, per il coraggio mostrati nel proporre un cartellone così lungo e variegato ed aver, così, donato a tanti artisti ancora l’emozione, il dubbio, il rischio, la scelta del palcoscenico e dell’applauso, si è presentato in sestetto con  Tino Tracanna ai sax tenore e soprano, Roberto Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Ettore Fioravanti alla batteria, formazione impreziosita per l’occasione dal trombone di Filippo Vignato. Il concerto è stato impostato sul progetto Re-Wanderlust, ovvero un’operazione di “restituzione” ai jazzofili,  proposta dalla collana “Reloaded” dell’etichetta discografica Tûk Music di un’incisione che ha segnato un momento significativo nella vita artistica dei musicisti che le hanno realizzate. Il progetto  “ReWanderlust” è certamente una gemma capace di brillare anche nel buio di tante avventure moderne. E’ stato lo stesso Paolo Fresu a spiegare l’avventura del suo quintetto: il 13 maggio del 1996 il Quintetto Italiano si esibisce nel festival internazionale Jazz à Liège, alla formazione si aggiunge il giovane sassofonista belga Erwin Vann. Il giorno successivo il gruppo entra nello studio A della Radio Televisione belga francese e incide un master live su due piste che verrà poi pubblicato dalla BMG francese nel 1997, nacque così Wanderlust il primo di una fortunata serie di cinque dischi prodotti dalla major francese che rafforzeranno il mio rapporto creativo con la Francia. Abbiamo così riassaporato live, la freschezza espressiva di brani come “Trunca e peltunta”, che rimanda a ricordi personali di Fresu – «in lingua sarda logudorese “troncare e bucare” era il segno che mio padre utilizzava per marchiare le sue pecore distinguendole così dalle altre greggi» – o ancora, tra le altre, la trascinante composizione eponima “Wanderlust”, termine inglese di origine tedesca che si riferisce al romantico desiderio di viaggiare ed esplorare il mondo, “Touch her soft lips and part” di Sir William Walton, “Simplicity” di Tino Tracanna, “Appuntamento sul treno”, con la particolare costruzione sui fiati, L’incedere sicuro, attento alle sfumature, di Fresu lo si è apprezzato tanto nei tempi medi, quanto nelle più arrembanti strutture come in “Geremeas”, una ballata concessa al trombonista Filippo Vignata e le “Favole”, raccontate dai ritmi sempre eleganti di Ettore Fioravanti, affinchè tutti possano porre le proprie esperienze al servizio del progetto. Se si gioca con gli accordi, con le singole note, sulla tastiera e come per magia quelle note diventano melodie mutevoli e multiformi, imperturbabile, invece è Zanchi che è il collante del tutto, con un lavoro poco appariscente, ma di una efficacia estrema, fondamentale per l’economia della formazione, mentre Tino Tracanna ha lasciato sempre intravedere le “fondamenta” dell’accordo, restando sedotto non tanto dalle sue estreme estensioni (che pure ha usato), quanto dalle infinite possibilità combinatorie dei suoi elementi primari, aspetto in cui il sestetto gli si è rivelato particolarmente congeniale. Insieme a Fresu ha creato soprattutto linee forti e intelligibili, con un fraseggio formato da un succedersi di unità significanti, ovvero frasi che al di là della loro collocazione nel contesto, posseggono un disegno chiaro, sia per la natura dell’interplay, sia per la pronuncia strumentale. Applausi scroscianti per tutti in un’atmosfera altamente emozionale ed emozionante.

Nell’ immagine di Francesco Truono il trombettista Paolo Fresu