Pina Ferro
Etichettava gli alunni di tre e quattro anni, con appellativi quali “scemo” o “stupido” e poi non lesinava di mollare qualche ceffone, o di strattonare gli alunni. Mortificazioni alle quali è stata messa la parola fine dal Tribunale del Riesame che, accogliendo l’appello proposto dal sostituto procuratore Elena Guarino, ha interdetto una maestra in servizio presso la scuola per l’Infanzia dell’Istituto Comprensivo “San Tommaso D’Aquino” di Salerno. L’insegnate in questione per dodici mesi non potrà svolgere attività di didattica. I metodi didattici dell’insegnante in questione, di cui al momento non si conoscono le generalità, sono emersi all’indomani di una segnalazione presentata ai carabinieri del Nucleo antisofisticazione dei carabinieri, diretti dal maggiore Vincenzo Ferrara. A rivolgersi ai militari dell’Arma era stata una mamma preoccupata, non poco, dai racconti del figlio inerenti le “punizioni” inflitte in classe dalla maestra. Raccolti i timori della donna i militari hanno cercato di fare piena luce sulla vicenda così, hanno deciso di ascoltare altri genitori. Durante la fase investigativa gli uomini della benemerita hanno raccolto ulteriori testimonianze di vessazioni che successivamente sono andate ad arricchire il fascicolo d’inchiesta aperto dal Pubblico Ministero Elena Guarino. Raccolte tutte le testimonianze e, in accordo con il magistrato sono state collocate delle telecamere in classe al fine di filmare le azioni vessatorie della maestra.Dalle immagini è stato possibile accertare la veridicità dei racconti che i piccoli avevano fatto alle loro mamme. Infatti, nei video, emerge il comportamento dell’insegnante che abitualmente faceva ricorso a frasi del tipo: «Scema, la testa non ti funziona», rivolgendosi a una bambina. Alle mortificazioni verbali seguivano anche punizioni fisiche: schiaffi, strattoni, tirate di capelli, botte in testa con le nocche della mano. Tutto è iniziato dal mese di settembre 2016. La Procura ha condiviso in pieno le valutazioni dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione. Tutti gli elementi raccolti sono stati, successivamente presentati dal magistrato, al Giudice per le indagini preliminari unitamente alla richiesta di misura cautelare interdittiva per la maestra. Il Gip, dopo aver esaminato il materiale prodotto rigettò la richiesta, propendendo solo per l’accusa di abuso dei mezzi di correzione. A questo punto il sostituto procuratore Elena Guarino ha presentato appello, avverso alla decisione del Gip a rivolgersi al Tribunale del Riesame che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso e quindi la misura dell’interdizione.