di Michelangelo Russo
Nelle ultime ore Roberto Scarpinato ha rilasciato un’intervista che lo candida, di diritto e per merito indiscutibile, al ruolo di potenziale Ministro della Giustizia nel futuro governo. E la Meloni, per mancanza di lucidità politica, ha segnato un clamoroso autogoal. Che comunque vadano le cose, anche in caso di una vittoria, mina già da adesso il futuro del suo possibile governo, qualora lei persistesse nella scelta di Carlo Nordio come Ministro della Giustizia. Meloni ha accusato la Sinistra di agitare lo spettro del fascismo per spaventare le masse; facendosi invece, lei in quattro, nel frattempo, per mandare segnali rassicuranti di moderazione ai deliri di Forza Italia e del grillismo. Sono stati segnali anche di apertura verso il mondo, operati con una accorta prudenza di argomentazioni che hanno evitato parole nello stile berlusconiano sulla politicizzazione dei giudici e sulla lottizzazione all’interno della Associazione Nazionale Magistrati. Meloni sa bene che inimicarsi la Magistratura in questo Paese porta male, e non servono corni rossi di corallo o amuleti tribali per evitare, di conseguenza, il malocchio. Ma poi, chiaramente mal consigliata, ha scelto, e ha gettato la maschera. Il nominativo di Carlo Nordio, già Procuratore di Venezia e in pensione dal 2017, ha acquistato una certa fama comparendo sovente sulle televisioni berlusconiane per attaccare soprattutto i magistrati milanesi nei momenti di massima esposizione degli stessi. Ma non solo: Nordio è stato un avversario dell’Associazione Magistrati con sfide plateali alla storica e centenaria organizzazione sindacale dei Giudici che, guarda caso, fu soppressa da Mussolini e resuscitò con la Repubblica. L’indicazione di Nordio come futuro Ministro della Giustizia non è solo un errore tattico però. E’ già di per se stessa una specie di colpo di Stato. Perché Nordio è visceralmente un nemico della dialettica democratica all’interno della Magistratura. Nordio ha una visione della Giustizia nello stile dell’ortodossia cristiana di Monsignor Lefebvre. Un sacerdozio senza concessioni alla modernità, nella cupa osservanza di una teologia fatta di regole assolute come dogmi. Nel 2001 gli riuscì di coalizzare contro le sue sparate televisive l’intera assemblea generale della Associazione Magistrati, mentre eravamo riuniti da tutta Italia nell’aula magna del Tribunale di Roma contro la paventata legge di Berlusconi sul legittimo sospetto. Nelle interviste dei giorni precedenti aveva tuonato contro il peccato mortale, (che praticamente porta all’inferno), dei giudici imbevuti quasi tutti di propaganda comunista, e quindi persecutori della libertà. Non lo fa apposta o strumentalmente: Nordio è proprio così. Guarda il dibattito politico culturale dei magistrati come un cedimento alle tentazioni del peccato della carne e della lussuria. Costume deprecabile nell’esercizio del sacerdozio togato. Il problema è che un Ministro del genere rischia di partire, con queste premesse, con un conflitto permanente con tutti i giudici, dagli esiti incerti per la democrazia. Perché il potere terribile che ha il Ministro della Giustizia è quello dell’avvio dell’azione disciplinare. Non penso a possibili ritorsioni disciplinari per manifestazioni, libere e non allineate, del pensiero dei magistrati. Nordio conosce bene la classe professionale da cui proviene: ci sarebbe, se esercitasse la caccia alle streghe, una levata di scudi immediata, a partire anche da Magistratura Indipendente, la corrente conservatrice (ma assolutamente non come Nordio!) da cui proviene, e che lo ha sostenuto però nella sua carriera.
Ma il Nordio Ministro sarà un politico, e non un magistrato: la sua sferza disciplinare, quand’anche animata da sincera convinzione di operare nel giusto, può terrorizzare quei magistrati che avessero in corso inchieste sgradite alla Destra politica ed economica. Il Ministro della Giustizia ha le armi di sterminio, ora che la legge sulla responsabilità dei magistrati è stata riformata nel 2015, in senso innovativo, nelle intenzioni del legislatore del 2015, a favore di chi volesse chiedere i danni allo Stato per presunta mala giustizia. Ma con enormi problemi e pericoli. Infatti quella legge ha eliminato il cosiddetto “filtro di ammissibilità”, che era quel giudizio preventivo di fondatezza della domanda di risarcimento presentata dal cittadino contro lo Stato per colpa professionale del Giudice. Quel filtro scoraggiava richieste di danni azzardate e prive di giuridica consistenza nel reclamare un risarcimento danni per colpa professionale. La stessa legge però ha introdotto una norma discutibile e discussa.
Già la sola presentazione della domanda risarcitoria obbliga adesso il giudice che la riceve a trasmettere subito la domanda di risarcimento, anche la più strampalata, al Procuratore Generale della Cassazione, per l’eventuale azione disciplinare. La Corte Costituzionale ha risposto l’anno scorso sulla compatibilità costituzionale di questo visibile pericolo per l’indipendenza del giudice. Lo ha fatto su impulso di una pregevole ordinanza di rimessione alla Corte, per decidere sul punto, fatta proprio dalla Prima Sezione Civile del Tribunale di Salerno. La Corte Costituzionale, con un ottimismo forse del tutto condivisibile, ha detto che non c’è alcuna paura né pericolo per i giudici per l’automatismo domanda-risarcimento e immediato invio delle carte al titolare dell’azione disciplinare.
Questo perché inviare le carte non significa automaticamente avviare subito anche l’azione disciplinare. State tranquilli, cari colleghi, ha rincuorato la Corte Costituzionale: il Procuratore Generale della Cassazione avvia nella quasi totalità di questi casi una bella archiviazione del caso. Naturalmente, a patto che sia d’accordo anche il Ministro di Grazia e Giustizia, che è l’altro titolare, per legge, dell’avvio dell’azione disciplinare. Bene, anzi benissimo! Brava la Corte Costituzionale, anche se ha risposto con un argomento empirico a un quesito puramente (e preoccupatamente) giuridico del Tribunale di Salerno.
Infatti, c’è da vedere adesso su quante future richieste di archiviazione che farà il Procuratore Generale della Cassazione, magistrato, sarà d’accordo l’ex Magistrato On.le Carlo Nordio! Temo per la serenità di tutti i giudici, se faranno questa stessa mia riflessione. Ma per Meloni il dado è tratto!
Michelangelo Russo