Scala: Terzo mandato, segno di sudditanza - Le Cronache Ultimora
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Scala: Terzo mandato, segno di sudditanza

Scala: Terzo mandato, segno di sudditanza

di Erika Noschese

«Un segno di sudditanza»: così il segretario regionale di Sinistra Italiana Tonino Scala in merito al terzo mandato, approvato dal consiglio regionale della Campania nei giorni scorsi. Scala in questi giorni ha più volte ribadito la contrarietà di Sinistra Italiana al provvedimento adottato, ad personam per favorire il presidente uscente.
Segretario Scala, il terzo mandato è ormai realtà. A votare a favore anche due consiglieri regionali di opposizione. Come legge questa decisione?
«La interpreto come un segno di sudditanza: una manifesta volontà di ingraziarsi il capo, il “monarca” di turno, perché di monarchia si tratta. Queste sono situazioni che appartengono alle corti di potere, non a un sistema democratico. Non è ironico, ma drammatico. Dopo trent’anni di strapotere, il vero responsabile non è chi calpesta il buon senso e la democrazia, ma chi glielo ha permesso, compresi quei membri dell’opposizione che ora si comportano come i due “oppositori” di cui parliamo. I monarchi giunti al termine del loro regno raramente abbandonano il trono senza resistenze, accecati dalla brama di possesso su ciò che considerano proprio, dimenticando che qui non si tratta di proprietà privata, ma di cosa pubblica».
Lei si è più volte espresso contro il terzo mandato. Secondo lei, cosa non funziona in questa scelta?
«L’aspetto più grave è l’uso disinvolto di una norma, poiché la legge nazionale era già stata recepita nel 2009 attraverso la legge elettorale regionale. Tuttavia, questo è solo un tecnicismo. La questione è innanzitutto politica. In un contesto come quello meridionale, dove il potere dovrebbe essere una questione seria e la gestione del pubblico una responsabilità cruciale, l’idea di concentrare per oltre un decennio nelle mani di una sola persona, come in questo caso per questioni vitali come la sanità, denota una preoccupante ignoranza delle dinamiche territoriali. La democrazia, infatti, è anche alternanza; senza di essa, la gestione del potere rischia di diventare mera concentrazione, ben lontana dal concetto stesso di democrazia».
Ad essere penalizzati anche i sindaci dei comuni inferiori a 5.000 abitanti. Non crede che così si rischi di penalizzare la rappresentanza territoriale, soprattutto nelle aree interne?
«Si rischia, eccome, di danneggiare la rappresentanza, ma si tratta anche di un discutibile tentativo di auto-tutela da parte di quei legislatori che aspirano a ricandidarsi. In fondo, tutto ruota attorno alla modifica della legge elettorale, che permette al presidente di ambire a un terzo mandato. È una riforma che appare lontana dall’interesse pubblico e che puzza di un mero attaccamento al potere, di una difesa di privilegi personali piuttosto che di un vero impegno politico».
Cosa auspica che faccia il governo nazionale?
«Mi auguro che il governo nazionale faccia ciò che è suo dovere: presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Sotto il profilo tecnico, questa legge appare palesemente incostituzionale, poiché si tratta di una modifica di una norma già recepita quindici anni fa e che, pertanto, non può essere ritoccata a piacimento per adattarsi a nuove convenienze politiche».
Da questa scelta il centrosinistra ne esce spaccato. Da un lato il PD che dovrà puntare su un nuovo candidato, dall’altro il presidente uscente con le civiche. Nel mezzo restano tutti quei partiti che oggi vorrebbero un campo largo. Quale soluzione propone Sinistra Italiana?
«Sinistra Italiana propone una coalizione che segni una netta discontinuità con il governo regionale degli ultimi anni. Vogliamo un’alleanza che affronti le tre macroaree in cui si è fallito: sanità, trasporti pubblici e urbanistica. È il momento di costruire un programma che ridia speranza a questo territorio, partendo dalla coalizione nazionale di AVS, PD e Movimento 5 Stelle. Ritengo che nelle prossime ore sia essenziale convocare il tavolo regionale e iniziare a lavorare su una proposta concreta per gli elettori. Solo così sarà possibile individuare una figura apicale che rappresenti realmente questa nuova idea di Regione».
Teme che con un centrosinistra spaccato il centrodestra avrà gioco facile?
«Francamente, il gioco messo in atto negli ultimi anni da chi ha governato questa regione è stato tutto tranne che centrosinistra: era qualcosa di indefinito, già orientato verso posizioni borderline che lambivano la destra. La storia dei governi a guida De Luca, a Salerno e in Campania, parla chiaro. Io credo invece che il centrosinistra, se lavorerà con compattezza, potrà davvero parlare alla società civile, a quel mondo dell’associazionismo e del volontariato che da tempo chiede una svolta. Se lavoriamo in modo credibile e unito, costruendo un programma in grado di rispondere ai bisogni di questo territorio, potremo presentare una coalizione solida e realmente alternativa, capace di guidare la Campania verso il cambiamento».
Omicidio Vassallo, svolta importante nelle indagini: forse si è davvero ad un passo dall’ottenere giustizia e verità per il “sindaco pescatore”…
«Dopo quattordici anni di depistaggi, inganni e false piste, finalmente quattro persone sono state arrestate per l’omicidio di Angelo Vassallo. È un passo importante ma intriso di amarezza, soprattutto per la lunga attesa. La vera indignazione, tuttavia, viene dalla scoperta che tra i fermati ci sono due uomini in divisa, rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri. Una divisa che dovrebbe incarnare i valori dello Stato, del dovere e della giustizia, e che qui, invece, si è macchiata del più profondo tradimento. Mi auguro che giustizia sia fatta rapidamente, a memoria di un uomo a cui, quattordici anni fa, ho dedicato un libro al Sindaco Pescatore, pubblicato pochi giorni dopo la sua tragica scomparsa. Ora, più che mai, è necessario dare un segnale forte per riaffermare la legalità».

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