Capaccio, altra tegola per Alfieri - Le Cronache Ultimora
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Capaccio, altra tegola per Alfieri

Capaccio, altra tegola per Alfieri

Per Alfeiri e la sua amministrazione all’orizzonte c’è un’altra tegola giudiziaria, già in mano alla Corte dei conti su input della procura di Salerno. Una vicenda che però non risparmia né la Provincia né la Soprintendenza. E resta il mistero del fascicolo in mano alla Procura, misteriosamente introvabile. E’ toccato ancora una volta al procuratore capo Borrelli, su sollecitazione delle parti interessate, rimuovere dalla polvere le corpose denunce che apparentemente erano state silenziate nel tempo. La vicenda riguarda un parco storico di Capaccio, chiamata “La Collinetta” di grande valore storico e paesaggistico, che rischia di diventare una clamorosa a speculazione edilizia. Progetto cui Provincia (Presidente Alfieri) e Soprintendenza hanno dato il via libera pur esistendoci dei vincoli. Lo si evince dalla relazione della Guardia di Finanza presentata al procuratore D’Alitto. Tutto nasce da una denuncia presentata da Gerando Fasolino, ex sindaco e consigliere comunale di Capaccio, che – si legge nella nota- con gli atti deliberativi consiliari si “consentiva, contrariamente alla vigente normativa, di trasferire in proprietà a titolo gratuito e senza gara di evidenza pubblica beni immobili comunali alla parrocchia S. Vito martire di Capaccio. Cessioni effettuate con atto notarile dal presidente Alfieri: il complesso costituito da due fabbricati collegati tra loro a mezzo porticato, e di un terzo manufatto a debito a campanile. Il diritto di superficie per anni 99 dell’area verde compresa nel parco urbano.
Nell’interrogatorio sostenuto davanti ai finanzieri, impegnati nelle indagini di rito, Fasolino confermava che la legge demaniale prevede la trasferibilità di beni comunali solo a titolo oneroso e con limite dei 50 anni. Inoltre gli ampliamenti edilizi sulla chiesa di Sam Vito e previsti nelle delibere comunali mal si conciliano con le imposizioni del regolamento urbanistico comunale che consente solo interventi conservativi o di risanamento. Inoltre per le aree della Collinetta il Comune sta ancora pagando allo Stato i canoni arretrati delle concessioni per l’uso di queste aree ed è stato chiamato in giudizio tanto da dover pagare, dopo una transazione giudiziale, 400mila euro in dieci anni. In parole povere nel 2016 il parroco don Donato Orlando chiedeva il trasferimento dei beni e contestualmente un incremento di superficie da destinare a uffici pastorali ed attività pastorali e l’area verde per realizzare aree per attività ludico sportive. Poi una serie di delibere a partire dal 2018 fino a giungere al consiglio comunale dello scorso 19 marzo in cui, ignorando la relazione della Guardia di Finanza che avvisava della intrasferibilità del bene, della inedificabilità delle aree oltre che un danno erariale, si approvava una variante al Prg e conseguente progetto che prevede l’abbattimento e la ricostruzione (per fare case?), mistificando l’indice di un parco urbano che è zona inedificabile.
Eppure nella relazione della Guardia di Finanza si legge di “condotta dell’amministrazione comunale decisamente censurabili e atti determinativi di danni patrimoniali. Infatti  il trasferimento a titolo gratuito dei beni, motivato da una irrilevante valorizzazione degli stessi, ha consentito di aggirare maldestramente le normative e le procedure, configurando atti giuridici agevolmente annullabili. Per la Guardia di Finanza è sostenibile che il Comune di Capaccio non potesse cedere i beni con la donazione perché la perdita di cespiti immobiliari non è stata adeguatamente compensata da una partita di carattere finanziario. Infine si legge che le opere di ampliamento volumetrico previste nella delibera del 2018 non sono ammissibili con il regolamento edilizio di Capaccio. Il rapporto è molto chiaro, la Procura di Salerno ha inviato agli atti alla Corte dei Conti per il possibile danno erariale: quando si interviene per restituire il bene alla gente di Capaccio?