Di Adriano Falanga
Nessuna sospensiva al decreto di scioglimento, il Tar del Lazio rinvia e fissa l’udienza al 28 febbraio 2018. Fumata grigia dai giudici amministrativi alla richiesta presentata da ex consiglieri e assessori dell’amministrazione sciolta per infiltrazioni criminali. La prima sezione del Tar del Lazio, presidente dottoressa Rosa Perna, consiglieri Ivo Correale e Roberta Cicchese, ha intimato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Interno, Ufficio Territoriale del Governo – Prefettura di Salerno, Comune di Scafati, Presidente della Repubblica Italiana, non costituiti in giudizio, nonché alla commissione straordinaria, neanche questa costituita in giudizio, il deposito di tutti gli atti e documenti in base ai quali è stato emanato il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Scafati e, in particolare, delle relazioni della Commissione ispettiva incaricata degli accertamenti e del parere del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, in versione integrale e privi di “omissis”, e fermo il rispetto delle cautele imposte dalla natura classificata del testo che l’Amministrazione è tenuta ad osservare. Scrivono i giudizi nella sentenza <<Considerato che, nel bilanciamento con l’interesse pubblico e per la necessità di verificare le posizione delle parti alla luce dell’esame della documentazione nella sua integralità di contenuto, le esigenze della parte ricorrente siano tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito>>. Tre i legali a cui si sono rivolti gli alibertiani, Felice Laudadio, Roberto De Masi e Brigida Marra, che è anche ricorrente.
Firmatari sono gli ex consiglieri di maggioranza e parte della Giunta, i quali si sono anche autotassati per coprire i costi: Diego Chirico, Giancarlo Fele, Annalisa Pisacane, Antonio Fogliame, Nicola Acanfora, Teresa Formisano, Carmela Berritto, Brigida Marra, Dalila Borriello, Diego Del Regno, Domenico Casciello, Alfonso Pisacane, Francesco Vitiello, Michele Raviotta, Antonio Pignataro, Virgilia Fogliame, Laura Semplice. All’esposto in extremis si è aggiunto anche, ad audiuvandum, il capitano della Polizia Municipale Antonio Cavallaro, a sua volta citato nel decreto di scioglimento per la sua attività nel settore urbanistico. A difenderlo l’avvocato Ippolito Matrone, figlio dell’ex responsabile all’Urbanistica di Palazzo Mayer, Andrea. A spingere gli alibertiani al ricorso non solo gli omissis del decreto, ma anche la “tutela del diritto di elettorato”, o meglio un atto dovuto rispetto ai propri elettori, <<che sono la maggioranza degli scafatesi>> come spiegava la Marra. Seppur non è noto il contenuto dell’esposto, alcuni dettagli li ha pubblicamente scritti l’ex sindaco (che non ha sottoscritto l’esposto) e riguardano presunte inesattezze e imprecisioni contenute nella relazione del Prefetto Salvatore Malfi.
Salvati: “ennesimo bluff giuridico amministrativo”
<<Ho assistito per mesi in doveroso silenzio a falsi proclami di rivincita da parte di liberi cittadini senza alcuna veste pubblica che hanno attaccato ripetutamente le Istituzioni e i suoi degni rappresentanti con falsi populismi di basso profilo facendo leva sulle difficoltà dei cittadini. Oggi arriva l’ennesima conferma di un bluff giuridico-amministrativo perpetuato ai danni di una città portata al dissesto economico e morale da una classe politica ormai in quiescenza che farebbe meglio a meditare sulla grave eredità lasciata alla triade commissariale chiedendo scusa alla città>>. Così l’ex consigliere comunale di Fratelli D’Italia, ed ex candidato sindaco, Cristoforo Salvati. <<L’unica speranza di una ripresa economica e morale della Città passa attraverso l’operato dei Commissari, che stanno lavorando intensamente per riparare le falle di un Titanic che già da tempo aveva perso la rotta giusta>>.
DEL REGNO: “leso il diritto di difesa dei ricorrenti”
L’ordinanza del Tar del Lazio è molto breve e sintetica. A quanto pare però si presta politicamente a due letture diverse. Un bluff secondo Salvati, una mezza vittoria secondo l’alibertiano, nonché avvocato, Diego Del Regno. <<La situazione è questa. Il Tribunale ha semplicemente detto che non può decidere senza la documentazione completa che non è mai stata fornita dagli inquirenti alla città intera. Quindi è stato ordinato al ministero il deposito integrale degli atti. Ad oggi risulta leso il diritto di difesa dei ricorrenti>>. Atti che molto probabilmente potranno essere presi in visione dai legali, ma non acquisiti, considerato che sono anche atti processuali della delicata indagine “Sarastra”, condotta dalla DDA di Salerno.