Scafati. Nessuna confisca di beni e non ci sarà neppure la libertà vigilata: respinte le richieste per ill 63enne Giulio Cesarano imprenditore nel campo delle pompe funebri al quale la Dda di Salerno aveva contestato (attraverso il sequestro preventivo) il trasferimento fraudolento di valori in seguito a una situazione di sproporzione tra il patrimonio e la capacità reddituale ritenendolo anche soggetto pericoloso. “L’assoluzione presso il Tribunale di Torre Annunziata (perchè il fatto non sussiste, ndr) esclude la partecipazione alle operazioni del clan D’Alessandro da parte di Cesarano e i suoi familiari: non si può quindi non essere d’accordo con quanto stabilito in una sede penale diversa da questa”. E’ il passaggio principale (contenuto nelle 78 pagine di decreto) della motivazione con cui il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Salerno (presidente Cristina De Luca, a latere Dolores Zarone e Rosaria De Lucia) ha rigettato le richieste della Procura Antimafia accogliendo la tesi del difensore di Cesarano, avvocato Agostino Allegro. La Procura Antimafia a carico dell’imprenditore aveva chiesto anche una misura cautelare personale (la sorveglianza speciale) con istanza ugualmente respinta dal collegio dei giudici. Sotto chiave erano finite quote societarie e un terreno agricolo che si trova nel territorio di Scafati per un valore di oltre 250mila euro. Ad eseguirle il sequestro a gennaio erano stati gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia su decreto emesso dal Tribunale di Salerno su richiesta della Procura guidata da Giuseppe Borrelli. Secondo la pubblica accusa “era stata rilevata una sproporzione tra il patrimonio e la capacità reddituale del ‘proposto’, indiziato del delitto di trasferimento fraudolento di valori”. Tutto sarebbe nato prima della sentenza del processo finito con le assoluzioni a carico della famiglia Cesarano per la quale i giudici del Tribunale di Torre Annunziata ravvisarono che non c’era nessun patto con il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia ma la magistratura inquirente un mese prima del verdetto (a febbraio del 2023) chiese il sequestro dei beni per Giulio Cesarano ritenendo il profilo dell’imprenditore “socialmente pericoloso”. Trenta giorni dopo invece i giudici del tribunale di Torre Annunziata decisero per un’assoluzione piena per tutti gli imprenditori coinvolti. A giudizio oltre Giulio Cesarano, c’erano il fratello Alfonso Cesarano ritenuto il re delle pompe funebri nelle province di Napoli e Salerno i cugini Saturno e Alfonso Cesarano, il nipote e un’altra persona tutti assolti perchè il “fatto non sussiste” per i capi di imputazione relativi all’intestazione fittizia delle quote della società per aggirare le misure di natura patrimoniale e il sequestro dei beni disposto dalla magistratura nel corso delle indagini datate 2019. Inoltre gli stessi giudici del Tribunale torrese avevano disposto anche il dissequestro delle quote societarie dell’Impresa funebre Cesarano srl e dell’intero patrimonio sottoposto a sequestro per un valore di circa sette milioni di euro. Da ricordare che nel corso delle indagini i coinvolti nell’inchiesta della Dda di Napoli avevano avuto pesanti ripercussioni giudiziarie in particolare chi era ritenuto a capo dell’impresa di famiglia e anche colui che (sempre secondo la Dda partenopea tesi poi smontata dal collegio degli avvocati e dai giudici) con il suo operato avrebbe reimpiegato soldi di provenienza illecita agevolando i clan. Ora in base a quella sentenza e dopo il ricorso presentato da Agostino Allegro, il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Salerno ha chiarito la posizione di Giulio Cesarano restituendo quanto gli era stato sottratto decidendo di non confiscare i beni. Soddisfazione e gratitudine da parte di Giulio Cesarano “verso quei magistrati che dopo anni di sofferenza personale e familiare hanno riconosciuto con correttezza il mio lavoro e quello della mia famiglia. Si torna a vivere con rinnovata fede e con l’impegno di un tempo”, dice Giulio Cesarano.
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