di Mario Rinaldi
L’amministrazione Alberti sembra avviarsi al tramonto sempre più rapidamente. E’ notizia di queste ore che si stanno raccogliendo le firme per una mozione di sfiducia. Il sindaco Pasquale Aliberti risulta essere sempre più debole ed isolato anche all’interno della sua maggioranza. “Ormai – dichiara il consigliere dissidente, Gennaro Avagnano – il primo cittadino sembra un uomo solo al comando più alle prese con i post sui social che con la capacità di tenere salda la sua maggioranza in crisi da mesi. A pagare questo disorientamento è soprattutto l’equilibrio consiliare che lo ha portato nei due precedenti consigli comunali a non avere palesemente i numeri per governare”. A quanto pare, quindi, nei prossimi giorni si potrebbe raggiungere il quorum delle 13 firme da parte di altrettanti sottoscrittori per presentare ufficialmente la mozione di sfiducia. Aliberti sui social sembra ostentare sicurezza, ma nella realtà la situazione di sta sfuggendo di mano, sottovalutando i malumori della sua maggioranza, il che potrebbe portare presto la città di Scafati al voto nella prossima primavera chiudendo la terza esperienza dell’attuale sindaco. “Presto in Consiglio per Bilancio e Sfiducia. Spero di avere ancora al mio fianco chi mi stima altrimenti la parola agli Scafatesi”: questo il post pubblicato ieri pomeriggio sul profilo social di Aliberti, che poi, entrando nel dettaglio, ha spiegato l’attuale situazione politica. “A seguito degli attacchi avuti da una parte dell’opposizione – spiega il sindaco – che mi invita a dimettermi dicendo che non c’è più e non esiste più una maggioranza, a seguito delle firme che si stanno raccogliendo per una possibile mozione di sfiducia ho ritenuto opportuno chiarire la mia posizione. Non sono legato alla poltrona, nel corso di un processo giudiziario, con coraggio e consapevolezza sono salito sul palco per dire alla Città che avrei assunto ogni responsabilità per far rinascere Scafati e che avrei voluto e sperato di avere una squadra che andasse nella stessa direzione. Mi sono presentato agli Scafatesi con un programma elettorale analitico delle cose da fare e dopo 18 mesi porto dentro la soddisfazione di quanto abbiamo prodotto fino a questo momento”. “La possibile sfiducia da parte dei consiglieri comunali – spiega bene Aliberti sul punto – è prevista dalla legge volendo o nolendo. Nonostante la Città mi abbia votato in modo assolutamente democratico. Non sono legato alla poltrona e credo che, avendo la possibilità di poter approvare il bilancio entro il 28 febbraio, si sta lavorando per produrre il miglior documento unico di programmazione DUP nel quale è contenuto anche il triennale delle opere pubbliche ed un bilancio che ci porti fuori dal piano di riequilibrio definitivamente ma che non sottragga le opere pubbliche materiali ed immateriali che abbiamo dimostrato di poter e saper realizzare per essere orgogliosi della città nella quale viviamo”. “Nessun attacco ai consiglieri comunali eletti nella maggioranza nessun attacco ai consiglieri comunali eletti all’opposizione – conclude il primo cittadino – Ragionare, discutere trovare sintesi, credo che sia la cosa più giusta se davvero si vogliono fare gli interessi del paese. Quando tutto questo non è più possibile perché l’interesse personale prevale sull’interesse complessivo il sindaco si dimette. Quello che mi avevano chiesto di fare. Ma io non ho mai fatto prevalere l’interesse personale su quello complessivo. Così vale anche per ognuno dei consiglieri comunali con i quali ci siamo scontrati, abbiamo discusso poco o molto, con i quali condividiamo la stessa visione della città, pur avendo alcune divergenze con altri. L’importante è che al centro del ragionamento ci sia sempre la città che diciamo di amare. Comunque vada io ci ho messo l’anima”. Un post dal quale emerge una sorta di rassegnazione, che suona come un’anticipazione di un film già visto. Come quello del 2023, quando nel gennaio di quell’anno, i consiglieri di Scafati, con le stesse modalità, mandarono a casa l’allora sindaco Cristoforo Salvati, per tornare poi alle urne, dalle quali risultò vincitore proprio Pasquale Aliberti. Dissidi interni, sostenibilità finanziaria dell’ente, ombra della corte dei Conti sono il fulcro del documento che si sta sottoscrivendo, ragioni che se troveranno condivisioni potrebbero essere la pietra tombale di questa amministrazione nata appena un anno e mezzo fa.





