Di Adriano Falanga
“La parola d’ordine è ricostruire. Scafati e gli scafatesi sono più forti di un pessimo, il peggiore della nostra storia, ex sindaco”. E’ la ricetta di Michele Grimaldi, già leader nazionale dei Giovani Democratici, e consigliere più votato del centrosinistra nel 2013: quasi 500 voti con la lista “Primavera Non Bussa” a supporto del piddino Vittorio D’Alessandro, a cui poi Grimaldi è subentrato in Assise. “Efficienza e trasparenza della macchina amministrativa, controllo del territorio, manutenzione, attenzione costante ai bisogni dei più deboli e alle opportunità dei più meritevoli. Per farle un esempio, sa che questa amministrazione quest’anno si era dimenticata anche di sollecitare l’ASL a compiere la derattizzazione e la disinfestazione estiva? E poi serve rilanciare Scafati, assegnarle una missione, renderla una città europea in grado di attirare flussi di persone e di investimenti: cultura e vocazione produttiva, riqualificazione urbanistica e filiera dell’eccellenza mi paiono le strade da seguire” le priorità dell’esponente democratico. Una delegazione del Pd incontrerà il prefetto Saladino, anticipa Grimaldi: “Al Commissario chiederemo discontinuità, che nel concreto significa tornare a dare priorità all’ordinaria amministrazione e ai bisogni reali dei cittadini: emergenza sicurezza, problema traffico, questione ambientale, opportunità culturali, sostegno alle attività commerciali e produttive. Credo, inoltre, occorra imparzialità ed efficienza della macchina amministrativa: per questo l’azzeramento di tutti i CdA delle miste, a partire dall’ACSE, e la revisione dei contratti con Geset e Publiparking mi paiono scelte urgenti”. Teme lo scioglimento l’ex consigliere comunale: “Decideranno gli organi competenti. Temo però, purtroppo per la nostra città, che con un ex sindaco sul quale pende una richiesta di arresto per camorra lo scioglimento sarà l’esito definitivo di questa stagione amministrativa: l’ultimo postumo grave danno che il dottore Aliberti arreca alla nostra comunità e al suo futuro”. Nel 2013 è stato a lungo indicato come papabile candidato sindaco, è finito secondo alle primarie. Oggi potrebbe ritornare su quei passi? “Sono onesto. Vivo dal 2012 in apnea, da quando nel silenzio e nell’omertà generale assieme ai meravigliosi ragazzi di PnB montammo un palco a Piazza Veneto e squarciammo il silenzio che vigeva in città, facendo nomi e cognomi, urlando che il re era nudo. Questo è costato grossi sacrifici in termini di affetto, tempo, preoccupazioni alla mia famiglia e alle persone a me più vicine – ricorda Michele Grimaldi – Per questo adesso, per me come per la città, è il tempo di respirare, riflettere, studiare, progettare. Ogni decisione, anche la ricandidatura al consiglio comunale, la vaglierò nei prossimi mesi. Per il momento sono orgoglioso di aver provato a svolgere bene il mio lavoro: in meno di un anno in consiglio ho prodotto oltre quaranta atti ufficiali tra mozioni, interpellanze, interrogazioni, proposte. E per chi fa politica fare il proprio dovere è la cosa più bella”. Possibile ancora il voto in primavera però, e il Pd, come gli altri partiti e movimenti, comincia a guardarsi attorno. Un profilo del candidato ideale deve essere ancora tracciato, sono molte le anime e gli animi divergenti in un partito di ampio respiro come il Pd. Potrebbe valere il detto “tutti sono utili ma nessuno è indispensabile”, e ai margini vi è sempre la corazzata economica delle famiglie Marano e Scarlato.
“Credo che non sia il tempo dei nomi, ma dei progetti. Per quanto mi riguarda lavorerò per la costruzione di un centrosinistra largo, innovativo, progressista, che segnali una discontinuità netta verso la precedente amministrazione ma anche verso vecchie e sbagliate abitudini del mio campo. Non servono protagonismi personali, o sommatorie di nomenclature o famiglie: alla città serve una squadra, una mente collettiva, e idee e proposte moderne di governo e di cambiamento. E’ finito il tempo della nostalgia – ribadisce Grimaldi – credo debba venire quello nel quale si possano finalmente liberare e rendere protagoniste tante energie diffuse e troppo spesso inascoltate. Il candidato Sindaco dovrà essere né uomo né donna, né giovane né anziano: ma incarnare questo spirito”. Non si sbottona, è chiaro, però un nome di “rottura” con il passato, con le nostalgia citate dal piddino, potrebbe essere anche quello, in salsa rosa, di Margherita Rinaldi, segretaria della locale sezione democrat. “Credo che Margherita abbia ben svolto, con coraggio e determinazione, il compito di guidare un partito che usciva da una pesante sconfitta elettorale e da un commissariamento. La stessa presenza di una organizzazione giovanile forte e ben strutturata è un segno di vitalità importante per il partito. Al prossimo congresso cittadino, che si terrà assieme a quello nazionale, discuteremo e decideremo assieme come proseguire questo lavoro”. Questo significa che ogni ragionamento concreto è rinviato a dopo il congresso, che sancirà la nuova linea politica del partito, e soprattutto i nuovi “capibastone”. Sulla città pesa però l’eredità di Aliberti. “Solo macerie, come l’enorme buco al posto del mai realizzato polo scolastico. Spreco dell’opportunità dei fondi europei, un sito di stoccaggio in pieno centro cittadino, l’assenza di una rete fognaria nonostante tre inaugurazioni, la chiusura dell’ospedale, il fallimento delle politiche sociali, case popolari allegramente occupate da abusivi e da pregiudicati, un bilancio dell’ente in pre-dissesto, l’assenza completa di regole e cura del territorio: solo per fare alcuni altri esempi – continua ancora Grimaldi – Ma la principale colpa del dottore Aliberti mi pare quella di aver diviso la nostra comunità, di averla continuamente spremuta per le sue continue campagne elettorali, di averla svenduta sull’altare dei suoi interessi familiari, economici, politici”.