Di Adriano Falanga
Rivive il centro storico, una volta l’anno “resuscita” il quartiere Vetrai e una gran fetta di scafatesi scopre per la prima volta che quello che viene chiamato “ghetto degli extracomunitari” è in realtà un bellissimo, quanto suggestivo e pittoresco labirinto di vicoli e viuzze, cuore pulsante della città. Il quartiere nasce tra fine 700 inizi 800, il nome esatto è “Vitral”, dalla vetrificazione della superficie interna dei recipienti di terracotta, utilizzati sia per alimenti che per il bucato. La voce popolare l’ha poi “storpiato” in “Vetrai”. A risuscitare il quartiere e restituirgli l’antico quanto merito splendore è il presepe vivente organizzato dalla comunità parrocchiale della chiesa patronale di Santa Maria delle Vergini, guidata dal parroco Don Giovanni De Riggi, e sostenuto anche dal contributo economico dell’amministrazione comunale. L’ingresso è libero, e dietro il successo di questo evento oramai annoverato tra i classici natalizi dell’agro nocerino sarnese, giunto alla sua ottava edizione, c’è il lavoro di decine di famiglie e comitive di ragazzi. Trenta le scene, riproducenti le antiche botteghe, ambientate in ambienti d’epoca. Prendono così vita i bassi e le vecchie abitazioni ad un solo ambiente con bagno esterno ad uso dell’intero vicolo, cucine in muratura, tipici dell’800. Un evento riuscito, molto amato dagli scafatesi, e apprezzato dalle migliaia di visitatori che provengono dalle città limitrofe. La prima serata di lunedi 26 dicembre ha visto la partecipazione di circa 5 mila visitatori. Il presepe ritornerà ogni sera dalle 17 alle 21 fino al 29 dicembre. Il successo? La passione e dedizione di organizzatori e figuranti, senza nessun scopo di lucro, anzi, i prodotti cucinati e offerti al momento sono frutto della generosità di quelle famiglie che con puntualità ogni anno si dedicano a riprodurre la propria scena. E così troviamo l’Azione Cattolica dividersi tra il palazzo di Erode e la locanda, mentre altre intere famiglie ricostruiscono l’angolo dei pastori, del mercato, le filatrici, le lavandaie, il vinaio, i magi e la caratteristica grotta della Natività. “Otto anni fa, come quest’anno, don Giovanni De Riggi mi parlò di valorizzare il centro storico e di tenere alto, nella tradizione, le nostre origini, la nostra cultura, la nostra fede – ricorda sulla sua pagine social l’ex sindaco Pasquale Aliberti – Anche quest’anno è aperto il grande presepe vivente, grazie all’impegno di una bellissima comunità come Scafati. Vedere queste immagini è emozionante ma soprattutto ti lascia nel cuore le cose straordinarie che con passione hanno reso Scafati migliore grazie ad un grande lavoro”.
Probabilmente l’unico vero evento entrato nella tradizione socio culturale della città, ancora più probabilmente perché senza interessi di parte, sia economici che politici. Tutto questo è avvertito dai visitatori, disposti a farsi anche un’ora di fila per poter entrare. “Stupendo, vivo a Scafati da sempre, ma neanche conoscevo questi angoli, abituato a non passare per questo posto” così un anziano con in braccio il nipotino. Eppure, nonostante la massiccia presenza di extracomunitari e famiglie non propriamente abbienti, i residenti sono parte attiva della riuscita della manifestazione. Tutti qui fanno la loro parte, anche semplicemente accettando che le finestre e le porte di casa siano “oscurate” per qualche ora, oppure “invasi” da migliaia di persone. “Presepe incantevole, molto curato nei particolari, personaggi ben vestiti, e ottima accoglienza. Brava Scafati” ripete Giacomo, con un gruppo di amici proveniente dalla vicina Angri. E su Facebook è un susseguirsi di foto, soprattutto per la gioia di quei scafatesi che oggi vivono lontano. “Sono i posti in cui sono cresciuta – scrive la signora Lisa dal nord Italia – allora Scafati c’è, non è solo traffico e mala politica”. Ha ragione, Scafati e gli scafatesi ci sono, è la politica che purtroppo è assente. Suggestiva anche l’entrata da piazzetta Sansone, fino a pochi anni fa discarica a cielo aperto e oggi diventata uno scorcio molto pittoresco, grazie all’auto determinazione dell’associazione Scafati Futuro e Sociale. I soci, tutti residenti in loco, hanno a proprie spese contribuito al recupero della piazzetta. L’albero natalizio è stato unanimemente riconosciuto come più bello di quello posto dall’ex amministrazione in piazza Vittorio Veneto.
“RECUPERIAMO I VETRAI”
“Perché si riscopre il nostro centro storico solo per 4 giorni all’anno? Perché’ quello stesso centro storico è stato abbandonato e costretto a diventare un “ghetto”? Chi ha voluto questo? Se un paese vive, vive in virtù delle sue memorie e della valorizzazione di esse e Scafati potrà rinascere solo se rivalorizziamo le sue memorie storiche, quelle che ancora esistono: quartiere Vetrai e Villa Comunale. Purtroppo, dopo questi 4 giorni, quel quartiere, che oggi ospita il presepe, ritornerà nell’oblio più profondo e nella dimenticanza di tutti”. Una lunga disamina, disarmante per la verità che contiene. E’ l’appello di Domenico Pedone, ma rispecchia in pieno l’opinione di migliaia di scafatesi che in queste ore stanno ripercorrendo i Vetrai. Scafati è l’unica città che non ha saputo, o forse voluto, investire sulle sue risorse naturali. Decine di milioni di euro di fondi Piu Europa investiti in lunga parte a rifare il manto stradale e creare piccole piazzette alcune delle quali già in precarie condizioni d’uso. Eppure sono anni che si parla di riqualificare e rivalutare il quartiere Vetrai. Nel 2013, l’allora ricandidato sindaco Pasquale Aliberti scriveva sull’opuscolo del suo programma elettorale, a proposito del Piano di Recupero Quartiere Vetrai: “Il Piano di Recupero, fortemente voluto dall’amministrazione Aliberti darà la possibilità di riqualificare una parte di territorio oggi fortemente degradata. Negli anni infatti, per la rigidità delle norme urbanistiche generali, superabili solo con un piano mirato che però purtroppo mai è stato approvato, la parte più antica della città è diventata pian piano sempre più degradata, fatiscente, abbandonata a se stessa. Ciò ha contribuito all’insediamento di intere comunità extracomunitarie che hanno letteralmente invaso il centro storico. Nel nuovo Piano di Recupero, con coraggio ma anche con estrema praticità, sono stati previsti molteplici interventi, tra i quali i cambi di destinazione d’uso dei piani terra, per favorire l’incremento di attività commerciali e ricettive, gli abbattimenti con ricostruzione degli immobili ormai fatiscenti e pericolanti, l’accorpamento di volumetrie sparse nelle varie corti consentendo la creazione di nuovi spazi pubblici, più altri interventi minori. Non saranno consentiti interventi speculativi, quanto piuttosto si intende favorire l’intervento del singolo privato sul proprio immobile, al fine di riqualificare un’area importantissima che merita di essere valorizzata”. Ma il tutto è rimasto nel libro dei sogni.