Scafati. Il commento: Montemurro vs Aliberti, divagazione di "Zenigata" e "Lupin" - Le Cronache
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Scafati. Il commento: Montemurro vs Aliberti, divagazione di “Zenigata” e “Lupin”

Scafati. Il commento: Montemurro vs Aliberti, divagazione di “Zenigata” e “Lupin”

Di Adriano Falanga

Acciuffare Lupin è sempre stato il suo desiderio più grande. L’ispettore Zenigata è stato, con il celebre ladro francese, il protagonista della serie di cartoni animati che ha spopolato negli anni 80/90. Zenigata è ritratto come un personaggio sfortunato ma oltremodo testardo e coraggioso. Lupin è il perfetto “ladro gentiluomo”, che nella sua spavalderia sfida quotidianamente l’ordine precostituito. Il poliziotto lo insegue da così tanto tempo che alla fine Lupin ci si affeziona, lo chiama affettuosamente “Zazà”, e quando non se lo ritrova alle calcagna si preoccupa. Quando Lupin finge la sua morte, Zenigata all’inizio non gli crede, ma quando il “nemico” non si sveglia, lui diventa disperato e piange copiosamente dicendo che lui gli voleva bene ed era il suo unico amico, senza di lui la sua vita non ha più uno scopo. La nostra è una libera ironia, e volendo estremizzare quando accade dal settembre 2015 ad oggi, i personaggi sembrano incarnare, in salsa satirica, Pasquale Aliberti e Vincenzo Montemurro. Con il primo convintamente persuaso che l’ex sindaco vada arrestato, e il secondo di essere al di sopra di ogni accusa. Ecco, forse è qui che le due storie si separano, perché Lupin era un ladro, simpatico certo, ma consapevole di esserlo. Era per questo che rispettava profondamente “Zazà”, perché lo riteneva un antagonista corretto, sapendo che le manette sventolate erano meritate, e l’ispettore faceva semplicemente il suo lavoro. Entro settembre, a due anni dal primo avviso di garanzia consegnato all’allora sindaco da Montemurro in persona, dovrà essere avviato il processo, perché, doveroso ricordarlo, ad oggi Pasquale Aliberti è formalmente un indagato, un uomo libero, non ancora imputato.

Vincenzo Montemurro1-PASQUALE-ALIBERTINel frattempo che lo diventi, tutto è andato avanti. Il Comune è stato sciolto e commissariato, la città è finita indietro, cadendo in una crisi economica senza pari. E su questa, le eventuali responsabilità, indipendentemente dai titoli di giornali e dalle dichiarazioni politiche, dovranno essere accertate dalla Corte dei Conti, che pure ancora non è ufficialmente intervenuta. E poi c’è la Regione, mai così lontana dalla città. Enzo De Luca rischia di essere il primo “avversario” del Partito Democratico scafatese, la sua inerzia istituzionale rischia di portare via molti più voti di quanto possa fare il centrodestra unito (semmai si riunisse). Gli scafatesi ad esempio saranno presto chiamati a pagare anche una quindicina di milioni di euro, più interessi, prodotti dal naufragio (ma è mai partito?) del Piano di Insediamenti Produttivi di Cappella. Si parla di accordi, sconti, riduzioni, lacrime e sangue eppure a nessuno viene in mente forse la soluzione più giusta: finanziare l’opera e farla partire. E in questo, ha colpe in egual misura sia Stefano Caldoro che Enzo De Luca. Ma in Regione le istanze degli scafatesi non sono rappresentate, e nessuno li rappresenta anche in Parlamento. Però in tanti, forse in troppi, sono venuti da queste parti a chiedere voti. Monica Paolino permettendo.