Di Adriano Falanga
Le denunce si fanno, non si annunciano. E così un gruppo di residenti, a dire il vero pure pochi rispetto alle centinaia che vivono il disagio della puzza proveniente dal sito di stoccaggio della Helios, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore. La questione sembrava essere scemata soltanto per la pausa feriale, ma le attività dell’azienda che stocca e lavora rifiuti di ogni genere non sono certo rallentate, e la puzza proveniente dalle tonnellate di rifiuti stivati ha accompagnato le calde serate estive di chi non è partito per le vacanze. Sono cinque i firmatari dell’esposto, datato 29 luglio e tutti residenti in via Galileo Ferraris, dove ha sede l’azienda. “L’impianto in questione sorge nelle immediate vicinanze del centro abitato e solo una strada di circa due metri di larghezza separa le abitazioni dal muro di confine della Helios – si legge nell’esposto – dalle nostre abitazioni sono visibili grossi cumuli di rifiuti il cui smaltimento non avviene secondo un criterio di rotazione celere, determinando depositi incontrollati di rifiuti che provocano odori e miasmi nauseabondi e pericolosi”. Non solo la puzza è denunciata dai residenti, ma anche il pesante flusso di mezzi pesanti che di buon mattino agita via Ferraris. Gli stessi compattatori pieni di rifiuti provenienti da ogni dove, più volte fotografati mentre perdono copiosamente del liquido, con ogni probabilità percolato, direttamente sul manto stradale. Una lunga fila di mezzi pesanti in sosta su strada pubblica, che oltre a inquinare, crea pericoloso intralcio alla regolare circolazione veicolare. “I disagi derivanti impediscono ai nostri bambini di vivere la loro infanzia di gioco all’aria aperta ed acuisce il senso di paura e preoccupazione di noi genitori per gli evidenti rischi a cui sono esposti – continua la denuncia dei residenti della zona, in piena contrada Cappelle – siamo esasperati perché l’odore nauseabondo costante sta provocando il diffondersi di allergie e difficoltà respiratorie, specie nei bambini e negli anziani, senza contare che la manipolazione di rifiuti di diversa e sconosciuta natura, nelle esalazioni ed inalazioni continue, potrebbero comportare un aumento di patologie di natura oncologica e respiratoria”. Puzza, mezzi pesanti, ma anche i rumori, giorno e notte, vengono lamentati dai firmatari dell’esposto. Una situazione al limite della sostenibilità, una battaglia che va avanti da anni oramai, da quando nel 2011 l’Igiene Urbana (dal 2013 Helios) acquistò l’opificio dismesso da una ex azienda di trasformazione ortofrutticola, e a mezzo di continue autorizzazioni concesse dalla Regione Campania, su cui il Comune di Scafati non ha mai opposto o sollevato problematiche, si è estesa arrivando ad occupare una superficie di oltre 10 mila mq. Viene lavorato di tutto, dal rifiuto differenziato a quello organico, passando per quelli classificati pericolosi. Le denunce dei residenti, supportate dalle forze politiche di opposizione e da associazioni varie, hanno già comportato nel tempo una serie di controlli ed ispezioni sulle attività dell’azienda. Non sempre la Helios è uscita immune dai controlli effettuati dalla Polizia Municipale. Secondo una relazione del responsabile Ambiente Vittorio Minneci e del comandante dei caschi bianchi Alfredo D’Ambruoso, più volte ci sono stati controlli presso l ‘opificio. In seguito a controlli fatti dal 18 al 26 giugno 2014, su espressa richiesta dei residenti di via Ferraris, la Polizia Municipale ha accertato la presenza di esalazioni moleste, relazionando all’ufficio Ambiente, che ha provveduto a diffidare l’impresa. Un nuovo sopralluogo è stato fatto dai vigili, congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato e a tecnici dell’Arpac, il 9 novembre 2015. In tale sede pure sono state riscontrate diverse anomalie. L’ufficio Ambiente emetteva quindi delle prescrizioni, mentre il Corpo Forestale emetteva notizia di reato alla Procura di Nocera Inferiore. Il 13 aprile di quest’anno gli stessi uffici ritornavano alla Helios per accertare il rispetto di quanto prescritto, riscontrando solo una parziale ottemperanza. La società in data 7 giugno ha comunicato l’ottemperanza di tutte le prescrizioni, ma dell’esito delle verifiche ad oggi ancora non si è a conoscenza, da qui la sollecitazione alla Regione Campania di relazionare al più presto sull’esito delle opportune verifiche, ancora non pervenute. Ciononostante, il 20 luglio la Polizia Municipale ha varcato ancora una volta i cancelli della Helios, emettendo un nuovo verbale a suo carico avendo riscontrato la mancata chiusura della porta a tenuta stagna durante la movimentazione dell’organico causando l’emissione di esalazioni maleodoranti, causa principale delle proteste dei residenti. Il dato che emerge è uno: la Helios produce puzza. Adesso bisognerà capire se questa è nociva o meno per la salute. Di fatto c’è che rende la vita impossibile. Vivere chiusi in casa non è da paese civile.
LE OPPOSIZIONI: LA HELIOS NON PUO’ STARE IN AREA PIP
Secondo il Pd e Fdi l’articolo 5 delle norme di attuazione del Pip non permette l’esistenza di questo tipo di attività nell’area, nata per attività manifatturiere e artigianali. “Nel presente PIP dovranno essere localizzati tutti gli impianti e le attività […] purchè non nocive e pericolose ai sensi della classificazione contenuta nelle leggi vigenti” recita il testo, a cui si appellano le forze di opposizione consiliare. Di diverso parere i dirigenti comunali preposti. Secondo l’ing. Michele Russo, a capo dell’Unità di intervento Pip, l’articolo 5 sopra citato in realtà non prevede espressi divieti di insediabilità di specifiche attività. “Viene stabilito – scrive Russo in risposta ad un’interrogazione di Michele Grimaldi – il rispetto di una condizione di carattere generale ambientale circa la non nocività, in non inquinamento, e la mancanza di pericoli per la salute pubblica”. Secondo il dirigente di palazzo Mayer le valutazioni ambientali preventive fatte in fase di rilascio autorizzazione alla Igiene Urbana, non avrebbero evidenziato tali condizioni di nocività, inquinamento, e pericolosità che le norme di attuazione del Pip ne impedirebbero l’esistenza. Una simile interpretazione è fornita anche dall’ing. Nicola Fienga, a capo del settore Urbanistica, che aggiunge: “l’impianto ha avuto il parere favorevole di compatibilità ambientale della commissione regionale V.i.a. Il parere favorevole della Asl di competenza, esplicitato per silenzio assenso nelle conferenze di servizio tenutesi in Regione Campania, il parere igienico sanitario favorevole avuto dalla Asl preventivo e propedeutico al rilascio del permesso a costruire del 2011”. Evidentemente la puzza è si fastidiosa, ma non inquinante. E’ pur vero che le autorizzazioni per questo tipo di attività sono concesse dalla Regione Campania, ma è anche vero che ad ogni concessione questa chiede preventivamente il parere dell’ente locale, che mai, in 5 anni, ha presentato deduzioni, nonostante sul posto erano già avvertiti e segnalati i pesanti disagi. Volendo essere malpensanti e polemici, il Comune di Scafati sembra aver scaricato le responsabilità sulla Regione Campania, dimenticando forse che in materia di salvaguardia della salute pubblica, il primo cittadino è la massima autorità locale.
ALIBERTI: HO RAPPORTI PROFESSIONALI CON L’IGIENE URBANA
Incalzato dai suoi oppositori, anche in virtù di un atteggiamento considerato “morbido” e dispersivo nei confronti della Helios (già Igiene Urbana), il sindaco Pasquale Aliberti ha pubblicamente riconosciuto di avere con la stessa società rapporti professionali. Un palese conflitto di interessi secondo la minoranza, accusa fermamente respinta dal primo cittadino. “Abbiamo una società che svolge visite mediche del lavoro da anni e fin dal 2005, ben tre anni prima che fossi eletto sindaco nel 2008, tra i nostri clienti vi è l’Igiene Urbana, che lavora con il Comune di Scafati o la sua partecipata Acse ancor prima della mia amministrazione e attualmente si occupa dello spazzamento. Un servizio avuto tramite gara ad evidenza pubblica -specifica Aliberti, che chiarisce anche – Prima che facessi il sindaco avevo rapporti professionali con tre aziende dell’area industriale, da quando sono stato eletto i rapporti sono sempre quelli. Dovevamo preoccuparci se avessi incrementato il parco clienti, cosa che non ho mai fatto. Non ho mai chiesto a nessuno, da sindaco, di rivolgersi alla nostra società per le visite mediche”. Il primo cittadino ha negato anche che le norme di attuazione del Pip definiscano quali tipo di attività si possono svolgere nell’area. Insomma, l’unica voce del Comune è solo inerente la materia urbanistica. E siccome l’opificio ricade in area industriale, per l’ente locale non ci sono stati problemi. E così ai cittadini non è restato che rivolgersi alla magistratura.