Di Adriano Falanga
La commissione straordinaria tira dritto, e dopo aver azzerato e rinominato il cda dell’Acse (gaffe compresa) questa mattina è il turno della Scafati Sviluppo. Qui la situazione è però totalmente diversa, perché a differenza dell’Acse, la Scafati Sviluppo è una società fantasma, una macchina mangiasoldi che ha prodotto più debiti che capannoni. Nata come società di trasformazione urbana con unico socio il Comune di Scafati, la società ha in proprietà l’area ex Copmes, e come mission la sua riqualificazione industriale. Questa mattina i commissari congederanno con ogni probabilità i vertici aziendali guidati dall’a.d. Mario Ametrano e dal presidente cda Alfonso Di Massa. Entrambi volti noti della politica locale con un passato istituzionale. Dal M5S l’appello a liquidare la società, ritenendo (forse a ragione) che rinnovare il cda sia solo spreco di soldi. Non avendo nessun’altra commessa, non avendo mezzi e dipendenti, non è peccato pensare di eliminare questo pesante carrozzone, oramai parassita delle casse comunali. Domani mattina presso la sezione fallimentare del Tribunale di Nocera Inferiore ci sarà anche la prima udienza per l’istanza di fallimento presentata da un ex revisore dei conti della società, che chiede compensi per circa centomila euro. <<Chiediamo alla triade commissariale che si ripristini la legalità e venga messa in liquidazione questa partecipata. Già il Mef si era espresso negativamente sui bilanci della stessa, ricordiamo che la legge prevede nel caso che le partecipate riportino più bilanci in negativo nell’ultimo triennio, queste vengano eliminate. Si evita che così che possano aggravare il bilancio comunale – spiegano da Scafati in Movimento – La vecchia amministrazione, nonostante le indicazioni del Mef e anche del Collegio dei revisori, che pure aveva segnalato questa incongruenza, aveva fatto orecchie da mercante. C’è la necessità di una netta discontinuità con il modus operandi dell’ex amministrazione Aliberti, altrimenti si andrebbe ad avvalorare e rendere lecito la sua gestione. Ribadiamo la necessità che la STU sia messa in liquidazione, ha fallito tutti i suoi obiettivi, di concerto vadano via tutte le posizioni e le spese ad essa legate>>. Perché se da un lato l’Acse è una società con bilanci regolari, operativa e autonoma, la Scafati Sviluppo è ritenuta dai grillini <<come poltronificio>> dell’ex amministrazione. Del resto, ad avvicendarsi, tra collegio sindacale, consulenti e cda, sono per la gran parte ex candidati (o a loro collegati) nelle liste elettorali alibertiane. Lo stato di avanzamento del progetto Ex Copmes è ufficialmente rimasto “congelato” al maggio 2016, quando ci fu la consegna dei nove capannoni del lotto C. Da allora c’è stato un cambio al vertice, dopo le dimissioni del presidente Antonio Mariniello, l’ex sindaco ha voluto sulla sua poltrona un altro volto noto della politica scafatese, Alfonso Di Massa. Tutto è poi caduto nell’oblio.
Alla Scafati Sviluppo si lavora da anni a “pagherò”, accumulando debiti, verso gli amministratori e consulenti nel tempo nominati. Senza la conclusione dell’intero progetto, la società non può far fronte ai debiti di gestione accumulati negli anni, ben oltre il mezzo milione di euro. L’unica commessa che la tiene in vita è solo il progetto Ex Copmes, ma considerato il forte ridimensionamento avuto negli anni, e le difficoltà attuali, tra banca, impresa appaltatrice, inchiesta antimafia, passi indietro degli acquirenti, viene da chiedersi se la conclusione del progetto riesca a saldare l’enorme debito accumulato negli anni. Nata nel febbraio 2005, non ha dipendenti, non ha mezzi, non ha operatori, non ha attrezzature, ha sede presso la Casa Comunale. In organico una decina di figure tra amministratori, collegio sindacale e revisori con un totale di retribuzione annuo di circa 80 mila euro. Mille i dubbi sulla trasparenza di questa società, non ha un sito web e di conseguenza non è possibile poter visionare gli atti che la legge sulla Trasparenza richiede essere pubblici. Nessun bilancio, nessun incarico, nessuna remunerazione, nessun curriculum, tutto sembra essere avvolto in un alone di mistero. Sul sito del Comune le cose non cambiano, la Stu è letteralmente un “fantasma”, viene citata sulla home, ma sulla pagina inerente non c’è scritto praticamente nulla. Unici dati presenti sono i risultati di bilancio fino al 2014, che mostrano come la società è in perenne perdita. Un apposito capitolo le è stato riservato nella relazione del Prefetto Salvatore Malfi che ha comportato lo scioglimento del consiglio comunale. L’antimafia indaga su infiltrazioni, verificate, del clan dei casalesi nel progetto di riqualificazione dell’area ereditata dalla storica Alcatel Cavi. Ci si augura che la triade commissariale intervenga con un taglio netto agli sprechi di questa società, attuando una doverosa spending review, oltre a far luce sulla reale situazione gestionale della stessa.
LE CRITICITA’ E I COSTI
Gli ispettori del Ministero delle Finanze che hanno verificato l’attività economico finanziaria dell’ente dal 2010 al 2014 hanno dedicato un apposito capitolo alla Scafati Sviluppo. Oltre ai bilanci in rosso nell’ultimo triennio, si evidenzia un altro elemento di criticità che potrebbe dare luogo per il comune di Scafati ad una possibile insussistenza di propri crediti vantati nei confronti proprio di questa partecipata. Secondo i funzionari ministeriali esiste un potenziale rischio per l’ente di non vedersi restituire la somma versata qualora l’andamento gestionale della partecipata prosegue con l’andamento negativo registrato negli ultimi esercizi. Anche i Revisori di Palazzo Mayer, nel loro parere al Previsionale 2016, hanno sollevato riserve. La società che porta avanti la riqualificazione dell’area industriale Ex Copmes avrebbe obbligo di legge, fin dal gennaio 2015, di ridursi la retribuzione del 30%. Tutto ciò non è avvenuto, scrivevano i revisori. La retribuzione del presidente, ad oggi Alfonso Di Massa, è pari ad euro 12 mila; l’amministratore delegato Mario Ametrano riceve 15 mila; i componenti del cda 7200 euro a testa; Il presidente del collegio sindacale Massimiliano Granata 7 mila, i sindaci 6 mila euro a testa; Revisore è il ragionier Ferdinando Voccia (7 mila euro) mentre Laura Semplice è consulente legale (6 mila euro) e Raffaele De Luca consulente fiscale (5 mila). Somme a dire il vero “virtuali”, perché saranno saldate solo quando sarà chiuso il progetto Ex Copmes. E’ chiaro quindi che “niente progetto, niente soldi” e i debiti aumentano. Pasquale Aliberti ha spiegato più volte che la società è formata, ed opera, esclusivamente con il solo cda, in quanto non ha dipendenti. Una situazione positiva per l’ex sindaco, ma negativa per il collegio dei Revisori, che chiede (come da piano di razionalizzazione delle società partecipate) la soppressione delle società composte proprio da soli amministratori. L’unica possibilità di guadagno poteva essere la gestione dei servizi interni all’area, quale la sorveglianza, la pulizia, la aree comuni. Eppure la Scafati Sviluppo si è tenuta fuori, affidando la gestione dei servizi interna al consorzio Conin 2000. Una convenzione dai margini non del tutto chiari, e su cui sta indagando la dda di Salerno.
LE INDAGINI
La complessa indagine condotta dal pm dell’antimafia Vincenzo Montemurro, che ha comportato anche la richiesta di arresto per Pasquale Aliberti, vede sul registro degli indagati iscritti anche due dirigenti comunali, che a vario titolo rientrano nel progetto Ex Copmes. L’architetto Maria Gabriella Camera, è finita tra gli indagati lo scorso settembre. Si è prontamente dimessa, senza che Palazzo Mayer abbia mai spiegato i motivi, neanche in consiglio comunale. Si indaga sul giro di fondi e appalti che lega tra loro la Ex Copmes con il Piu Europa, entrambi coordinati dall’architetto Camera, oramai ex dirigente a tempo determinato, di nomina sindacale. Oltre 40 milioni di fondi europei per il Piu Europa e 18 milioni relativi al primo lotto del progetto Ex Copmes. Gli ultimi sviluppi sono stati determinati dalle dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto e dopo le audizioni di diversi funzionari comunali. Indagato anche Giacomo Cacchione, attualmente ancora a capo del settore Finanziario del Comune di Scafati. Una decisione presa da Montemurro quando Cacchione, ascoltato il 9 novembre 2016, dichiarò testualmente: “Mi fu detto dalla segretaria comunale Immacolata Di Saia (indagata anch’essa nello stesso filone di inchiesta, ndr) davanti al primo cittadino ed alcuni dirigenti della Stu, di dare una mano alla società, evitando di rilevare nei bilanci della società tutte quelle voci che ne determinavano uno stato di difficoltà, in quanto se così non fosse stato la società non poteva ricevere ulteriori proroghe e pertanto andava chiusa. Mi attenni alle disposizioni perché intimorito dalle pressioni esercitate dalla Di Saia e dal sindaco, che con le stesse modalità mi hanno imposto anche l’erogazione di finanziamenti alla Stu, in parte restituiti”.