Scafati, Estorsioni, armi e minacce: in manette gli uomini dei clan. Promotore il genero di Franchino 'a Belva, già condannato per episodi simili - Le Cronache
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Scafati, Estorsioni, armi e minacce: in manette gli uomini dei clan. Promotore il genero di Franchino ‘a Belva, già condannato per episodi simili

Scafati, Estorsioni, armi e minacce:  in manette gli uomini dei clan. Promotore il genero di Franchino ‘a Belva, già condannato per episodi simili
di Pina Ferro
Imponevano servizi e slot ad imprenditori titolari di esercizi commerciali e quando qualcuno “osava” rifiutarsi non esitavano a minacciarli anche con armi da guerra forti dell’appartenenza ai clan scafatesi e di Castellammare di Stabia.  Ventuno estorsioni tentate e consumate. Azioni criminose che per la Procura Antimafia di Salerno, pm Giancarlo Russo, portano la firma di esponenti dei Cesarano di Ponte Persica, Matrone e prima ancora (in un caso) Loreto/Ridosso di Scafati. Ieri è stata scritta la parola fine su un’inchiesta nata nel 2017 con l’arresto di 21 presunti responsabili, molti dei quali già detenuti, di cui 13 in carcere e 8 ai domiciliari. Undici invece i fiancheggiatori indagati a piede libero che hanno subito una perquisizione domiciliare. In carcere sono finiti (ma molti erano già in cella) Luigi Di Martino ‘o profeta di Castellammare di Stabia, Giuseppe Buonocore di Scafati, Aniello Falanga sempre di Scafati, quindi (rinchiusi a Secondigliano) Andrea Bambace di Gragnano, Filippo Bambace sempre di Gragnano,  Raffaele Belviso di Castellammare di Stabia, Francesco Berritto di Scafati, Giovanni Cesarano di Castellammare di Stabia, Giovanni Barbato Crocetta di Scafati, Vincenzo Cesarano di Castellammare di Stabia, Ferdinando Cirillo di Pompei, Antonio Palma di Scafati, Pasquale Panariello di Scafati (trovato durante la perquisizione in possesso di droga). Ai domiciliari Salvatore Avallone di Sant’Antonio Abate, Alessandro Ben Hazaz di Scafati, Vincenzo Buonocore (figlio di Giuseppe) di Scafati, Agostino Celentano di Castellammare di Stabia, Raffaele Di Ruocco di Gragnano, Salvatore Generali di Scafati, Luigi Marra di Boscoreale, Francesco Terrestre di Scafati. A piede libero Giacomo Casciello, Filomena Generali, Fausto Irtini, Raffaele Irtini, Gennaro e Luigi Ridosso, Aurelio Salierno, Gino Santarpia, Francesco Sicignano, Alfonso Loreto, Luigi Marra, Marcello Panariello e Andrea Spinelli detto Dario (collaboratore di giustizia). Ad eseguire le misure cautelari personali, disposte dal gip del Tribunale salernitano Vincenzo Pellegrino, sono stati i carabinieri del comando provinciale di Salerno supportati dai colleghi del reparto territoriale di Nocera Inferiore. I coinvolti nel blitz rispondono di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi (anche da guerra), violenza privata e illecita concorrenza. Tutti reati commessi tra il 2014 e il 2019   ai danni di attività commerciali e atti minatori verificatisi sui territori scafatesi e vesuviani. A Scafati il clan Matrone aveva come referente il genero di Franchino ‘a Belva, Giuseppe Buonocore (già condannato per reati simili a 8 anni di reclusione) il quale appena uscito dal carcere avrebbe pianificato e attuato, sotto la propria direzione strategica e operativa, la riorganizzazione di un sodalizio teso ad acquisire il controllo criminale del territorio scafatese e la gestione di affari illeciti. Peppe ‘e Scafati  si sarebbe avvalso di parte della preesistente struttura del clan Matrone e dei consolidati rapporti criminali con soggetti contigui o alleati col suocero. Primo fra tutto il 61enne Ferdinando Cirillo, detto ‘o battilamiere, il quale l’Antimafia ritiene abbia costituito un solido ausilio in termini di consulenza, mediazione e rapporto strategico.  Tra i principali interessi ci sarebbe il traffico di armi, il controllo del settore delle slot machine e l’attività estorsiva ai danni di operatori economici del comprensorio, consistita nella riscossione di pagamento in contanti e nell’imposizione a fini di lucro di forniture e servizi, in primi la collocazione di macchine da gioco presso bar ed esercizi di ristorazione. Nell’iniziale fase espansiva, la concorrenza dell’accaparramento delle fonti di lucro nei settori economici di interesse è stato terreno di scontro tra il gruppo criminale con a capo Buonocore e le formazioni già operanti nell’area: il clan Loreto/Ridosso e quello stabiese dei Cesarano. Scontro che si è sviluppato in reciproci attentati, uno dei quali (spari all’indirizzo della casa di Giuseppe Buonocore) mai denunciato ma oggetto di acquisizioni nel corso di intercettazioni ambientali eseguite successivamente. L’iniziale conflittualità avrebbe subito un sostanziale affievolimento e le risultanze delle indagini hanno consentito di ricondurre all’evoluzione degli assetti di vertice in seno al clan Cesarano, con la reggenza assunta da Vincenzo Cesarano, cugino dello storico capoclan Ferdinando  e all’applicazione di misure cautelari per estorsione di figure apicali quali Luigi De Martino detto ‘o profeta, Giovanni Cesarano e Raffaele Belviso. In un caso hanno consentito di fare luce su analoghe attività criminose commesse nel 2015 dal clan Loreto/Ridosso, decapitato da arresti e pentimenti. Oggi al via i primi interrogatori per chi è in carcere.