Di Adriano Falanga
“Ho chiesto io di essere ascoltato dal pm Vincenzo Montemurro, come persona offesa”. Pasquale Coppola, presidente del consiglio comunale, è in treno, facendo ritorno al villaggio turistico cilentano dove sta trascorrendo qualche giorno di vacanza. “E’ la prima volta che ho incontrato il dottor Montemurro, che ringrazio per la disponibilità ad ascoltarmi in pieno periodo feriale – spiega Coppola – ma dovevo chiarire, seppur non indagato, le dichiarazioni di Alfonso Loreto sulla mia persona”. Il pentito del clan Loreto-Ridosso infatti, lo aveva tirato in ballo durante i diversi verbali redatti nei mesi scorsi. Secondo il pentito Alfonso Loreto il presidente del consiglio comunale avrebbe chiesto il suo sostegno nella campagna elettorale che lo vedeva candidato alle regionali 2015 con l’Ncd, in contrapposizione con la candidatura di Monica Paolino. Coppola e Loreto si sarebbero conosciuti presso una cooperativa agricola di via Passanti, e in questa occasione, racconta Loreto, “mi fu chiesto di passare con loro”. Da qui, per il tramite di tale Ciro Esposito, fu poi organizzata la riunione-comizio nelle palazzine Iacp di Mariconda, a favore di Coppola. Una riunione che fu “retribuita” per il disturbo con 500 euro, che il candidato avrebbe consegnato al pregiudicato Dario Spinelli. Una circostanza seccamente smentita dall’interessato: “Mai fatto patti con la camorra, mai ottenuto un voto da loro e soprattutto mai pagato un euro per avere voti – ha chiarito Coppola a Montemurro – Conosco Ciro Esposito della cooperativa da sempre, essendo la mia famiglia in rapporti di lavoro con loro. In quell’occasione mi chiese di andare da lui perché delle persone volevano offrirmi il loro sostegno elettorale”. E’ qui che incontra il Loreto, e solo successivamente ci sarà una riunione nelle palazzine Iacp di Mariconda: “organizzata da conoscenti, non sapevo che dietro, a quanto pare, ci fosse Loreto”. Meno di un’ora è durato l’incontro con il pm dell’antimafia, alla presenza anche dell’avvocato Michele Sarno. “Abbiamo parlato espressamente di questa vicenda – prosegue Coppola – perché più delle dichiarazioni del pentito, mi spaventano le strumentalizzazioni politiche sulla mia persona, che pure già ci sono state. E allora, nonostante io non sia indagato, ho voluto sgombrare il campo da ogni minima illazione sul mio operato politico e istituzionale. Non ho assolutamente nulla da nascondere” chiosa il presidente del consiglio. A chiedere al presidente del consiglio comunale di Scafati di chiarire la sua posizione erano stati anche i suoi sostenitori, che piuttosto che patteggiare o strumentalizzare, sulla sua pagina ufficiale Facebook avevano pubblicamente rivolto l’invito a Coppola di chiarire. Da qui la richiesta di un incontro con Montemurro.
DALLA DECADENZA AL PROIETTILE
Pasquale Coppola, con Pasquale Aliberti è stato sicuramente tra i protagonisti della lunga e travagliata fase della decadenza, durata almeno tre mesi, e che ha tenuto in stallo il consiglio comunale a fine 2015. Un lungo braccio di ferro politico e anche istituzionale, che ha accentuato lo scontro politico, creando due fronti contrapposti. Da un lato la maggioranza, supportata dai solerti uffici comunali, che pure hanno avallato la legittimità della procedura per la decadenza del primo cittadino e dall’altro l’opposizione, capeggiata proprio da Coppola. L’ufficio Avvocatura, la segreteria comunale, assieme all’ufficio urbanistico, che in soli 5 giorni aveva negato la scia ad Aliberti per la costruzione di una tettoia, a cui il sindaco aveva fatto ricorso, diedero il via ad una delle pagine più forti (e a tratti vergognose) della politica scafatese. L’aula consiliare trasformata in un ring, durissimi gli scontri tra le parti, che portarono ad un esposto alla Procura della Repubblica mosso dal presidente del consiglio comunale quando il 27 novembre 2015 si vide “esautorato” dal suo ruolo, dopo che Teresa Formisano aveva convocato l’Assise in autonomia. Una seduta servita per accelerare i tempi necessari ad Aliberti per decadere entro la metà del suo secondo mandato, termine ultimo per la terza candidatura. Convocazione che fu definita dal vice prefetto Forlenza illegittima, ma nonostante ciò si tenne lo stesso, dando così il via ad una serie di consigli comunali “fotocopia”. Quella decadenza che alla fine ha esasperato anche gli animi di una fetta di consiglieri di maggioranza, in forte contrapposizione tra loro. Un clima velenoso, che ha portato pure ad una querela della segretaria comunale Immacolata di Saia nei riguardi di Coppola, accusato di averla strattonata negli uffici comunali. Poi le lettere anonime alla Polizia Municipale su presunti abusi edilizi realizzati da Coppola nella sua proprietà. Un “corvo” che ha mostrato conoscere bene nei dettagli ciò che denunciava, e a cui i caschi bianchi hanno dato solerte riscontro. Fino ad arrivare al proiettile recapitato in busta chiusa a casa dell’ex alibertiano, il 13 dicembre. Tutte circostanze che Coppola ha già da tempo spiegato agli inquirenti, fornendo i suoi perché e per come, e sulle quali non si è parlato nell’incontro di ieri mattina. Adriano Falanga
Adriano Falanga