Di Adriano Falanga
Finisce presto l’avventura di Mimmo Casciello alla vice presidenza dell’Acse. Quattro mesi di gloria, poi le dimissioni, dopo che il consiglio comunale ha avviato la procedura per la sua decadenza da consigliere comunale. Casciello infatti è risultato essere incompatibile nel doppio ruolo di consigliere e di componente del cda. A nulla è servita la delibera di cda che lo ha svuotato dei poteri, a nulla è servito il divieto di prendere compensi, in virtù del suo ruolo istituzionale. Casciello lascia, ma nonostante tutto si porta a casa l’ampio riconoscimento di maggioranza e opposizione per il profondo e spassionato impegno profuso. Anche se il tutto suona come una beffa, considerato che è stato proprio il consiglio comunale compatto, con l’avallo della segretaria comunale Immacolata Di Saia, a contestargli l’incarico. Sarà ricordato come lo “sceriffo del sacchetto selvaggio”, come ironicamente è stato appellato sul web, da lui molto frequentato. Un impegno che gli è costata anche la minaccia fisica, con tanto di querela sporta presso la Tenenza dei carabinieri di Scafati, da parte di due non identificati soggetti. Si apre adesso il totonomine, due i nomi che girano. Michele Casciello, figlio primogenito del dimissionario vie presidente, in passato già indicato in procinto di nomina per l’importante ruolo nella partecipata, e poi c’è Pasquale De Quattro. Quest’ultimo è stato protagonista di una vicenda pirandelliana. Dimessosi da consigliere comunale nel mese di luglio scorso, per lui la promessa di un posto nel cda del Consorzio delle Farmacie. Pasquale Aliberti aveva già provveduto alla “segnalazione” ai colleghi soci, con tanto di curriculum. Poi l’imprevisto, il volta spalle del comune di Capaccio non ha permesso l’avallo della decisione del socio di maggioranza, lasciando quindi appiedato il povero Pasquale De Quattro. Oggi la sua nomina all’Acse, a far compagnia a Gaspare Mascolo e Maria Teresa Starace, è molto caldeggiata dall’amico di sempre Roberto Barchiesi, ma l’indicazione potrebbe avere anche il “benestare” di parte dell’opposizione. Al primo cittadino la scelta.