Di Adriano Falanga
Conti in rosso a Palazzo Mayer, ente in stato di deficit strutturale, o meglio, pre dissesto. Un allarme serio, che agita anche le acque in maggioranza e il voto in consiglio comunale non è affatto scontato. Se Aliberti può compattare il gruppo sul previsionale 2016, sul consuntivo ha vita dura, perché lo stato di pre dissesto, seppur reversibile, è comunque un contesto grave, serio, dove il voto favorevole può trasformarsi, nel peggiore dei casi, in una chiamata ad assumersi responsabilità anche legali, oltre che politiche. In questi giorni di attesa, c’è molto frenesia a Palazzo Mayer, lo scopo è di ricompattare la squadra di maggioranza uscita dalle urne nel 2013. Ogni soluzione è considerata, ogni alternativa valutata. Si parte dai voti “esterni” di Michele Raviotta e Filippo Quartucci, che seppur non hanno amministrato la città (non essendo loro squadra di governo, ma di opposizione) potrebbero comunque decidere di assumersi delle responsabilità e votare il pre dissesto. Ma è poca cosa, perché il gruppo Identità Scafatese, composto da Stefano Cirillo, Roberto Barchiesi, Bruno Pagano e Daniela Ugliano è ai ferri corti con alcuni colleghi di maggioranza, e le frecciatine tra di loro sono all’ordine del giorno oramai. Ad Aliberti il compito di metterci una pezza. Ed una pezza con Pasquale Coppola neanche è scartata a priori dai fedelissimi del primo cittadino. In politica, si sa, si fa presto a dimenticare il torto subìto, davanti alla prospettiva di andare tutti a casa. Un incontro tra il sindaco e il presidente del consiglio sembra esserci già stato, senza però risultati positivi. Ad Aliberti il capo dell’Assise non avrebbe chiuso del tutto le porte, e il voto al consuntivo sarebbe però possibile dietro dimissioni del sindaco. Una contropartita importante, e la tesi di Coppola sembra avere avuto anche un paio di sponsorizzazioni dalle fila della maggioranza. Non voterà mai un rendiconto di un bilancio che non ha contribuito a formare Pasquale Vitiello, braccio destro di Coppola ed ex alibertiano. Il ragionamento è semplice: “perché assumermi delle responsabilità su di una gestione amministrativa in cui non ho fatto parte, dopo che loro stessi mi hanno cacciato fuori?”. C’è chi poi fa notare anche un fatto apparentemente strano, ma politicamente rilevante: il vice sindaco e attuale assessore ai Lavori Pubblici Giancarlo Fele non ha preso parte a nessuna giunta in cui si è stati chiamati a votare atti relativi ai bilanci. Con lui anche anche Annalisa Pisacane, non nuova alle “defezioni”, pure giustificate, dalle riunioni deliberative dell’esecutivo. Fele è stato assente al voto sul riaccertamento dei residui e variazione esigibilità, sui quali c’è stata la riserva del collegio dei Revisori. La delibera è la numero 89 del 11 aprile. E se i consiglieri comunali sono chiamati a votare il rendiconto 2015, con tanto di deficit strutturale, questo non è stato però votato dal vicensindaco e dalla Pisacane, entrambi assenti anche il 18 aprile, quando la giunta ha votato la relazione e lo schema del rendiconto 2015. Non basta ancora, perché Giancarlo Fele il 29 aprile non ha votato neanche la delibera numero 120, o meglio il Documento Unico di Programmazione 2016-2018. Probabilmente sarà stato giustificato anche quando si è votato il bilancio di previsione 2016, assente sulla delibera 121. Assenze certamente motivate e inderogabili, ma trattandosi di argomenti delicati e istituzionalmente rilevanti, soprattutto per un amministratore pubblico, a qualcuno possono essere sembrate come delle mancate assunzioni di responsabilità. Indipendentemente dalla volontà dell’interessato o meno.
RESIDUI, IL “NI” DEI REVISORI
Tra i cinque parametri sforati, sui dieci di riferimento, che hanno determinato lo stato di pre dissesto, ci sono gli accertamenti dei residui attivi e passivi. Una verifica necessaria secondo la legge e propedeutica al voto al bilancio. Questa però non è stata favorevolmente accolta dal Collegio dei Revisori dei Conti, che ha espresso la sua riserva sulla proposta di deliberazione della giunta, e alla quale neanche il vicesindaco Giancarlo Fele e l’assessore Annalisa Pisacane hanno preso parte all’atto di votarla. Il riaccertamento ha prodotto Residui attivi per oltre 73 milioni di euro e residui passivi per oltre 37 milioni. Una voce che scosta dai parametri di riferimento del Ministero. All’interno della gestione del bilancio comunale, i residui rappresentano la differenza tra le voci di entrata o di spesa iscritte a bilancio secondo il principio della gestione di competenza, e le stesse voci iscritte in accordo alla gestione di cassa. In altre parole, rappresentano la quota di entrate e spese che il comune prevedeva di realizzare nel corso dell’anno. I residui attivi vengono calcolati alla fine di ogni anno all’interno del bilancio consuntivo. Essi sono dati dalla differenza tra gli accertamenti (ovvero le entrate che si prevedevano di incassare a inizio anno) e le riscossioni (ovvero le entrate effettivamente incassate). I residui attivi vengono positivamente conteggiati nel risultato di esercizio in quanto rappresentano dei crediti che l’ente comunale vanta nei confronti di soggetti terzi. Un aspetto molto importante della gestione dei residui è la valutazione della loro attendibilità: è infatti importante che l’ente comunale cancelli dall’importo dei residui iscritti a bilancio per l’anno successivo quelle voci di entrata che prevede di non incassare o che prevede di incassare solo in parte. I residui passivi sono dati dalla differenza tra gli impegni (ovvero le spese che il comune prevedeva di dover sostenere nel corso dell’anno) e i pagamenti (ovvero le spese effettivamente sostenute e a fronte delle quali è stata registrata un’uscita di cassa). I residui passivi contribuiscono negativamente al calcolo del risultato di amministrazione in quanto rappresentano dei debiti che l’ente comunale vanta nei confronti di soggetti terzi. La loro differenza rappresenta l’avanzo di amministrazione, un dato che, almeno virtualmente, rappresenta lo stato di salute del bilancio comunale. Chiaramente, iscrivere a bilancio dei crediti in realtà non più esigibili significa rendicontare un bilancio discordante dalla realtà. E in questo caso, il parere di riserva dei revisori dei conti e la relazione del Mef vanno probabilmente in questa direzione.