Erika Noschese
All’indomani del ventiduesimo sbarco di migrante giunto al molo 3 gennaio del porto di Salerno nella mattinata di domenica, continuano senza sosta le indagini per tentare di ricostruire l’esatta dinamica che ha portato alla morte 26 giovani donne, di età compresa tra i 14 e i 18 anni e quasi tutte di nazionalità nigeriana. Dalle indagini, a tutto campo, si cerca di capire se le ragazze siano state vittima di violenza o se la morte possa essere legata all’annegamento in acqua, anche a causa delle pessime condizioni del mare. Le donne decedute, al largo delle acque internazionali, potrebbero essere 36 perché dieci corpi non sarebbero stati recuperati in quanto finiti in mare prima dell’arrivo della nave militare spagnola, la Eps Cantabria. Tra le ipotesi ancora in fase di verifica pare che le vittime possano essere addirittura 39 perché tre cadaveri sono andati dispersi in acqua. I gommoni che avrebbero trasportato i migranti sarebbero quattro e uno si sarebbe ribaltato a causa delle avverse condizioni meteo che avrebbero reso difficoltoso il recupero dei cadaveri in mare. I ventisei cadaveri sono stati posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e i loro corpi si trovano attualmente presso la sala mortuaria del cimitero di Salerno, a Brignano. Nelle prossime ore, dovrebbero essere rese note le cause del decesso, con l’esame autoptico che verrà effettuato sui corpi delle vittime. A capo del pool di medici legali sarà il professore Antonello Crisci che coordinerà il lavoro dei professori Giuseppe Consalvo, Giuseppe Raimo, Giovanni Zotti e Luigi Mastrangelo. Resta da chiarire ancora se l’autopsia sul corpo delle vittime verrà effettuata presso la sala predisposta del cimitero o se alcune salme saranno trasferite presso la sala mortuaria dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Intanto, sul corpo delle donne decedute, i cui corpi erano surgelati, è stato effettuato un primo esame esterno che non ha prodotto grandi risultati anche a causa dei vestiti attaccati al corpo. In attesa che le salme siano pronte per l’autopsia, oggi il professor Crisci si recherà in Procura per l’affidamento dell’incarico. Intanto, le indagini proseguono anche per tentare di risalire all’identità degli scafisti. Nel frattempo, due sono le persone in stato di fermo perché ritenuti presunti scafisti: un libico e un egiziano, rispettivamente di 30 e 22 con l’ipotesi d’accusa di aver contribuito, con le loro condotte, alle attività ditratta delle persone e di aver organizzato e trasportato almeno 150 persone a bordo di un gommone poi intercettato, in acque internazionali, dalla nave spagnola. Fondamentali, per le indagini, le dichiarazioni rese dagli altri migranti.