di Olga Chieffi
Due giorni, quello di ieri, San Marcello e di oggi, Sant’Antonio Abate, ove la Natura, gli animali, il ritorno al lavoro nei campi, vengono festeggiati, insieme a tanti altri simboli, tutti legati tra loro. Ieri si è celebrato San Marcello, Patrono degli stallieri e protettore delle scuderie, poiché costretto tra gli strazi a servire l’Imperatore Massenzio quale palafreniere per i cavalli dei suoi corrieri imperiali, che accudì sempre con grande rispetto fino alla morte, oggi Sant’Antonio Abate, patrono di tutti gli animali domestici, del fuoco, dei denti. S. Antuono, tra l’altro, segna nel calendario popolare il principio del Carnevale, ovvero di quel periodo rituale, circoscritto nel tempo, durante il quale si forma una comunità metastorica a carattere provvisorio, che vive un aspetto di ribellione alla propria condizione sociale, riflettendo aspetti rituali arcaici, legati nel passato a rituali agricoli di propiziazione del raccolto e di eliminazione del male. L’ anno di riti, dopo quelli natalizi e dell’Epifania, iniziano infatti proprio con le celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate. E’ lui il grande guaritore e guida spirituale che sapeva ascoltare tutti, in cambio di un po’ di cibo per il maialetto che lo accompagnava. Oggi, più che mai, è necessario riattivare il racconto, il mito: tutti noi abbiamo bisogno dei cani, dei gatti, dei cavalli, di tutti gli animali, della loro presenza magica e affettuosa, del senso di vitale libertà che sanno regalare, della loro misteriosa capacità di rivelare il volto segreto e il vero valore delle persone che li hanno allevati, amati o maltrattati, attenti indagatori dei moti del nostro cuore, sostenitori delle sfide che la vita ci impone, riuscendo ad umanizzare le occasionali emozioni, incoraggiando il nostro umano slancio verso l’infinito.S.Antuono è ritenuto anche il patrono del fuoco. Pare che egli sia disceso all’Inferno, dal quale abbia tratto un po’ di fuoco di nascosto del diavolo, novello Prometeo, per cui, in questa notte, in sua venerazione si accendono grossi falò. Il materiale si andava raccogliendo un po’ dappertutto, e, purtroppo anche questa notte l’appuntamento col fuoco con i nostri Vampalori e i Fucanoli, a Campagna, con spari di mortaretti e suoni per annunciarne l’accensione, con gli animali e i padroni allineati sul sacrato delle chiese per la benedizione e l’affidamento al Santo, per poi dar fuoco alla vampa attorno al quale si sarebbe danzato intrecciando tarantelle e per essere fedeli all’antica tradizione campana, gustando il vino le salsicce e le patate sotto la cenere è svanito, anzi solo rinviato. In Campania, specie nel salernitano, ricorre nelle danze in particolare il verso dell’asino e il nitrito del cavallo, animali dei quali, proprio in questi giorni, si apre la stagione di monta. Il cavallo è largamente mimato nelle danze di Sant’Antuono, poiché è un animale che fin dall’antichità è simbolo di molte divinità, riferentesi alla donna anche se in modo ermafroditico. Ma, senza voler risalire ai miti, e riferendoci alla realtà contadina, il cavallo viene montato e posseduto come una donna, pur tuttavia, resta un animale che può facilmente “possedere”, per cui rappresenta l’estasi. L’ambivalenza data a tale bestia viene giustificata dal fatto che facilmente il cavallo può imbizzarrirsi e, quindi, far perdere il controllo a chi lo cavalca. In questo senso, il cavaliere da possessore diventa posseduto e il cavallo da posseduto a possessore. Riti profani, poiché secondo quanto ci dice Ovidio, le ultime due settimane di gennaio erano dedicate alle Ferie Sementine, periodo durante il quale le attività agricole si interrompevano poiché il freddo non consentiva di arare in modo corretto i terreni. Durante le Ferie gli agricoltori omaggiavano le dee Tellus e Cerere con sacrifici animali e doni. Vi era inoltre l’usanza beneaugurante di accendere grandi pire: si riteneva infatti che il fuoco, elemento naturale allo stesso tempo distruttore e purificatore, propiziasse l’arrivo della Primavera. Il fuoco è simbolo di vita, accoglienza e condivisione, una festa, questa, che significa ogni anno, scatenare le forze positive e, grazie all’elemento apotropaico del fuoco, sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato. In questo momento di naufragio totale Campagna non rinuncia al primo dei suoi simboli, il fucanolo e l’Associazione CCA- Campagna Città Aperta presenta il secondo contest dedicato alla Festa di Sant’Antonio e ai tradizionali Fucanoli, in sinergia con la Pro Loco Città di Campagna, con una diretta web, stasera, per presentare gli ospiti che parteciperanno al contest e illustrare il regolamento per inviare i ricordi di chi ha vissuto i Fucanoli, ovvero foto, video, poesie, racconti di notti calde e felici. I vincitori saranno annunciati nel corso di una seconda diretta web, in un giorno parimenti speciale, San Valentino, per l’estrazione dei numeri vincenti e la votazione per l’assegnazione del “Premio qualità Campagna Città Aperta”, in un percorso d’amore, che accenderà per circa un mese fucanoli virtuali. Parimenti a Vibonati dove insiste il Santuario del Santo e se ne conservano le reliquie, ancora una volta la pandemia non ha permesso di svolgere con serenità tutta la santa Novena, ma permetterà oggi la Benedizione degli animali e dei bambini. Il parroco Don Martino Romano non ha certo lasciato il suo gregge, aumentando le celebrazioni e aprendo la chiesa per dar modo di inginocchiarsi dinanzi al Santo Patrono per cinque minuti. Nella celebrazione il parroco dopo aver benedetto la popolazione esibirà le sacre reliquie, e arrampicandosi pericolosamente sul muretto dinanzi la chiesa, allargando lo sguardo per la valle, fino al mare richiamando tutti all’ordine e alla consapevolezza e che per la festa dovremo tutti attendere altri tempi.