Il Maestro Antonio Florio ha rispolverato l’antica tradizione della banda dell’ Orfanotrofio Umberto I, che presentava una marcia inedita per far sfilare la statua del Santo Patrono, componendo una pagina affidata allo Storico Concerto Bandistico “Città di Salerno”
Di GIULIA IANNONE
La festa di San Matteo è legata alla musica, in particolare alla banda. Ricordiamo le processioni di quei mitici festeggiamenti patronali del secolo scorso, che ogni 21 settembre andiamo ad evocare, ospitanti un’unica banda, una formazione d’ eccezione, quella dell’Orfanotrofio Umberto I, il Serraglio, che schierava tra le sue file insegnanti e i migliori allievi della prestigiosa Scuola di Musica. Per la banda del “Serraglio” era un onore sfilare e si preparava scrupolosamente nella celebre “villetta”, per studiare il passo, dare lo “spolvero” a particolari marce richieste dai portatori, quali Creola, una marcia briosa in 6/8 composta dal M° Gaetano Savo, che ben si adattava ai passi corti dei portatori di S.Giuseppe e S.Matteo, gravati dal grande peso delle statue, oppure Rinascita una maestosa marcia sinfonica. I ricordi di quella formazione d’eccezione, ci vengono donati dai maestri che oggi insegnano o hanno concluso la loro carriera in conservatorio, Antonio Marzullo, Domenico Giordano, Domenico Procida, Antonio Florio, Alberto Moscariello, Raffaele Pastore e tanti altri “…c’erano due bande, quella dei grandi, già avviati al professionismo ed una dei piccoli formata dagli allievi delle scuole elementari e medie. Per San Matteo le due formazioni si univano ed ecco la celebrata banda dell’Orfanotrofio di quasi 70 elementi”. Ma durante la festa di San Matteo era tradizione che venisse eseguita anche una marcia inedita, composta per l’occasione dai maestri dell’epoca. Questa tradizione sarà ripresa dallo Storico Gran Concerto Bandistico “Città di Salerno”, che sfilerà dietro la paranza del Santo patrono, sulle note di una marcia composta dal M° Antonio Florio, figlio di Francesco, l’istitutore qui a Salerno della prima cattedra di sassofono d’Italia, che in quella inarrivabile formazione del Serraglio aveva suonato, diventandone poi, anche il direttore, la Rooney’March. “Rooney è il pointer inglese di casa – rivela il Maestro Antonio Florio – tutto genio e sregolatezza. Lo andammo a prendere in Sicilia da un giovane allevatore palermitano, Marco Lo Giudice, un vero figlio del vento, curiosissimo, testardo, giocoso, esuberante, affettuoso, distruttore recidivo e impunito di scarpe e zoccoli. Ritornando da un allenamento, dall’invito alla cerca del suo addestratore, una splendida tromba Vincenzo Toriello, “Trova-trò, trò, Rooney” l’ispirazione di questa pagina, in cui si ritrovano evocazioni di caccia, ma anche sonorità tipiche della Sicilia, con dissonanze nella parte iniziale, che si dissolvono con assoluta naturalezza, in un obbligato dei clarinetti, speziati dagli acuti dell’ottavino, in un clima sanguigno schizzato dagli ottoni, ma dalla tematica apertamente diatonica, d’appello immediato e di sicuro effetto”.