Dopo tempo si sono stretti la mano. De Luca e De Mita hanno rimediato: una stretta di mano con tanto di rispettivi mea culpa (politici naturalmente). Così, superati i tempi di tensione, a tal punto che evitavano anche strette di mano, i due si sono ritrovati sabato pomeriggio a Palazzo di Città.
E nonostante il ritardo del sindaco (mezz’ora circa) all’arrivo, sembravano due amici di sempre.
Insomma pare che il leader di Nusco gli abbia perdonato anche quella frase sulla sanità. Fondamentalmente – così come racconta il professore Aniello Salzano (demitiano doc) – «Sono avversari e non nemici». D’altronde è stato lo stesso ex presidente del Consiglio dei Ministri irpino a volere il sindaco di Salerno tra i relatori per la presentazione del suo libro. «Pensa che De Luca rappresenti comunque un pezzo di storia del partito comunista salernitano – spiega Salzano – insieme al Rettore Pasquino e ai due illustri relatori come i professori Cacciatore e Cantillo. De Mita ha voluto anche De Luca che ha una sua strategia, una sua idea di città e conosce bene la storia del partito comunista». Insomma De Luca ha rappresentato quell’altra parte partitica che nella prima Repubblica si contrapponeva proprio De Mita e la democrazia cristiana. «Ed ha fatto il suo mea culpa sugli errori passati e anche su quelli presenti – dice il professore Salzano – non ha nascosto le sue perplessità indicando come priorità la riforma elettorale ed evidenziando l’assenza dello Stato. Penso che De Luca sia una persona che comunque ha saputo rivedere le sue idee e ha una concezione dei partiti che è più avanti rispetto a Bersani e allo stesso Renzi». Fondamentalmente sabato pomeriggio si è parlato di politica. «Per un attimo, finalmente, si è abbandonata la politica delle poltrone, delle prebende e degli incarichi – prosegue Aniello Salzano – ed il confronto è stato altissimo grazie a tutti gli interventi».
Ed in rassegna sono passati tutti gli esponenti della Prima Repubblica con i «suoi errori», spiega il professore «ma incettata sui partiti, vero filtro tra cittadini elettori e le istituzioni». Poi la seconda: «Mai nata». Sostanzialmente per Salzano, «abbiamo partiti senza leader e leader senza partiti. Non c’è confronto, solo personalismi e nulla più».
Insomma non più e né meno di ciò che accade a Salerno. «Perlopiù in tutta la provincia non ci sono sindaci ma podestà, che sminuiscono il ruolo dei Consigli comunali e delle altre istituzioni. Ciò che fa De Luca».
Anche quando non partecipa alla processione di San Matteo (che probabilmente mai avrebbe perso in vita sua)?
«Da quello che sento e leggo – afferma Salzano – si sarebbe indispettito per le parole del Vescovo. La motivazione ufficiale dovrebbe parlare di motivi di salute. Ma al di là di tutto ritengo che si è un po’ esagerato. San Matteo è la festa del santo Patrono, no del santo Padrone» – dice Salzano che però riconosce – «De Luca gli applausi li prende. Ed è ben visto dai salernitani ed anche fuori dai confini della città. Lui in particolare i salernitani li ha ipnotizzati. Questo dobbiamo dirlo anche perché l’opposizione a Salerno non c’è».
Infatti, anche sulla vicenda Piazza della Libertà non è che l’opposizione si sia strappata le vesti.
«Onestamente il progetto a me non piace. Credo che l’impatto sia troppo forte. Certo occorreva un confronto maggiore, un confronto democratico, che superi l’idea del podestà cittadino. Ma è un sistema compromesso e non solo a Salerno».
E dopo De Luca, ci sarà Bonavitacola…
«Penso che sia prematura questa scelta. De Luca credo che voglia ritentare la candidatura alla presidenza del Consiglio Regionale»
O ad un posto nel Governo prossimo (il 27 ci sarà Bersani a Salerno)
«Significa che il centrosinistra deve vincere le elezioni. Io non sarei così certo di questo. La partita è completamente aperta. Se c’è rissa nel Pdl, c’è rissa anche nel Pd. Insomma se Atene piange, Sparta non ride. Penso che sia troppo prematuro ogni ragionamento, spero che De Luca, al di là del Ministro o del Presidente della Regione, ora faccia bene il sindaco, ascoltando di più, confrontandosi di più, coinvolgendo le istituzioni e i consiglieri comunali. Insomma può fare meglio e soprattutto può non isolarsi».
«Questa è una città che gli perdona tutto», conclude Salzano, «compreso le tasse così esose. Ma ora occorre più attenzione, anche perché Salerno sta diventando una città di vecchi: i giovani vanno via perché la città è troppo cara. Ben vengano le grandi opere, ma prima di queste ci sono delle priorità. Ora più che mai. Si garantisca prima il benessere dei cittadini, si eviti che in massa si vada via. Poi vengono le grandi opere pubbliche».