Salerno. Un popolo di poeti, santi e navigatori - Le Cronache Salerno
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Salerno. Un popolo di poeti, santi e navigatori

Salerno. Un popolo di poeti, santi e navigatori

di Alfonso Malangone*

Un poeta è un essere umano in grado di guardare l’interiorità delle cose, di esplorare i sentimenti e di esprimere pensieri frutto di una visione del tutto personale della realtà e della condizione umana. Il poeta non è razionale: è un sognatore impregnato di molte emozioni e di grandi sensibilità. Di fatto, si è artisti-sognatori per volontà della natura, il che vuol dire che, accidenti, non tutti gli esseri umani possono essere poeti. Chi non è tale può solo aspirare a condurre una vita fatta di grigia normalità e intrisa di quel raziocinio che, talora, può raggiungere livelli massimi di aridità. Così, per effetto della indiscussa diversità qualitativa, avviene che la gente ‘ordinaria’ sia spinta a riservare loro attenzioni e riverenze, fino ad arrivare a porre in essere veri e propri tentativi di emulazione componendo ‘rime’ o raccontando in ‘prosa’. Sì, perché è forte in ciascuno il desiderio di dar prova di personali visioni difformi dagli ordinari canoni estetici dei comuni mortali, soprattutto quando si vogliono acquisire apprezzamenti pubblici. In questo, Salerno è certamente una Città di poeti e, più spesso, di narratori, come dimostrato da un recente episodio di cui vale la pena riparlare. Ultimo di una serie abbastanza corposa. Il primo Giungo è stata inaugurata la nuova spiaggia di Pastena. Bene. Che sia di pietre, non di sabbia, è un fatto noto. Che il biancore del mare sia stato prodotto dalla polvere della ghiaia e non sia prova di acqua cristallina, è un fatto noto. Che la ditta abbia fornito materiale difforme dal Capitolato Tecnico, cioè abbia ‘intortato’ i tecnici, è un fatto noto (fonte: Comune). Che sia mancato il collaudo, benché luogo aperto al pubblico, è un fatto noto. Che sia complicato frequentare l’arenile, anche solo per passeggiare, è un fatto noto. Che molti cittadini abbiamo scelto di frequentare altri arenili, dove si può fare il bagno senza le scarpe, è un fatto noto. Che l’opera abbia un costo complessivo prossimo ai 55milioni di euro, con IVA e accessori, è un fatto noto (fonte: Comune). Epperò, molte voci si sono alzate e tuttora si alzano a magnificare la spiaggia, a lodare la sua qualità, a esaltare la nuova condizione turistica della Città in grado di competere con Cannes, Barcellona, Montecarlo, Dubai e le Maldive. C’è stato addirittura chi, con visione davvero poetica, ha denominato la ‘stesa’ di pietre come ‘Universo Beach’, un arenile fonte di rinnovata dignità e motivo di forte orgoglio, nonché causa di irrefrenabile invidia da parte di chi non può goderne. In verità, al di fuori di visioni oniriche, alcuni narratori professionali sembra abbiano voluto far prevalere il peso delle loro valutazioni fantastiche sui dubbi e sulle incertezze di cittadini comuni, né poeti, né narratori. Qualche altro può aver ritenuto di eccedere negli approfondimenti interiori per utilizzare il sogno come cura ‘palliativa’ volta a lenire il doppio dolore dei bagnanti: quello fisico alle piante dei piedi e quello psicologico prodotto dal ricordo delle spiagge di sabbia che c’erano in Città negli anni 60/70 del secolo scorso e che sono state colpevolmente distrutte. Alcune, erano davvero da far invidia. Altri, infine, si sono probabilmente impegnati a diffondere i tanti racconti per ottenere favorevoli apprezzamenti. La verità è che continuare a definire ‘Universo Beach’ quella disonorevole distesa di pietre, pure costosissima, può solo essere motivo di vergogna per la Comunità. E’ una denominazione priva di ogni sincerità, un abuso della credulità popolare che suona come oltraggio. I poeti-scrittori dovrebbero dedicarsi ad altro, per tentare di dare lustro alla Città. Intanto, nulla si dice su cosa sarà e, soprattutto, su chi pagherà. Del resto, si sa che alla fine, gira-gira, saranno i cittadini a mettere mano alla tasca. Questa è l’unica certezza. Più della Morte. Di Santi, a Salerno, ne basterebbe solo uno, e non perché vale doppio grazie alle Sue due facce, ma perché Matteo non è un Santo normale: è uno dei quattro Evangelisti. In altre parti del mondo cattolico, farebbero pazzie per averlo, pazzie per mostrarlo, pazzie per valorizzarlo. Da alcuni anni, purtroppo, la Processione è strattonata da più parti, ciascuna delle quali interessata a far prevalere la propria richiesta di protezione, ed è oggetto di polemiche anche feroci, mentre la partecipazione popolare sembra stia perdendo vigore. Adesso, poi, il Santo neppure potrà passare per il Centro a causa dei lavori ‘in corso sul corso’ che dovevano finire, a quanto noto, per il 20 Agosto e sono stati prorogati all’8 Novembre. In sostanza, saranno certamente completati prima delle luci. Bene. Ma, per San Matteo, no, proprio non si è potuto e, comunque, nessuno ne ha parlato benché sia stato riferito che il ritardo si poteva immaginare già a Maggio. Così, adesso, c’è fretta di decidere il nuovo percorso con giravolte e scorciatoie sghembe. Se San Matteo vuole benedire la Città, può solo accettare. Così, una domanda è naturale: “perché se ne parla solo oggi, quasi a 20 giorni dalla Processione?” E, poi, invece di trovare una soluzione ‘appezzottata’: “perché non si porta la Statua lungo via Guarna, piazza Plebiscito, via Arce e, passando sotto gli Archi con il sudario, scendere direttamente al mare lungo via Velia?” Certo, ci sono le auto in sosta. Ma la festa è di Domenica, e si possono pur spostare. Di certo, la Città antica ne trarrebbe grande beneficio in attesa di una riqualificazione in grado di dare una nuova vitalità a luoghi che furono dei Longobardi, mica pizza e fichi, iniziando dal sudario degli Archi. Una vergogna che ha pochi competitori nel Mondo. San Matteo è nel cuore dei Salernitani, sarebbe giusto che fosse portato anche nel cuore della Sua Città. I naviganti sono gli uomini e le donne di mare che vivono sul mare. Sono generalmente persone pronte ad avventure e disavventure navigando su barche di qualsiasi dimensione, da quelle a remi fino ai panfili. In Città, d’estate, di imbarcazioni se ne vedono tante in lontananza e in vicinanza, dal porto commerciale al Masuccio, da Pastena al Marina di Arechi che, si sa, è l’approdo per i più ricchi. Bene. Salerno sembra essere davvero una Città di navigatori. Peccato che, per essere tale, abbia perso chilometri di costa. Il Lungomare Trieste, quello storico, è interdetto alla balneazione anche se nessuno sembra informato di questo e c’è chi continua a fare il bagno a Santa Teresa, tra gli scarichi delle navi commerciali, del Fusandola e dell’adiacente scolmatore fognario. Il tratto di costa da Torre Angellara al Marina di Arechi è egualmente vietato alla balneazione per la presenza di quel porto. E, anche qui, sembra che ci siano bagnanti poco informati. Lo stesso vale per gli arenili ‘inquinatissimi’ tra il fiume Irno e la Piscina Comunale e tra il Fuorni e il Picentino. Così, per chi può, è giusto andare al largo con la propria imbarcazione. Gli altri, quelli che non possono, debbono restare a terra, magari frequentando la nuova spiaggia di Pastena quando non ‘piovono’ topi e blatte. E, intanto, c’è pure chi dice che si possono fare altri due porti benché, a causa della loro presenza, si perderebbero altri chilometri di spiaggia. Ma, tanto, che fa! L’importante è che siano messi a disposizione altri pezzi di mare per confermare la natura di Città dei naviganti. Sarebbero spazi di tutti, in verità, anche di chi non è marinaio e, magari, non sapendo neppure nuotare deve fare il bagno a riva. La civiltà di un luogo si misura anche da questo. Sul frontone del Palazzo della Civiltà, a Roma, c’è una famosa iscrizione: “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. Sarebbe un grande onore se fosse riportata sul palazzo di Città a nostra maggior gloria. Peccato che potrebbe rivelarsi a nostra maggiore vergogna. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città