Così come accade con il Castello di Arechi, di competenza Provinciale, la vicenda del Conservatorio Montevergine, ricostruita nel recentissimo articolo da Alfonso Malangone, conferma tutta l’incapacità anche dell’Amministrazione Comunale di esprimere un forte “amor proprio” nella tutela delle opere storiche e culturali che le generazioni passate hanno prodotto e ci hanno consegnato a nostra maggior gloria. Si preferisce investire in lucine, pure dette “di artista”, o in opere di vanagloria, piuttosto che dare rilievo alle vere ricchezze di cui disponiamo a ‘costo zero’. Salerno Migliore, anche a seguito del movimento di opinione che sta facendo pressione, manifesta la propria volontà di seguire da vicino la sorte del Conservatorio Montevergine chiedendo lumi all’Amministrazione cittadina, alla Sovrintendenza e a coloro che per ragioni istituzionali, o anche solo morali, sono responsabili del futuro di una memoria importante della nostra civiltà. Si tratta, innanzitutto, di un complesso di grande importanza storica, perché ha inglobato nella facciata le antiche mura costruite dai Longobardi, dal Castello di Arechi fino al mare, come parte del sistema difensivo della Città. Ma, si tratta anche di una grande “memoria” culturale e sociale avendo ospitato, dall’anno 1040, prima l’ordine francescano di Santa Chiara e poi quello dei benedettini di Montevergine, da cui prese il nome. Di seguito, fu sede di un Conservatorio femminile, a difesa delle giovani donne e delle orfane, gestito dal 1700 dalla Confraternita di San Francesco della Croce e, successivamente, dal 1900, dalle figlie di Sant’Anna. Sotto l’aspetto strutturale, infine, è certamente un edificio di pregio, organizzato intorno ad una corte quadrata caratterizzata da un porticato che si affaccia sul giardino e su diversi cortili. All’interno, secondo la scheda presente sul sito del Ministero della Cultura, restano le cucine e un affresco di Cristo in Croce, oltre ad una piccola chiesa a navata unica con una serie di altri affreschi. Purtroppo, nonostante tutto questo, con un’operazione definibile almeno “opaca”, la Curia lo ha svenduto a privati che pare vogliano ora farne un albergo-residence. Proprio con riferimento alle notizie diffuse, Salerno Migliore chiede di conoscere in che modo le Autorità responsabili si stiano adoperando per far sì che un bene di così evidente valore identitario sia non solo tenuto in vita, ma reso protagonista della vita culturale della Città anche per sfruttarne la forza attrattiva ai fini dei flussi turistici di qualità. Non di chi viene per divertimento, ma perché interessato a conoscere la nostra millenaria civiltà comprovata da opere di cui anche quel Monastero è parte. Salerno non ha poco da mostrare, rispetto agli altri. Ha colpevolmente recuperato poco, lasciando in abbandono le testimonianze della sua storia e mirando a “valorizzarle” solo attraverso operazioni di (s)vendita immobiliare. Le memorie di tutti, debbono costituire una ricchezza per tutti. Per questo, Salerno Migliore chiede sia profuso ogni impegno per favorire il rientro del Monastero tra i beni di cui l’intera Comunità possa dichiararsi fiera. Salerno Migliore





