Salerno. le Luci d’Artista restano al buio - Le Cronache Ultimora
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Salerno. le Luci d’Artista restano al buio

Salerno. le Luci d’Artista restano al buio

di Erika Noschese

Se Roberto Vecchioni, in un impeto di realismo salernitano, avesse deciso di ambientare il suo capolavoro tra i mercatini di Piazza Concordia e il Corso Vittorio Emanuele, oggi non canteremmo di nostalgie amorose o nebbie milanesi. Il verso finale, sussurrato con la rassegnazione di chi ha pagato il parcheggio per vedere il nulla, sarebbe un mesto: “Salerno scusa, stavo scherzando, Luci d’Artista non funzioneranno più”. Perché per questo ventesimo compleanno dell’evento che doveva “illuminare il mondo” e proiettare la città nell’olimpo delle capitali del turismo europeo, l’unica cosa che brilla davvero è l’ironia della sorte. Doveva essere l’edizione del rilancio definitivo, il trionfo del Ventennale benedetto dall’ex Governatore Vincenzo De Luca — che queste Luci le ha inventate a sua immagine e somiglianza — e celebrato con i toni messianici di Sindaco e Giunta. Erano state caricate aspettative enormi, promesse di meraviglie tecnologiche e di un’accoglienza impeccabile per celebrare due decenni di storia. E invece, ci siamo ritrovati davanti a un’esposizione di “Luci d’Insistenza”: noi insistiamo ad accenderle, loro insistono a restare spente. Il punto di non ritorno, quello che trasforma la farsa in dramma bufo, è stato raggiunto proprio la sera del 25 dicembre. Mentre i salernitani scartavano i regali, la vera “attrazione” natalizia è andata in scena in Via Settimio Mobilio. Qui, dove le installazioni luminose continuano a “balbettare” sin dall’accensione, i cittadini hanno assistito a un insolito presepe vivente: quello dei tecnici della manutenzione. Vederli arrampicati sui cestelli elevatori proprio nella sera di Natale, a tentare di rianimare decori moribondi tra i passanti increduli, ha regalato un tocco di neorealismo che nemmeno il miglior De Sica avrebbe saputo orchestrare. Un Natale passato a caccia di un cortocircuito, cercando di convincere un cablaggio stanco a fare il suo dovere proprio nel momento di massima visibilità. Ma se Via Mobilio piange, il Corso Vittorio Emanuele non ride affatto. Anzi, naufraga. Qui l’emblema del fallimento tecnico è il tanto sbandierato “Mare d’Inverno”. Sulla carta doveva rappresentare l’installazione di punta, la novità più attesa e massicciamente pubblicizzata del ventennale. Nella realtà, si è trasformato in un capriccioso e irritante rebus elettrico. Anche la sera di Natale, questo “mare” è rimasto prosciugato per metà: nel tratto principale della strada dello struscio, quello che va dall’incrocio con via dei Principati a quello con via Velia, il buio ha vinto sulla tecnologia. Molti pannelli non si sono proprio accesi, altri hanno funzionato solo parzialmente, lasciando un vuoto desolante proprio nel salotto buono della città. La cosa più grave, però, non è il guasto estemporaneo, ma la “coerenza” del disservizio. Il blackout del Corso non è un incidente dell’ultima ora: è iniziato la sera dell’inaugurazione, il lontano 21 novembre, e da allora non ha mai trovato una soluzione. È un’intermittenza cronica che non ha risparmiato nemmeno il giorno di Natale. A nulla sono serviti i numerosi interventi degli operai della ditta che si è aggiudicata l’appalto, che in questo mese hanno lavorato freneticamente alla sostituzione dei pannelli senza riuscire a garantire un briciolo di continuità. L’amministrazione comunale ha provato per settimane a mantenere alta la narrazione dell’eccellenza, ma la realtà dei fatti consegna una gestione che rincorre l’emergenza con il nastro isolante in mano. Non si può millantare un “Modello Salerno” se poi la macchina organizzativa inciampa su una spina e richiede l’intervento d’urgenza persino nel giorno della Nascita del Signore. Se il ventennale doveva essere la consacrazione di un brand internazionale, rischia di essere ricordato come il funerale dell’efficienza, celebrato mestamente a lume di candela tra un guasto a via Mobilio e un pannello spento sul Corso. Non è solo una questione di lampadine fulminate, è una questione di credibilità politica. Non si può caricare di attese un evento per poi offrire uno spettacolo a metà, degno di una sagra di provincia rimediata all’ultimo minuto. Caro Vecchioni, hai avuto ragione tu a scrivere che “si scrive tutto in un finto diario”. Solo che qui, il diario non lo scrive un poeta, ma una squadra di manutentori che non riesce a venire a capo di un “Mare d’Inverno” che fa acqua da tutte le parti. “Salerno scusa, stavo scherzando, Luci d’Artista non funzioneranno più”.