«Dovranno passare sul mio cadavere prima di riuscire a sospendere o cambiare le cure a mia sorella, anziana e disabile grave». Sono parole dure e molto chiare quelle di Giuseppina Cacace (nella foto col marito) sorella e tutrice da decenni di Maria Rosaria, in cura presso la cooperativa Sanatrix-Nuovo Elaion di Eboli. Che succede? Succede che un bel mattino l’Asl di Salerno si sia svegliata in una condizione particolarmente “evangelica”, nel senso letterale del termine, laddove “non sappia la mano destra ciò che fa la mano sinistra”. Ma Gesù Cristo rimandava (anche) alla differenza tra carità e filantropia, non certo al fatto che una stessa azienda sanitaria da un lato raccomandasse vivamente cure e trattamenti terapeutici specifici nei casi di forte disabilità fisica e/o mentale, dall’altro negasse queste stesse cure in ossequio alla esilarante (data la provenienza) esigenza della riduzione dei costi. La signora Giuseppina quindi rompe ogni indugio e ogni pudore possibili dinanzi a ciò che definisce «un’arrogante presa di posizione dell’Asl con gravissime conseguenze per la salute e la dignità della vita di mia sorella: ma non ci riusciranno». Infatti la donna ha incaricato un legale specializzato, l’avvocato Giovanni Bisogno, di ricorrere al giudice civile con procedura d’urgenza per dirimere l’imbarazzante controversia sorta sulla base di un provvedimento che ha sospeso la terapia per la donna il 31 marzo scorso. Ma da dove nasce questa storia? Perché, nonostante una condizione del soggetto evidente ictu oculi e montagne di certificazioni medico-specialistiche, questa paziente all’improvviso deve vedersi negati trattamenti riabilitativi fondamentali per evitare regressi, peggioramenti e, in prospettiva, la morte stessa? Semplice, perché qualcuno, dimentico forse dell’andazzo degli uffici di via Nizza, dove manager di peso inventano posti per le segretarie, chiamiamole così, uffici e dipartimenti vari ingrassano dipendenti e dirigenti come se non esistessero leggi e tribunali, dove fiumi di danaro vengono gestiti in bellezza e sempre in favore degli amici del principe del momento, dove una miriade indiscriminata di fancazzisti incassano stipendi spostando nella migliore delle ipotesi qualche carta, ecco, si diceva, in questo stesso contesto è spuntato un genio che d’improvviso decide – e non potrebbe neppure farlo perché la legge in certi casi specifici impone che il cambio della terapia avvenga su richiesta del paziente e/o del genitore, tutore etc. – che 13 disabili gravi dalla sera alla mattina non debbano essere più trattati come lo sono stati finora bensì dovranno “scendere di categoria”, per utilizzare un linguaggio calcistico certo più comprensibile.
Quindi il ritardato mentale grave, il subnormale con quoziente intellettivo sotto soglia, con pesanti patologie mentali, peraltro sancite da certificazioni multiple e ricorrenti negli anni, si arrangi e venga trattato con terapie a più basso costo, il che vuol dire di rango e di qualità inferiore, dunque non adatte a casi come quello della signora Cacace. La sorella insiste: «Non mi fermo sicuramente, mia sorella qui in questo centro vive da decenni, è la sua famiglia, è trattata come in un hotel di lusso, insomma vive e va avanti in un ambiente a lei familiare, con medici e terapisti che la conoscono da sempre. Così per gli altri 12. Non ci fermeremo, l’Asl dovrà fare marcia indietro, chi sono loro per decidere certe cose visto che la legge spiega chiaramente che nei casi come il nostro nessuno può richiedere modifiche al modulo terapeutico se non il paziente stesso?». Dire che la vicenda si ammanti, poi, pure di tratti comici è quasi d’obbligo. Infatti dall’Asl sono perfino giunte note e diffide (sì, avete letto bene: diffide!) ad osservare il nuovo regime terapeutico. Rimanendo, infine, in tema di comicità si osserva pure che gli uffici aziendali abbiano qualificato il caso della signora Maria Rosaria, nata nel 1942, come “ritardo dell’età evolutiva”. Qui sovviene in aiuto il più classico dei no comment.Ora la palla passerà al giudice civile che nel volgere di breve dovrebbe, ex art.700, decidere sul caso. Un caso che “farà stato” necessariamente anche per gli altri 12 pazienti nelle medesime condizioni. Si vedrà. pierre