Il prof. Guido Ferro non era uno studioso conosciuto, in Città. Adesso, dopo il convegno di Martedì 16 in Provincia sulla proposta di trasferimento a Oriente del Porto commerciale, è certamente divenuto più noto. In alcuni interventi, infatti, è stato indicato come responsabile dell’attuale localizzazione per via del parere favorevole da Lui espresso a fine anni ’60 sulla scelta di quel luogo. La cronaca ci racconta che, al tempo, per trovare una ‘quadra’ tra le posizioni contrastanti di illustri uomini politici, fu il Presidente del Coniglio Superiore dei Lavori Pubblici a suggerire di ascoltare il Suo pensiero nella veste di massimo esperto in Italia di ingegneria idraulica e di Rettore dell’Università di Padova. Ovviamente, da tecnico, espresse un parere ‘tecnico’, attestando la presenza a Occidente di situazioni più favorevoli rispetto all’area Orientale. Questo fatto, in verità, lo sapevano già tutti. L’avevano capito addirittura i romani, i longobardi e anche il re svevo Manfredi, figlio di Federico II, che nel XIII secolo costruì il molo ancora oggi a Lui dedicato. Così, chiamare il prof. fu probabilmente l’espediente utilizzato dai politici per tenersi formalmente estranei a una scelta dolorosa, ben consapevoli delle conseguenze della traumatica cancellazione delle spiagge naturali della Città, che oggi ci sarebbero state invidiate da molte località che invidiamo, e di un angolo di Costiera che avrebbe affascinato i visitatori. Peraltro, in quegli anni, la zona Orientale fu luogo di insediamento di molte grandi industrie che fecero crescere Salerno anche sotto l’aspetto demografico. In un tale contesto, il Porto poteva pure essere posizionato diversamente visto che, per le dimensioni progettate, probabilmente neppure si immaginavano elevati volumi di traffico. Cioè, i politici avrebbero ben potuto privilegiare una scelta ‘politica’, contro il parere ‘tecnico’, facendo prevalere una visione più in linea con gli interessi complessivi della Comunità. Per questo, oggi, potrebbe essere giudicata inopportuna l’attribuzione al prof. di responsabilità che, verosimilmente, non ebbe. Vale la pena ricordare che, in una intervista rilasciata nel 2013 al Direttore D’Angelo, fu proprio il politico Gaspare Russo, Sindaco dopo Menna, a dichiarare di non rinnegare nulla del suo passato tranne “la realizzazione del porto commerciale ad Occidente” (fonte: Cronache). Punto. Di fatto, se il Porto si trova in un ‘cul de sac’, detto alla francese, è perché mancò un’adeguata previsione dei potenziali effetti sul futuro della Comunità. Forse, si ritennero più importanti quelli sulla vita corrente di chi aveva altri obiettivi da perseguire. Lo stesso viadotto Gatto è l’esempio di quali nefandezze possano essere espresse dalle menti umane quando privilegiano interessi ‘spiccioli’ che offrono tanti ‘piccioli’, detto alla Montalbano. Non certo per coloro che ci vivevano sotto, e ci vivono tuttora, costretti a subire cascate di fumi e polveri, né per coloro che vivevano nei pressi, e ci vivono tuttora, bombardati da rumori, stridori e ogni tipologia di inquinamento acustico. Qualcuno dirà: erano altri tempi, quando si pensava di dominare la natura comprimendo le esigenze fisiologiche dei cittadini di respirare, di passeggiare nel verde, di godere dell’ambiente, del sole, del mare, del cielo e delle stelle. Purtroppo, però, i fatti dimostrano che una progettazione ‘di sentimento’ è tuttora estranea alla Città nella quale opere pur necessarie assumono sembianze maestose e generano impegni costosi, di certo esuberanti rispetto al contesto urbano, alle necessità e alle disponibilità. Per questo, è possibile che al Porto, come a un ‘moloch’ divino e sanguinario, saranno offerti altri sacrifici per placarne la fame dato che, secondo il Piano Regolatore presentato nell’incontro del 16 scorso, verranno occupate le ultime spiagge insieme ad altre aree di via Ligea da asservire al traffico da/per le nuove gallerie. A parte gli effetti indiretti sulla Costiera. Quando si parla di Porta Ovest, si continua a citare il nome del progettista, l’arch. Pica-Ciamarra, omettendo di precisare che Egli ne disconobbe la paternità dopo gli stravolgimenti introdotti da un progetto esecutivo totalmente difforme dal preliminare, benché nel capitolato fosse vietata ogni modifica (fonte: A.P.) . Fu lo stesso autore a denunciarne l’aberrante trasformazione da ‘Porta di ingresso da Ovest’ ad ‘Autostrada per il Porto’ con la cancellazione dei percorsi originari, interni ed esterni all’Olivieri, immaginati per non manomettere pesantemente un terreno friabile, misto di rocce e ceneri del Vesuvio, ricco di falde acquifere e ai massimi livelli, terzo e quarto, per rischio frane. Di fatto, la prova che il differente orientamento delle due gallerie abbia prodotto dei problemi è offerta dal differimento dell’apertura deciso più volte nell’ultimo triennio, mentre i ritardi nella progettazione degli svincoli su via frà Generoso confermano la difficoltà di soluzioni coerenti e compatibili. Così, aprendo nelle condizioni attuali, nei 1.800 metri di una singola canna potrebbero incolonnarsi almeno 150 tir, di minimo 12 metri, procedenti a marce ridotte e, quindi, con la massima produzione di fumi e polveri sottili a causa di una pendenza di oltre 100 metri. Ci vorranno le maschere, per essere sicuri di uscire vivi da una camera a gas. E, poi: “quanto costerà la depurazione?” Comunque, in questi giorni, si è letto dell’imminente convocazione del Consiglio Comunale per l’approvazione di una variante al PUC indispensabile per realizzare gli svincoli. Si parla di percorsi aerei e circolari. Un’opera costosa e audace, come al solito. Epperò, a differenza del Ponte di Messina, per il quale si chiedono giustamente tutte le più minute autorizzazioni, compresa quella dei tonni che passano per lo stretto, qui di autorizzazioni superiori nessuno parla, neppure la Soprintendenza che, in verità, spesso si distingue per i suoi silenzi. Così, è pensabile che l’otto volante si farà con il martirio del vallone del Cernicchiara nel quale decine di lunghe lance saranno infisse a sostegno di enormi corone di spine. A guardar bene, le caratteristiche del progetto sembrano riproporre per Porta Ovest quello che il viadotto Gatto rappresenta per il Porto. Entrambe le opere sono il frutto estremo di menti estreme, prepotenti e onnipotenti, interessate a esercitare sulla natura una superiorità assoluta per assoggettarla, schiacciarla, mortificarla, sopprimerla. Forse, qualcuno dovrebbe segnalare ai Consiglieri chiamati a votare l’intervento che, come non fu certo il prof. Ferro a decidere per il Porto, così non sarà il progettista ad essere ricordato per le ‘montagne russe’. La responsabilità fu politica, allora, e lo è anche oggi. Per questo, sarebbe opportuno un approfondimento per decidere con convinzione, non per appartenenza. Sarà possibile? In verità, in passato, sono stati deliberati Bilanci con i massimi livelli di Disavanzo e subito dopo è stato riconosciuto lo stato di sostanziale pre-dissesto dell’Ente con l’adesione al decreto aiuti (fonte: Senato). Oggi, poi, si mantengono aliquote elevatissime per l’imposizione locale e si aggiorna l’elenco dei beni da vendere, benché il Governo abbia assicurato fondi per oltre il 60% del Disavanzo residuo da coprire. Se, poi, si sente discettare del sesso degli Angeli mentre la Città è in ginocchio, visto quello che sta accadendo in questi giorni, sembra ci sia poco da stare allegri. Per questo, non è superfluo rimarcare che quando la politica mette in gioco la dignità, il politico di professione sceglie la politica mentre il politico di missione sceglie la dignità.Il porto è un luogo di lavoro importante, ma è anche la principale causa di gravi aggressioni alla qualità della vita. Valutare i costi, i benefici e i malefici per la Comunità di ogni suo comparto potrebbe essere una modalità corretta per decidere una specializzazione funzionale orientata a offrire nuove opportunità di crescita, lavori più innovativi, più qualificanti e più professionalizzanti, in un contesto di generale recupero del territorio, dell’ambiente e della qualità della vita. Per farlo, però, si dovrebbe parlare col cuore. Questa Città ha davvero bisogno di amore. *Ali per la Città





