Salerno. I funerali di Elio Macinante - Le Cronache Attualità
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Salerno. I funerali di Elio Macinante

Salerno. I funerali di Elio Macinante

Ieri pomeriggio il saluto al direttore di produzione della Fondazione Ravello, nella chiesa di Santa Maria a Mare. Presente il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, con Fulvio Bonavitacola, il segretario artistico del teatro Verdi Antonio Marzullo, lo staff al completo del festival e tante persone a lui vicino. Non una nota è stata elevata durante la funzione affidata interamente alla cantillatio di Don Gerardo Albano

Olga Chieffi

La morte ha trovato domenica pomeriggio un Elio Macinante mirabilmente pronto alla vita, certamente nell’immaginare il nuovo cartellone del Ravello Festival, già in nuce, nella sua mente già pronto. Forse, non v’è stato modo migliore di prepararsi alla morte fisica che lo reclamava. Colmo di vita e d’opera e d’incompiuto, a noi, che siamo rimasti, è dato ritenere che Elio Macinante possa manifestarsi nella nostra vita a suo proprio compimento. Dal canto nostro la nostra vita lo richiede. Ieri pomeriggio, il rito funebre, svoltosi nella Chiesa di Santa Maria a Mare, chiesa di nuova costruzione, ma di rito antico, fedele alla tradizione delle Madonne delle città marine alle quali ci si affida nei fortunali, nelle tempeste d’acqua e della vita. Musicista, generoso, poi prestato alla produzione di eventi e spettacoli, fino a fare il Ravello Festival, la fondazione, l’auditorium Niemeyer che pensava anche quale luogo di registrazione e di formazione tecnica, per novelli ingegneri del suono, e il palco sospeso tra cielo e mare di Villa Rufolo, casa sua, ne abbiamo toccato ieri l’unicità nell’unire e dar spazio a tutti i mondi da lui frequentati, dal teatro, alla piazza al “palazzo”, dal bar del paese, alla scuola di musica, luoghi vissuti, contestati, amati. Rappresentanti di quei luoghi hanno formato l’assemblea in chiesa: a cominciare dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, con Fulvio Bonavitacola, tanti musicisti, naturalmente Guglielmo Guglielmi, al quale affidò la direzione artistica degli Incontri Internazionali della Musica al Teatro Verdi, nostro primo incarico prestigioso al suo fianco, cominciato da un gatto schizzato su di un taccuino dal tenor sax Leandro “El gato” Barbieri, Antonio Marzullo, Rosalba Loiudice, Antonio Senatore, amici da ragazzi, sempre tra le note, al massimo cittadino, per gli eventi speciali del Ravello Festival. Note “altre” quelle di Marcello Ferrante e ancora Adriana Pagano e Chiara Natella, Alfonso Andria, il quale ha diviso con lui le tavole del palcoscenico. Abbiamo in questa occasione non fausta incontrato per la prima volta de visu il direttore artistico del Ravello Festival, il compositore Lucio Gregoretti, che ha accennato alla “purezza” d’animo di Elio, che conosceva solo da qualche mese, la limpidezza delle relazioni e dell’accoglienza, la “gioia” declinata in tutte le sue accezioni, nel compiere al meglio il proprio lavoro, con taglio finemente musicale e anche l’ombra, che qualche volta aleggiava, ma “in riso lo sdegno faceva presto a cangiar” per dirla con la Norina del Don Pasquale. Con lui, lo staff della fondazione con il direttore generale Maurizio Pietrantonio, il Presidente Vlad, spiritualmente vicino ma in New York, il consigliere d’indirizzo Stefano Giuliano e, ancora, Nicola Mansi e Manuele Esposito. Il momento del distacco, solo fisico, non ha visto, a sorpresa, l’elevazione di una sola nota, o melodia, ma unicamente la cantillatio del salmo e delle preghiere da parte del celebrante Don Gerardo Albano. Una cerimonia resa ancor più gravosa, quindi, da un silenzio assordante, al quale non siamo abituati e che ci ha visto “pathire” maggiormente. Ai familiari, all’inconsolabile figlio Kevin, alla madre Adys, al fratello Umberto, agli amici, a quanti oggi continuano ad onorare il segno indelebile che ha lasciato Elio nel loro percorso di vita, non resta che “fare”, ancora insieme il piccolo libro dell’anima. Cos’è cambiato, infatti, con la morte? Cosa cambia – quando l’attesa resta sospesa di fronte al compimento? L’essere andato di là, nell’invisibile, dell’artista e dell’amico, ci pone assiduamente la domanda circa il di là e il di qua della soglia paurosa che tutti rende vili, ma anche ardenti di curiosità. La disparizione emana verso di noi il fiore di un’amara, ma nuova primavera, di un’era da esplorare, in cui ritagliare una nuova terra d’amicizia e colloquio. Pure ci sollecita l’urgenza d’intrecciare, senza sosta, visibile e invisibile, per costruirci un veicolo, non so, magico di contatto, che può essere una melodia, un’immagine, un luogo, quei giardini di Villa Rufolo che torneranno ad accoglierci e a risuonare questa estate. Tutto cambia e tutto resta per noi tutti se la morte rompe i sigilli e la parte di vita, ch’era stata trattenuta fluisce e torna a noi, per questo rimaniamo disorientati di fronte alle morti e come presi da rimorso. Pur, tuttavia, l’amicizia se resiste oltre la morte, se si apre a quelle notti di veglia e di luna, potrà accaderle di divenire ancora più alta, spirante e ispirante.