Salerno. Gli affari della politica e la politica degli affari - Le Cronache Salerno
Salerno

Salerno. Gli affari della politica e la politica degli affari

Salerno. Gli affari della politica e la politica degli affari

di Alfonso Malangone*

La ‘Salerno Energia Vendite Spa’ è l’unica società detenuta con quota minoritaria dalla Holding Comunale. Del Capitale Sociale di 3.312.060, ne detiene il 48,82%, pari a 1.616.786, contro il 50%, pari a 1.656.030, in capo a Iren Mercato Spa, società di proprietà al 100% dell’omonimo gruppo di Reggio Emilia, un colosso nel settore dell’energia. La quota residuale dell’1,18% appartiene ad una terza società, la Ge.S.Com Srl di Bisaccia (AV). Questa ripartizione è frutto di un’operazione di fusione per incorporazione risalente al 2016 ma frutto di un accordo-quadro di collaborazione tra il Comune e il gruppo Iren (ex Iride) concluso nel 2008. In quell’anno, infatti, una società di Iren, la Gea Commerciale Spa di Grosseto, conferì alla SEV un proprio ramo d’azienda in cambio di una quota societaria del 36,8% a fronte del 61,7% appartenente al Gruppo Salerno Energia Spa (a quel tempo non c’era la Holding), e dell’1,5% della Ge.S.Com. Nel 2016, poi, fu realizzata la citata operazione di fusione che avrebbe dovuto portare all’incorporazione della Gea nella SEV come da dichiarazioni ufficiali e da articoli della stampa qualificata (fonti: diverse web). Invece, essa si chiuse con la SEV incorporata direttamente nella Iren Mercato Spa. Una sorpresa giustificata da uno sfavorevole ‘rapporto di scambio’ elaborato in corso di procedura. A leggerla da apprendisti, la faccenda è davvero complicata. Per fortuna, ci sono sempre i tecnici! Sta di fatto che, con quella quota, la Iren ottenne azioni qualificate, definite di ‘classe A’, con il diritto a nominare tre membri del Consiglio di Amministrazione su cinque e, quindi, con una maggioranza perpetua. Di conseguenza, in virtù delle norme del nuovo Statuto sottoscritto tra le parti e di dichiarati accordi parasociali, di cui mancherebbero tracce pubbliche, salvo errore, pur in assenza della maggioranza numerica, cioè detenendo solo il 50%, la Iren acquisì ogni potere di gestione. Ad oggi, infatti, dispone del controllo patrimoniale, fornisce le direttive industriali, amministrative, commerciali, organizzative e fiscali, accentra i movimenti di Cassa e Banca, concedendo le risorse finanziarie a sostegno dell’attività e, ovviamente, rifornisce in esclusiva le materie prime, elettricità e gas. Nei suoi documenti, la SEV si dichiara “società soggetta a direzione e coordinamento di Iren Spa” e il suo Bilancio è consolidato totalmente in quello del gruppo, benché non consentito dalla quota del 50%, sempre salvo errore, per via del “potere decisionale…” che consente a Iren di “…determinare l’ammontare dei risultati rivenienti dalla sua partecipazione” (fonte: Iren, Relazione). Come a dire: la Iren decide i numeri, e tutto il resto è ‘noia’. Alla Holding resta la partecipazione agli utili, che nel 2021 non ci furono. Per carità, è solo una considerazione, non un’accusa. E, comunque, se fosse viziata da errore, sarebbe gradita una smentita. Di fatto, con quella ‘fusione’, forse meglio definibile ‘acquisizione’, si rinsaldarono i rapporti tra il gruppo e l’Ente Comunale con la conferma della partecipazione sempre vincente di Iren alle gare per le ‘Luci d’Artista’. Del resto, la manifestazione fu importata replicando quella organizzata dalla stessa Iren a Torino fin dal 1998. Con una differenza: lì, si legge che è sempre stata ‘a gratis’, qui, sempre ‘a pagamento’. Anche questa è solo una considerazione, fatta in assoluta buona fede. Sotto il profilo contabile, i conti patrimoniali e finanziari esprimono la stretta dipendenza della SEV dal gruppo di Reggio Emilia. In particolare, per la centralizzazione della Cassa e della Banca, cash-pooling, le risorse utilizzate sono frutto di finanziamenti interni che, a fine 2024, sono pari a 90milioni di euro. Inutile commentare gli equilibri. Più interessante appare il rapporto tra la SEV e l’Holding per alcune voci del conto economico dalle quali sembra emergere l’immagine di una SEV con una doppia faccia. Cosa che, nella Città di San Matteo, può anche essere naturale. In primo luogo, va detto che la SEV dichiara spese per 4,5 milioni relative alle attività di supporto ricevute, ‘service’, di cui una quota di 715.000 euro riferita alla Holding. Visto che la sua organizzazione è totalmente nelle mami di Iren, questo fatto è almeno singolare. Nel Bilancio della Holding, i contrapposti ricavi sono dichiarati in 714.999,96. E, va bene. Poi, ci sono i distacchi di personale. Altro fatto singolare. Per questi, la SEV dichiara costi verso la Holding per 124.066 euro, mentre i ricavi della Holding sono per 123.760,99. E, va bene. Però: 1 – SEV dichiara ‘altri costi’ per 61.139 euro, Holding ‘altri ricavi’ per 16.736,83; 2 –SEV dichiara ‘ricavi diversi’ per 82.960 euro, Holding ‘costi diversi’ per 33.176,75; 43 – SEV dichiara debiti per 150.074 euro; Holding espone crediti per 173.610,34; 4 – SEV dichiara crediti per 14.184 euro, Holding espone debiti per 87.523,81. In sostanza: “hanno registrato partite differenti?” Perché, i rapporti reciproci dovrebbero essere sempre allineati ed è ben noto che, prima di chiudere i conti, è d’obbligo la cosiddetta ‘riconciliazione’ delle partite. E, tutto questo, non va bene. In termini operativi, la SEV è divenuta un’mostro’ per effetto di numeri ‘spaventosi’. Dopo la distribuzione tra gli operatori del settore dell’energia dei contratti elettrici non trasferiti dagli utenti al mercato libero, i rapporti gestiti sono passati a oltre 500.000, ex 270.000, per luce e gas, e sono estesi a molte province del Meridione. Così, le entrate sono schizzate a 236milioni di euro, ex 140, ben superiori al totale degli incassi del Comune per i primi tre titoli del Bilancio, pari a 212 milioni. Le passività, sostanzialmente verso il gruppo ‘fornitore’, sono pari a 25milioni per quelle commerciali, mentre sono di 101milioni per quelle definite non correnti, tra cui i finanziamenti interni. E’ evidente che la società è divenuta un operatore di livello nazionale e ambisce a traguardi che nulla hanno a che vedere con le dimensioni della nostra Comunità. Peraltro, è Iren a decidere, avendo i pieni poteri. Nel 2021, quando la società fu utilizzata come ‘veicolo’ per l’acquisto di un’altra azienda al prezzo di 30.2milioni e il gruppo dispose un finanziamento interno per sostenere il pagamento, sia la Holding che il Consiglio Comunale fornirono la propria adesione. Diversamente, è verosimile che Iren avrebbe fatto scattare gli obblighi dello Statuto (art. 20.5 e 28). A questo punto, una domanda è naturale: “è giustificata la partecipazione nella SEV?” La risposta l’hanno data il Dlgs n. 175 del 19/08/2016 (Testo Unico Società Partecipate) e una successiva pronuncia del Consiglio di Stato: “una società a capitale misto, pubblico/privato, nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni è possibile a condizione che all’Ente sia riconosciuto il potere di incidere sulle decisioni strategiche per realizzare una “reale interferenza sul fine dell’impresa in presenza di interessi contrastanti” (fonte: CdS V, n. 578 del 23/01/2019). Cioè, non si può detenere una quota “pulviscolare”, o minoritaria, inadatta a decidere sulle scelte da fare. Più chiaramente, le Amministrazioni Pubbliche “non possono partecipare a società aventi per oggetto attività non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società” (fonte: TUSP, art. 4 c. 1). Questo, dice la Legge, mentre lo Statuto della SEV dice che ‘siamo a rimorchio’. Si potrebbe sostenere che anche Iren è una società mista ‘pubblico-privato’, con il 53,25% del Capitale detenuto da 94 Comuni o Società Finanziarie Comunali del Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana. Però: – le quote dei Comuni sono davvero minime, tra il 2% e il 6%, salvo errore; – il gruppo agisce nei nostri confronti come partner privato. In tutto questo, un recente motivo di riflessione è rappresentato dal disimpegno di Iren dalla manifestazione ‘Luci d’Artista’ che, per la prima volta, sarà organizzata da un’altra società. Sarebbe il caso di capire se sia cambiato qualcosa nei rapporti, considerato che gli introiti della manifestazione possono aver consentito a Iren di compensare gli esborsi della ‘sua’ SEV a favore della Holding per costi e dividendi. Fare gli imprenditori al 48,82% di una società stratosferica appare potenzialmente molto pericoloso per i cittadini. Soprattutto quando si riveste una posizione ininfluente. Con i tanti problemi quotidiani, forse sarebbe conveniente dedicarsi agli affari della politica, non alla politica degli affari. *Ali per la Città P.S.: si fa salvo ogni errore e si auspicano rettifiche