Salerno finalmente ricorda Giacumbi - Le Cronache Salerno
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Salerno finalmente ricorda Giacumbi

Salerno finalmente ricorda Giacumbi

di Erika Noschese

Mentre rincasava con la moglie nella sua abitazione di Corso Garibaldi a Salerno, Nicola Giacumbi fu improvvisamente colpito alle spalle da una raffica di proiettili. Era il 16 marzo 1980, un periodo ancora segnato dal clima di terrore degli anni di piombo, pochi anni dopo il sequestro Moro, e Salerno non fu immune a questa violenza con l’uccisione del magistrato Giacumbi. Quest’ultimo, pur avendo assunto l’incarico di Procuratore della Repubblica facente funzioni, aveva rifiutato la scorta. A distanza di 45 anni da quel tragico evento, Salerno ha voluto onorare la memoria di questo rigoroso e stimato uomo di legge, testimone di democrazia e giustizia che si sacrificò per la comunità. Ieri mattina è stata scoperta una lapide commemorativa nell’aiuola situata a metà strada tra l’ingresso del vecchio tribunale e la sua abitazione, proprio nel luogo dove Giacumbi perse la vita. Questa testimonianza nel punto esatto dell’omicidio rappresenta un atto doveroso verso le nuove generazioni, affinché conoscano la figura di Nicola Giacumbi e la ferocia di quell’efferato crimine, uno degli episodi più cruenti che sconvolsero Salerno durante gli anni di piombo. Nicola Giacumbi, allora Procuratore della Repubblica facente funzioni, era da tempo nel mirino delle Brigate Rosse, ma con coraggio aveva declinato la protezione, motivando la sua scelta con la volontà di non esporre al pericolo “altri padri di famiglia”. Tra le persone più legate alla famiglia di Nicola Giacumbi, e in particolare alla moglie del magistrato, la vicesindaca di Salerno Paky Memoli, che ha intrattenuto con lei una storica e longeva amicizia. “Il giorno del mio onomastico – ricorda il figlio del magistrato, Giuseppe – ho preso coscienza che mio padre non c’era più, esattamente tre giorno dopo la sua morte. Da bambino non ho visto e percepito quello che stava avvenendo. In quel momento, in modo vago, ho preso coscienza che mio padre non c’era più, non sapevo se e quando sarebbe tornato ma capii che qualcosa era cambiato. In questi anni ho riscontrato ovunque il ricordo di mio padre. Ho percepito che il suo ricordo è ancora presente nei cittadini salernitani”. “I miei ricordi – ha proseguito Giuseppe – sono legati alla vita personale, quindi momenti di gioco a casa saluti dopo il lavoro, perché io ero bambino, avevo 5 anni, quindi al di là di questo poi non ci sono altri ricordi di queste categorie. Mi hanno raccontato tutti gli amici, i colleghi di papà, tutte le persone che lo hanno conosciuto e apprezzato e che gli hanno voluto bene, che era una persona molto seria, competente, ma anche comprensiva nei confronti dell’applicazione poi della legge. Era un episodio specifico in un contesto generale di quel tipo che non a caso poi ha preso il nome di Anni di Piombo; quindi, è il pegno di dolore che ha pagato Salerno con i suoi martiri. Naturalmente non c’è stato solo papà, così come ce ne sono stati tanti a livello nazionale”. Gli fa eco il primo cittadino di Salerno, Vincenzo Napoli, che ricorda i tragici eventi: “È una memoria tragica di un evento sostanzialmente incomprensibile, oltre che fortemente criminale. Nicola Giacumbi cadeva sotto il portone di casa avendo lui rifiutato la scorta, tra le altre cose. Il fatto succedeva a due anni dall’omicidio Moro: è un periodo che ha segnato duramente l’Italia, siamo stati in grado di superarlo, l’abbiamo lasciato alle nostre spalle ma non dobbiamo rilassarci. Troppe vite sono andate perse, sotto una furia ideologica. Molti passi sono stati fatti quanto a sicurezza, ma non bisogna mai abbassare la guardia e mai distogliere lo sguardo. Quindi onore a Nicola Giacumbi e alla sua famiglia”. A partecipare all’iniziaiva anche l’avvocato Carlo Correra, donatore della lapide commemorativa inaugurata ieri mattina: “Nicola Giacumbi si è sacrificato per tutti noi e ci ha lasciato un patrimonio, un’eredità di giustizia, di garanzia, di sacrificio che non poteva essere disperso in questa maniera. “Sono felice – ha detto – ma nutro un forte rammarico per non aver fatto realizzare prima una lapide commemorativa per Nicola, un sacrificio importante per la giustizia e i diritti della collettività. Si è sacrificato per tutti noi. E ci ha lasciato un patrimonio, un’eredità di giustizia, di garanzia, di sacrificio che non poteva essere dispersa in questa maniera. È vero, gli abbiamo dedicato delle aule, gli abbiamo dedicato la torre della Cittadella giudiziaria, ma lui si è sacrificato per tutta la collettività, non soltanto per il mondo giudiziario. E quindi era doveroso testimoniarlo nel posto dove è stato martirizzato e avevamo anche questo dovere verso le nuove generazioni di salernitani e di cittadini italiani in genere che devono sapere che in questo Paese qualcuno è morto, ed è morto eroicamente”. All’iniziativa ha preso parte anche Maria Zambrano, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Salerno: “Un servitore dello Stato troppo poco ricordato. Quindi davvero l’occasione è una lapide, che servirà a tutti per riflettere e per chiedersi chi fosse Nicola Giacumbi. Un martire, veramente, che in nome del suo lavoro ha sacrificato la sua vita”.