Salerno, ecco il Crescent numero 2 - Le Cronache Ultimora
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Salerno, ecco il Crescent numero 2

Salerno, ecco il Crescent numero 2

di Michelangelo Russo

Alla foce dell’Irno sta arrivando il nuovo Crescent, firmato stavolta dall’archistar dottor Vincenzo De Luca, laureato in filosofia. Ne ha rivendicato, implicitamente, la paternità quando, senza che nessuno gli imputasse una diretta responsabilità progettuale, ha accusato di essere un imbroglione chi propalava false notizie di una destinazione del futuro edificio ad appartamenti di lusso. Sarà un albergo, ha detto, e nient’altro. A parte la considerazione dell’incomprensibile intervento del Governatore della Regione sulle scelte urbanistiche di spettanza di Sindaco e Giunta della Città, c’è da rimarcare che il nuovo albergone grattacielo sono in realtà due e non uno. Nell’ultimo spazio libero del lungomare di Salerno sorgeranno due mostri di dodici piani, uno per l’albergo e l’altro come Centro Direzionale, cioè uffici (almeno per il momento). Ciò che colpisce chi ha memoria (e per ragioni di età io ce l’ho) è l’evoluzione del pensiero deluchiano in materia di urbanistica. Nel primo anno del suo sindacato, incontrammo un giorno De Luca, io e il collega Tringali, mentre presiedeva i lavori di demolizione di un antico manufatto abusivo prospiciente la Casa del Combattente, di fronte alla Villa Comunale. Gli facemmo i complimenti per l’ardore e l’impegno professionale contro le brutture che deturpavano l’immagine della parte più bella della città, e lui rispose con un grugno di soddisfazione guardando il Municipio. “Questa città l’hanno massacrata!” disse lapidariamente. Appena qualche anno dopo, sempre in nome della tutela dell’immagine del lungomare, abbatté dalla mattina alla sera un piccolo edificio dei primi anni del Novecento che stava esattamente di fronte al porticciolo di Piazza della Concordia. Quel palazzetto, nulla di speciale, portava sulla facciata i segni dei colpi di mitraglia dello sbarco alleato del 1943. Restaurato, sarebbe stato un monumento per il Museo dello Sbarco. Ma imbruttiva il lungomare, e quello che non potettero le cannonate poté la ruspa di De Luca. E ora veniamo ai due grattacieli che stanno per arrivare. Si parla di 45 mila metri cubi di cementaccio che fanno lo stesso volume del Crescent. Il Mostro di Fuenti era appena un terzo di questo nuovo spaventoso volume. Ma come è stato possibile sostituire un parcheggio essenziale, per la sua centralità, al servizio di una città caotica e opprimente più del centro di Hong Kong, con un nuovo diluvio di cemento? Come è possibile cancellare gli standard urbanistici di verde e parcheggi? Nessun problema, per l’Amministrazione Comunale: il parcheggio di via Vinciprova, scomodissimo per i salernitani e gli utenti della Ferrovia, resta parcheggio anziché subire una nuova, prevista, destinazione edificatoria; e gli standard di spazi verdi e parcheggio, che prima gratificavano Foce Irno, passano su via Vinciprova. La differenza di metri quadrati tra le due aree sarebbe stata monetizzata. Quanto, e per fare cosa di questi soldi? Certo che l’acquisto per 12 milioni di euro per Foce Irno è un impegno enorme per l’acquirente, che giustamente vorrà il suo ritorno economico. Ma c’è un ritorno economico sodisfacente per un nuovo albergone che farebbe concorrenza alla stessa società proprietaria del Grande Albergo, che non sempre ha la fila di clientela alla porta? E l’altro grattacielo per uffici? C’è questa fame di uffici in città? Dimenticavo, per quanto riguarda i parcheggi pubblici, saranno fatti nel sottosuolo, ma solo il 51 per cento, pare, saranno riservati all’utenza cittadina. Il resto saranno per l’albergo e l’altro grattapone degli uffici. Benissimo, gli standard di verde e di spazio sono salvi! Ma una serie di interrogativi sono stati presentati dall’opposizione in Consiglio. Come è stato possibile che un’area industriale dismessa, con destinazione contrattuale dichiaratamente, in contratto, indirizzata in gran parte a verde pubblico e parcheggi (come è stato sinora) venga volturato ad una edificazione enormemente superiore al volume del vecchio cementificio abbattuto? Non è importante verificare se il volume del Grande Albergo, già costruito, ha esaurito già il volume precedentemente edificato? Il Sindaco farebbe bene a specificare questo particolare in prima persona, anziché lasciare le risposte al non legittimato Governatore. Ma passiamo poi alla fascia paesaggistica di tutela del fiume. I due nuovi grattacieli entrano in pieno nella fascia di rispetto di 150 metri dal fiume Irno. Sarà la Soprintendenza a dire la sua parola sul PUA (Programma Urbanistico di Attuazione) che il Comune sta preparando per i nuovi edifici. Nel precedente del Crescent, il Consiglio di Stato intervenne per tagliare due piani e due torri al progetto, rimediando a quello strano parere di silenzio assenso dato in quell’occasione dall’allora Soprintendente (l’istanza di parere fu presentata in agosto, quando quasi tutto il personale della Soprintendenza era in ferie, per cui l’istanza fu trascurata e sfuggì all’attenzione degli addetti). Ci si augura che non accada lo stesso. Ma voglio ricordare ancora il Consiglio di Stato. Nella sentenza fu detto a chiare lettere che, per il paesaggio, il Crescent non poteva superare l’altezza degli edifici circostanti. Ora, l’altezza degli edifici sulla sponda destra dell’Irno è di sei piani. Lo stesso Grande Albergo, sulla sinistra dei nuovi grattacieli, è di sei piani. Mi dite da dove escono i 12 piani dei due grattacieli? È auspicabile che la Soprintendenza si attenga ai parametri dettati dal Consiglio di Stato. Sempre che nel frattempo il Comitato Cittadino di opposizione al progetto, che ha già fatto sentire la sua voce (nello strano silenzio di parte della stampa cittadina), non cacci novità dal cilindro, ricorrendo anche a quelle trasmissioni (Report, La7, etc.) che mantengono vivo il senso civico degli Italiani.

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