di Aldo Primicerio
Non è cambiato niente. Anzi si va sempre peggio. Lo scrivemmo, ma ci torniamo volentieri sul parallelo storico di frastuoni e rumori tra la Roma antica del primo secolo dopo Cristo, e la Salerno di oggi.
“Oh Roma, fammi dormire”, implora nei suoi epigrammi Marziale, poeta spagnolo ma romano di adozione. E poi: “Son svegliato dal riso della folla che passa (per la strada), e l’intera Roma è presso il mio letto”, si duole nelle sue Satire Giovenale, poeta e retore romano. Ed ancora, “I clamori tra i più vari risuonano da ogni lato intorno a me: abito infatti sopra i bagni delle terme”, scrive, in una delle sue Epistole Morali a Lucilio, Anneo Seneca, il grande filosofo drammaturgo e politico, spinto al suicidio da Nerone che lo ritiene coinvolto nella congiura dei Pisoni.
Insomma, i rumori della notte e del giorno sembrano non aver tempo. Sono sempre al centro di scritti e racconti che spingono anche Decimo Magno Ausonio, poeta latino del 500 d.C. nella Roma tardo-imperiale (con Teodosio) a stilare addirittura l’Ordo Urbium Nobilium, una graduatoria delle meraviglie (ma anche dei baccani e dei disturbi delle città di quel tempo).
Ed ai giorni nostri? Le città più rumorose e le più virtuose?
Le prime, le più rumorose sono Milano, Lecce, Verona e Messina, la più civile e “silenziosa” è Torino, secondo un’indagine di Amplifon con Otohub e l’associazione studentesca Aiesec, che insieme hanno creato Noise Escape Challenge. Eppure di rumore se ne parla poco. Per tre ragioni. La prima, perché la legge nazionale non indica con chiarezza decisiva la soglia di rumore oltre cui si incorre nel reato penale, imponendo numerose variabili nel mare di parole del burocratese. Comunque, in base al Dpcm attuativo del 14 novembre 1997, le sorgenti di rumore da attività produttive o commerciali nelle zone prevalentemente residenziali non possono superare i 55 Leq in dB(A) dalle 6 alle 22 e i 45 Leq in dB(A) dalle 22 alle 6 del mattino. Limiti ormai ridicoli, perché oggi puntualmente superati. La seconda, perché regna l’ignoranza dei politici che non sanno fare le leggi, ed anche la sottovalutazione da parte degli organi di polizia e della magistratura. La terza, forse la più grave, è che non ci facciamo più caso. Letteralmente circondati dai rumori, ci siamo assuefatti.
Prendiamo come esempio la qualità della vita in una città “media” come Salerno
All’analisi ed al confronto ci sentiamo autorizzati dall’esperienza di vita vissuta in questa città ormai da tanti anni. Durante i quali abbiamo visto cambiare tante cose, anche i rumori e le voci del giorno e della notte. Attraverso cui è possibile misurare il progresso (o il regresso), la civiltà (o l’inciviltà), il buono stile di vita (o il malcostume) di una delle 110 città italiane capoluogo di provincia. C’è chi, come Il Sole 24 Ore, ogni anno fa la sua classifica sostenuta da numeri ed analisi. Ebbene Salerno è in fondo a questa classifica, confinata al 91esimo posto, e, peggio, al 98esimo per i giovani. Anche se città splendidamente adagiata sul mare, e strategicamente posizionata tra due costiere che il mondo c’invidia, anche Salerno ha visto assottigliarsi sempre di più quella linea di demarcazione tra il giorno e la notte, quella fase in cui di solito non si odono voci umane e rumori di motori. A mio parere quella linea si è ridotta ad una o massimo due ore. Qui lo stand-by, la pausa fino al ritorno alle attività umane parte dalle 3 antimeridiane, per tirare al massimo fino alle 4,30-5 del mattino, quando la giornata si apre con il rumore assordate della macchina che spazzola le strade del centro, e. con i “mattutini” di Salerno Pulita, già alle 5, a “divertirsi” trascinando i carrelli dei rifiuti sul selciato dell’arredo urbano. E poi il vociare, soprattutto femminile, con urla, richiami e schiamazzi. Si immagini con quali effetti nel caldo soffocante di queste notti.
Fino a qualche tempo fa le campane. Ora il fragore dei vuoti di vetro dei bar rovesciati nei furgoncini della raccolta
Il frastuono ti assalta di sorpresa mentre addenti una forchettata di maccheroni. Ad ora di pranzo. Con i precedenti sindaci e fino a De Luca, la raccolta del vetro avveniva attraverso i cassonetti o, ultime, le campane, come nella maggior parte delle città italiane. Secondo noi la soluzione acusticamente meno invasiva. Poi, l’ultima giunta ha pensato bene di superare le vecchie campane per il vetro, sostituendole con la raccolta negozio per negozio, e con il rovesciamento di contenitori pieni di bottiglie di bar e ristoranti. Un sistema di conferimento volgare ed incivile, un fragore che si ripete ad ogni bar o ristorante, cioè ogni 20-30 metri, ed anche meno, dopo il decreto Bersani 2 sulla liberalizzazione degli esercizi commerciali di ristoro. I vuoti a perdere non più depositati nelle campane di vetro come una volta, ma letteralmente rovesciati dall’alto nel furgone. Un’autetica inciviltà, una produzione di rumori molesti senza necessità, una violazione delle norme sul limite consentito dei decibel e sul disturbo alle attività lavorative, o della sospensione dei rumori molesti che gli stessi Comuni, ed anche Salerno, impongono dalle 13,30 alle 15,30. Insomma, un Comune che commette infrazione contro se stesso.
E poi le trombe dei bus e le tirate delle moto con gli scarichi aperti per le strade della città
Si è fortunati se alle 6 del mattino il conducente non fa il solito uso gratuito delle trombe. Gli autisti Sita Sud e Busitalia in genere sono esperti ed attenti. Ma sull’uso del segnalatore acustico parecchi di loro, come buona parte degli automobilisti, sono ignoranti ed arroganti. Abusano della segnalazione acustica, perché ignorano l’art. 156 del nuovo codice della strada, che recita: “Il segnale acustico deve essere usato con la massima moderazione e solamente ai fini della sicurezza stradale. La segnalazione deve avvenire in pochi secondi e non prolungati. L’uso è consentito fuori dai centri abitati ogni qualvolta le condizioni del traffico o ambientali lo richiedono, durante le manovre di sorpasso, per evitare incidenti”… etc. Nei centri abitati invece è vietato, salvo in casi di reale pericolo. Salutare un amico, sollecitare l’automobilista fermo al semaforo, affrettare un ciclista, sono tutte circostanze in cui non vi è rischio alla sicurezza stradale, pertanto non è richiesto l’utilizzo del clacson. Ma molti di loro lo ignorano, e l’azienda farebbe bene a richiamarli periodicamente agli aggiornamenti necessari. Infine le tirate dei centauri sulle grosse moto. Amano farle ai semafori del corso Garibaldi e, se non c’è adeguato pattugliamento notturno, anche al Lungomare. Si vedono pattuglie delle forze dell’ordine fermare le auto per controllare cinture, patente e libretto, ma nessuna che blocca e sequestra questi mezzi cui i centauri disabilitano i cosiddetti DbKiller di cui sono dotati alla vendita. Polizia Municipale e forze dell’ordine sono muniti di strumenti per rilevare il superamento dei decibel e le manomissioni agli scarichi? Sarebbe utile che Prefetto, Questore, Sindaco e Comandante della Polizia Municipale dessero una sveglia generale. Modificando anche il giallo-rosse-verde dei semafori lì dove non è necessario. Se il pedone passa, come al suo solito, con il rosso, l’automobilista si accanisce sul clacson. E’ questa la Salerno che vogliamo? La verità è che questa città è tecnologicamente ferma a 30 anni fa. Chi non è sordo o non vuol sentire per fare passi avanti per cambiare e migliorare, allora è bene che se ne torni a casa.





