di Antonio Manzo
E’ un capitolo salernitano del Nuovo Millennio, il fenomeno dell’amichettismo: si mutua così un neologismo creato dal fervido scrittore siciliano Fulvio Abbate ed entrato a pieno titolo tra i nuovi neologismi nell’autorevole dizionario della Treccani. Amichettismo fu diffuso in una delle frasi polemiche della presidente Giorgia Meloni ma, poi, analizzando bene il neologismo non é di destra, né di sinistra, tanto per arare subito lo sconnesso terreno politico e percorrere quello più piano ed agevole terreno accademico. L’ amichettismo salernitano è tutto nell’università di Salerno dove, da poche ore, circolano due cartelle, rigorosamente composte con un file Excel di nomi e cognomi, cattedre, motivi delle nomine. La fonte, rigorosamente garantista, te la esibisce con decine di casi di ricorrenti parentele che non sarebbe giusto pubblicizzare senza che queste assumano la veste pubblica di persone indagate, qualora vi fosse ancora un magistrato a Fisciano e non a Berlino. Quello che ti premettono è che non bisogna meravigliarsi perché all’università di Salerno non avviene più di quanto non accada per altri atenei in Italia, se nell’Italia del fan tutti così può essere rilassante e per nulla riprovevole. Ma se tra tutte le università, le maggiori, sono state coinvolte in uno scandalo nazionale sui concorsi e le nomine pilotate, Salerno fa scuola con l’utilizzo degli stessi metodi che portò l’università di Firenze e di Messina in una inchiesta penale per il fenomeno del nepotismo: non c’è bisogno di ricordare il messinese del record che sistemò tra parenti vari, figli e nipoti ben otto persone come un qualsiasi collocamento guidato dal munifico ufficio personale. A Salerno c’è un lungo elenco di ben trentadue nomi e cognomi di docenti (ricercatori, associati ordinari e personale amministrativo) tutti anagraficamente padri e figlio, sorelle e fratelli, ex coniugi, con incarichi stratificati in vari dipartimenti. Una luce sinistra su tutto il mondo accademico che qui, ti assicura la fonte, non verrà mai alla luce perché il sistema vanterebbe copertura tali del mondo giudiziario napoletano perché si possa smascherare la cosiddetta “abilitazione alle coppie”, con uno scambio di favori tra baroni universitari che non lascia scampo a chi è “fuori dal giro”.
“Ma come fai a non metterlo dentro, come fai?”, commentarono a telefono i “baroni” di Firenze nelle intercettazioni della procura. Chi ha lasciato l’Italia e Salerno si è divertito a prendere in esame i casi di nepotismo nelle università italiane con un lavoro commissionato dall’Università di Chicago.
Il fenomeno- emerge dall’inchiesta- è tutto concentrato nelle Università del Sud, a partire da Catania e Messina. A Salerno “cognomi” ricorrenti tra i docenti ma qui ancora non c’è un Philiph Laroma, divenuto poi una star nel web, che a Firenze denunciò il nepotismo in ateneo
Qui, l’amichettismo di Salerno è “queer”. Per questo motivo non può essere di destra. L’amichetto viene adottato da persona che diventa un adottando. C’è solo materiale nuovo per la fantasia e la scrittura Fulvio Abbate che parteciperà al Premio Strega tra le contestazioni iniziali di una difficile inclusione tra i titoli in gara.