di Andrea Pellegrino
Ad ottobre la «Rimborsopoli» cavese approderà davanti al Gup del tribunale di Nocera Inferiore che dovrà stabilire il rinvio a giudizio o meno dei coinvolti nella vicenda. Il tutto mentre si muove la Corte dei Conti che ha fissato la prima udienza del giudizio per il giorno 21 aprile 2016. La citazione da parte della Corte dei Conti sarebbe arrivata pochi giorni fa a Palazzo di Città. In questo filone non sono coinvolti tutti gli amministratori chiamati in causa dalla Procura penale, bensì i citati sono solo quattro: gli ex presidenti del consiglio comunale Antonio Barbuti e Lucio Panza e gli ex dirigenti comunali Nobile Montefusco e Claudio De Giacomo che dovranno comparire davanti alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania. Escluso dal giudizio invece Maurizio Durante, oggi capo del cerimoniale e dirigente comunale a Salerno. La Corte dei Conti, in particolare ipotizza una danno di 37mila euro circa per Lucio Panza; di 51mila euro per Antonio Barbuti; di 36mila euro per Nobile Montefusco e di 15mila euro per Claudio De Giacomo. Già in precedenza, la procura contabile con un provvedimento cautelare aveva congelato i beni degli ex presidenti e dirigenti individuati come possibili responsabili della «Rimborsopoli» metelliana. Ora spetterà, non senza imbarazzo, al Comune di Cava de’ Tirreni, ed in particolare alla nuova amministrazione comunale a guida Enzo Servalli, definire una eventuale costituzione in giudizio o meno dell’Ente comunale. Tra i casi più eclatanti evidenziati della Corte dei Conti rispetto all’utilizzo dei fondi comunali utilizzati per il funzionamento dei gruppi consiliari, c’è l’acquisto di telefonini, tra cui Iphone e blackberry e tablet. Nonché computer, fax e fotocopiatrici. Tra le fatture contestate c’è anche quella di 998 euro in favore dell’attuale sindaco, all’epoca consigliere comunale del Pd, Vincenzo Servalli. Tra i casi più eclatanti evidenziati dalla Corte dei Conti quello dell’ex consigliere comunale di Rifondazione Comunali Michele Mazzeo, per il quale i giudici contabili scrivono: «Altrettanto clamoroso apre il pagamento, con soldi originariamente destinati al funzionamento del gruppo consiliare “Rifondazione comunista” del servizio fotografico svolto dalla ditta Ursini, essendo stato acclarato il suo svolgimento in occasione del matrimonio della figlia di Mazzeo, avvenuto in data 31 luglio 2009». «Vicenda – proseguono – sulla quale si tralascia ogni ulteriore commento».