Riforniva le piazze di spaccio di Salerno, in manette Vicinanza - Le Cronache
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Riforniva le piazze di spaccio di Salerno, in manette Vicinanza

Riforniva le piazze di spaccio di Salerno, in manette Vicinanza

di Pina Ferro

Il suo ruolo era quello di intermediario negli acquisti e nelle successive cessioni di stupefacenti che veniva rivenduto presso le piazze di spaccio di Salerno e provincia. Marco Vicinanza, detto Jeff, 40 anni residente a Salerno, ieri mattina, è finito in manette insieme ad altre 23 persone (18 in carcere e 6 ai domiciliari) nel corso dell’operazione posta in essere dalla Guiardia di finanza e coordinata dalla Procura di Napoli. Per Vicinanza si sono aperte le porte del carcere. Le misure cautelari sono state eseguite tra Roma, Salerno, Caserta e Latina. Fra i principali esponenti dell’organizzazione vi è Ciro Capasso, narcotrafficante il cui nome era già emerso in altre inchieste e considerato vicino agli “scissionisti” del quartiere di Secondigliano, nonché tra i componenti dell’ala “economica” del clan Contini, e comunque in contatto con altri gruppi di criminalitò organizzata napoletani per i quali opera da tempo come broker di sostanze stupefacenti. La donna che ha una relazione sentimentale con lui, pure tra i destinatari dei provvedimenti, ritenuta organica al gruppo di commercianti che Salvatore Botta utilizzava per riciclare parte dei proventi illeciti del clan, si accollò per lui buona parte di un debito, pari a circa 1 milione di euro, che Capasso aveva maturato nei confronti di alcune cosche dopo il sequestro nel 2007 di un ingente di carico di droga da parte delle forze dell’ordine, riuscendo fra l’altro a ottenere una dilazione di pagamento in favore del clan in rate mensili da 30mila euro ciascuna. Capasso, tornato in libertà, è riuscito a superare la sua grave crisi finanziaria e ha ripreso a pieno regime la sua attività di narcotrafficante, investendo parte dei suoi guadagni nel settore della ristorazione. Proprio all’interno di uno dei locali in gestione, la trattoria-gourmet Tufo’ di via Posillipo, si sono tenute alcune riunioni tra lui, il figlio Antonio e altri membri della banda per concordare le modalità di acquisto di considerevoli quantitativi di cocaina. A uno di questi incontri era presente Rosario Lumia il quale, dopo qualche giorno, il 16 maggio 2018, e’ stato arrestato per aver nascosto nell’abitacolo della sua vettura oltre 33 chili di cocaina. Oltre al sequestro dello stupefacente, le successive perquisizioni eseguite presso la sua abitazione nel quartiere Posillipo di Napoli hanno consentito di sequestrare 217mila euro in contanti, 14mila dollari statunitensi e 3 orologi di lusso (2 Rolex e un Hublot) del valore complessivo di circa 20mila euro; probabilmente l’uomo custodiva per conto del gruppo il denaro frutto di una vendita di droga che sarebbe stato reinvesto nell’acquisto di una nuova partita. A luglio, poi, i finanzieri in un appartamento a Casalnuovo, nel Napoletano, hanno sequestrato 10,750 chili di cocaina arrestando lo stesso Capasso, Carmine Pandolfi, Antonio Grimaldi e Antonio Russo, tutti impegnati a definire la spartizione del carico. La droga sequestrata, il cui valore di mercato al dettaglio si aggira intorno a 10 milioni di euro, era destinata ad alimentare diverse piazze di spaccio non solo della città di Napoli, ma anche delle province di Salerno e Caserta. Infine, 6 tra i nuclei familiari di persone colpiti dai provvedimenti cautelari personali (compreso quello dei Capasso) sono risultati beneficiari di reddito di cittadinanza; le relative posizioni sono state segnalate all’Inps per i provvedimenti del caso.

nza marco