Grande partecipazione ed emozione al concerto finale della masterclass tenuta presso il liceo musicale di Sapri dal concertista e didatta svizzero
Di OLGA CHIEFFI
Oltre sessanta allievi provenienti da tutt’Italia hanno partecipato alla masterclass tenuta dal flautista svizzero Peter-Lukas Graf presso il Liceo Musicale “C.Pisacane” di Sapri, che ha salutato un ottimo concorso di pubblico nell’esibizione finale dei tredici stagisti effettivi, ospiti dell’Associazione “A.Vivaldi”. Dopo il saluto del coro di flauti formato dagli allievi delle diverse scuole primarie e secondarie ad indirizzo musicale del Cilento, diretto da Franco Vigorito, una severa dimostrazione di quanto il flauto possa essere difficile da intonare e diventare una continua e raffinata recherche per adattare la propria “voce” ad ogni pagina, allo scopo di salvaguardarne la bellezza. Tra le emozioni degli allievi e ancor di più dei loro maestri, riuniti dal padrone di casa, Antonio Marotta, gli allievi effettivi hanno proposto il brano che hanno sottoposto alla visione di Peter Graf: Nicolò e Angela Zumpano, Laura Lianza, Marco Petraglia, MariaSara Merola, Delia Fornaro, Maria La Neve, Lorenzo Cavaliere, Maria Silvana Chiaramonte, Jesus Ruiz Fernandes, Michele Fiore, Itziar Calvo e Federica Milone. Ne sono venuti fuori nel concerto finale, ben supportate dal pianista Carlo Gargiulo, delle pregnanti proposte bachiane, in cui negli anni l’impostazione grafiana porterà i giovani flautisti al raggiungimento di un timbro cangiante e limpido, atto a sottolineare certosinamente le miniature espressive dell’autore, ovvero la componente sapienziale e l’astrale magistero contrappuntistico, unitamente alla scrittura ritmica e il decoro degli abbellimenti, spunti millimetrici e raffinati di vari guizzi stilistici dell’universo della grande famiglia tedesca, unitamente alla performance che ha chiuso l’esibizione, affidata a Michele Fiore, che si è cimentato con il Franz Schubert delle sette Variazioni per flauto e pianoforte sul tema il Lied numero diciotto della raccolta “Die schöne Müllerin”, “Trockne Blumen”, un unicum queste Variazioni op. post. 160, D.802: il capolavoro. Michele Fiore e Carlo Gargiulo ne hanno offerto un’esecuzione in perfetto equilibrio tra rigore ed emozione, con il pianista dalla analitica musicalità a supportare il bel vibrato scorrevole del flauto, l’intonazione immacolata e l’articolazione giusta per rendere questa pagina di vera e propria stupefazione lirica. Dopo la festa della distribuzione degli attestati, da conservare gelosamente nella cartellina “titoli”, e le fotografie di rito con uno dei “flute-papa” del jet set internazionale, il momento tanto atteso, in cui Peter Lukas Graf si è generosamente concesso a qualche riflessione sui cambiamenti del mondo musicale e flautistico. Graf si racconta e ci racconta di quando sbarcò in Italia negli anni ’50, quando non si poteva affatto definire una scuola, quella italiana, dominata come era dal flauto d’oro di Severino Gazzelloni, ma era, invece, già ben caratterizzata la scuola francese da cui lui proviene, pupillo di André Jaunet, allievo di Marcel Moyse e Roger Cortet, primo premio del Conservatorio di Parigi flauto nel 1949, unitamente ad una scuola tedesca e anche al magistero inglese. Al tempo i solisti erano tutti ben riconoscibili, al primo suono, e i partecipanti ai massimi concorsi non erano tantissimi come oggi, tanto da dover attivare pre-selezioni audio, e c’erano fasce distinte di merito, anche i “cani”. “Oggi – ha continuato Graf – il livello è medio-alto, flautisti inascoltabili non ce ne sono più, anche le scuole musicali sono globalizzate, strumenti ed esecutori guardano tutti al modello francese, tecnica stratosferica, ma è veramente difficile distinguere ad occhi chiusi una flute-star da un’altra. Applaudiamo Davide Formisano che è di stanza alla Musikhochschule di Stoccarda o Paolo Taballione Primo Flauto Solista della “Bayerische Staatsoper” di Monaco di Baviera, ma le schiere si rinnovano di continuo anche grazie all’onda orientale che esporta in Europa studenti eccezionali, purtroppo con l’occhio rivolto quasi esclusivamente alla tecnica”. “Così però si rischia di creare solo dei superprestidigitatori. Qual è il primo consiglio che dà ad un giovanissimo?” “Ma di curare il suono, naturalmente. Senza suono non esiste nulla. Si può sulle prime guardare ad un modello, poi, bisogna ricercare il proprio suono”. “E circa le interpretazioni? Tutti conoscono la sua analisi delle sonate bachiane e del barocco tutto, il suo meraviglioso Mozart”. “Si, certo, bisogna essere consapevoli di ciò che si suona. Le assicuro che le pagine di un Bach, di un Telemann, di un Vivaldi, senza una guida attenta non possono essere eseguite dignitosamente, al di là di ogni dote naturale, mentre ad esempio, la sequenza di Luciano Berio, con le sue indicazioni quasi nota per nota, ne consiglierei l’esecuzione anche ad un musicista non ancora rifinito”. “Il web ha cambiato il mondo musicale, lo studio?” “ Si, moltissimo. Per chi usa con coscienza il computer è un bene, ma per i ragazzi è un mezzo troppo attraente, distoglie dallo studio vero. Aggiungo, infine che questa è una società “troppo veloce” e la musica e tutte le arti hanno bisogno di tempo, di un tempo infinito”.